Ologrammi? A quanto pare sempre meno fantascienza!
Una nuova ricerca dell’Università di St Andrews (Scozia) promette di rivoluzionare il modo in cui interagiremo con i dispositivi del futuro, dal gaming alla realtà aumentata, passando per comunicazione e intrattenimento.

Pubblicato sulla rivista Light: Science and Applications, lo studio vede protagonisti i ricercatori della School of Physics and Astronomy, che hanno combinato due tecnologie molto diverse: ma potenzialmente esplosive insieme: gli OLED e le metasuperfici olografiche.
Ologrammi: non più solo roba da Star Wars
Fino a oggi, generare ologrammi richiedeva l’uso di laser e apparecchiature complesse, rendendo l’intera tecnologia troppo ingombrante e costosa per un uso consumer, ma i ricercatori di St Andrews hanno trovato un’alternativa molto più compatta: unendo le proprietà degli OLED (Organic Light Emitting Diodes) con quelle delle metasuperfici olografiche (Holographic Metasurfaces, o HM), sono riusciti a creare un dispositivo olografico piatto, sottile e (potenzialmente) molto più economico da produrre.
E no, non si tratta di un concept astratto: parliamo di proiezione olografica vera e propria, ottenuta da un singolo pixel OLED.
Ma cosa sono queste metasuperfici?
Una metasuperficie è una struttura microscopica composta da “meta-atomi”, elementi minuscoli (più piccoli del diametro di un capello umano!) progettati per manipolare le proprietà della luce; come direzione, fase o polarizzazione. In parole povere: riescono a plasmare la luce a livello quasi “magico”, creando pattern precisi come quelli di un ologramma.

Combinandoli con un OLED (già usato oggi per schermi TV, smartphone e dispositivi wearable) si ottiene un sistema che può modulare la luce in uscita pixel per pixel, generando immagini tridimensionali visibili nello spazio.
Perché è una svolta anche per la tecnologia consumer?
Secondo il professor Graham Turnbull, uno degli autori dello studio: “Normalmente servono migliaia di pixel OLED per creare un’immagine. Con questo approccio, basta un singolo pixel per proiettare un’immagine olografica completa.”
In pratica, si apre la possibilità di costruire display olografici miniaturizzati, leggeri, adatti anche a dispositivi portatili o indossabili. Altro che visori VR pesanti!
E non finisce qui: il sistema potrebbe essere applicato anche a realtà aumentata, proiezioni 3D, interfacce immersive o persino dispositivi medici, dove le dimensioni e la precisione contano tantissimo.
Gli OLED, oltre i display
Ricordiamo che gli OLED non sono solo “schermi belli da vedere”: sono anche sorgenti luminose piatte, molto efficienti e già utilizzate in settori come:
- Comunicazioni ottiche wireless
- Sensori biofotonici
- Dispositivi indossabili di nuova generazione

Integrare le metasuperfici in questo contesto significa rendere la luce ancora più “programmabile”. Una vera e propria rivoluzione, parola di Andrea Di Falco, professore di nanofotonica e coautore della ricerca: “Le metasuperfici olografiche sono tra le piattaforme più versatili per il controllo della luce. Con questo lavoro, abbiamo rimosso uno degli ostacoli principali alla loro adozione su larga scala.”
E nel mondo dei videogiochi?
Beh, immagina una console portatile capace di proiettare un HUD olografico direttamente davanti a voi, o un visore VR ultra-leggero che sfrutta OLED e metasuperfici per creare ambienti virtuali in 3D senza schermo fisico; o perché no: ologrammi di NPC che ti parlano in tempo reale, come nei film sci-fi. Non siamo più così lontani.
In sintesi
Questa ricerca potrebbe rappresentare un nuovo standard per il design dei display del futuro, e non solo nel settore consumer e i primi prototipi sono ancora in ambito accademico, ma il potenziale è enorme; e se tutto va come sembra… prepariamoci a dire addio agli schermi così come li conosciamo.