Qualche utente “fanatico” del mondo Linux considera ZorinOS la pecora nera perché rispetto ad altre distribuzioni di Linux (che sono open source) possiede una versione a pagamento; ebbene il fatto che un software abbia una licenza libera non vuol dire assolutamente che sia (o che deva essere) gratuito.
Cosa vuol dire intanto “Open Source”
In italiano “Open Source” vuol dire semplicemente “sorgente aperta”, ciò significa che se io scarico il software X, sono libero di poterlo modificare a mio piacimento (previe, ovviamente competenze nell’ambito della programmazione).
Gli sviluppatori per vari motivi, vuoi per arginare la pirateria, vuoi che siano per la filosofia del software libero, vuoi perché così è più facile risolvere i bug sul momento (del resto, uno dei vantaggi di accesso rapido al codice sorgente è proprio questo), decidono di mettere il loro software open source; ma questo non vuol dire assolutamente sia gratuito, perlomeno non necessariamente.
Si può quindi definire open source tutti quei programmi informatici il cui codice sorgente è reso disponibile al pubblico e può essere utilizzato, studiato, modificato e distribuito liberamente; l’elemento chiave qui è la trasparenza del codice sorgente e la possibilità per gli sviluppatori di accedervi e apportare modifiche.
Molti progetti open source sono effettivamente gratuiti, ma ciò non è un requisito univoco per tutti.
Alcuni esempi concreti più o meno noti
Come detto poco fa ZorinOS, sebbene abbia una versione che è sia gratuita che a “sorgente aperta”, possiede anche la versione “pro” che è pagamento, che aggiunge qualche funzione in più rispetto alla versione “Core”.
Un altro esempio potrebbe essere WordPress, una nota piattaforma per fare il proprio sito web o blog, anche qui, il codice sorgente è disponibile a tutti, ma i servizi completi per questa piattaforma sono, di fatto a pagamento.
Un altro esempio può essere VirtualBox che è un software di virtualizzazione open source che consente di eseguire macchine virtuali su un computer host; tuttavia Oracle fornisce una versione gratuita di VirtualBox, ma offre anche il servizio Oracle VM VirtualBox Enterprise Subscription che include supporto tecnico avanzato.
A tutto questo si potrebbero fare davvero mille esempi, perché spesso la versione Open Source è una sorta di “versione base” di programmi che, a pagamento, sono molto più completi e complessi.
Da dove deriva questo “astio” verso l’open source non gratuito
Quando le persone si abituano ad avere qualcosa di gratuito, e che come nel caso dell’Open Source è pure di una discreta qualità (come può essere il caso di LibreOffice che ha veramente poco da invidiare alla controparte Microsoft a pagamento), iniziano a dirsi “ma come? Ora si paga? Ma è stato gratis fino ad oggi!“.
A questo si aggiunge anche il fatto che (almeno nel nostro paese), molte cose sono state gratuite a livello intrattenitivo, radio e televisione su tutti, l’aggiunta negli anni della pirateria, ha creato l’idea che qualsiasi cosa sia dietro ad uno schermo sia un diritto.
Il software open source non si finanzia da solo
Quello a cui pochi pensano è che il software libero è questo: come si finanzia?
Come potrai già immaginare alcune di queste aziende produttrici di questi software si finanziano grazie ad abbonamenti (vedi WordPress), alcuni tramite le versioni a pagamento complete (come ZorinOS) e altri ancora tramite donazioni (è il caso di LibreOffice)
Alcuni progetti open source, spesso, sono sponsorizzati da aziende o organizzazioni che vedono valore nel progetto e forniscono finanziamenti diretti; questi sponsor possono contribuire con risorse finanziarie, hardware o tempo degli sviluppatori.
Altre aziende offrono una versione gratuita e open source del loro software, ma forniscono anche una versione a pagamento con funzionalità avanzate o supporto premium; questo modello di business dualistico permette di finanziare lo sviluppo del software attraverso le vendite della versione a pagamento.
In conclusione
Bello poter usufruire di software libero e gratuito, ma come hai visto che non sempre il software open source è per forza gratuito, molto spesso il prezzo da pagare c’è, anche se non monetario.