Una squadra di ricercatori del Regno Unito e degli Stati Uniti ha scoperto che una malata di cancro potrebbe aver messo in remissione il suo cancro assumendo olio di cannabis e funghi psichedelici oltre a ricevere un ciclo standard di chemioterapia. Il team di ricerca ha descritto lo studio delle circostanze che hanno interessato la paziente e le possibili ramificazioni delle sue esperienze.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Drug Science, Policy and Law.
Olio di cannabis e funghi psichedelici possono integrare con successo la chemioterapia?
Nel 2018, a una donna di 49 anni è stato diagnosticato un cancro al seno in stadio IV , che aveva metastatizzato ai suoi linfonodi, fegato e parti delle sue ossa. La sua prognosi era purtroppo infausta. La paziente è stata immediatamente sottoposta a un ciclo di chemioterapia, oltre ad iniziare a ingerire sia l’olio di cannabis che la psilocibina, un alcaloide allucinogeno che si trova in alcuni funghi. Quest’ultimo le è stato somministrato tramite un terapista esperto.
La donna ha continuato i trattamenti ed è stata testata diversi mesi dopo, nel gennaio del 2019. A quel tempo, i suoi medici hanno scoperto che tutti i suoi tumori erano scomparsi. A quel punto la chemioterapia è stata interrotta. La donna ha continuato a prendere l’olio di cannabis e la psilocibina sperando di evitare il ripetersi dei tumori. Successivamente, ha effettuato i test nel settembre dello stesso anno e ha scoperto che non c’erano ancora prove di cancro. A quel punto, ha scelto di ridurre la quantità di olio di cannabis che stava assumendo di circa la metà e di interrompere del tutto l’assunzione di psilocibina.
Purtroppo i test nel giugno del 2020 hanno mostrato che il cancro era tornato. La paziente ha quindi ricominciato a ricevere la chemioterapia e ha anche iniziato il suo regime di olio di cannabis e psilocibina. Entro ottobre 2021, i tumori erano stati “stabilizzati”. Ed è qui che finiscono i dettagli. Non è noto se abbia eliminato ancora una volta i suoi tumori o se le cose siano peggiorate.
La squadra di scienziati ha specificato che si è trattato di un caso di studio e quindi non si può affermare nulla sui benefici dell’olio di cannabis e della psilocibina nel trattamento del cancro. I ricercatori hanno suggerito, tuttavia, l’importanza di effettuare ulteriori ricerche per scoprire se tali farmaci potrebbero essere utili nel trattamento di alcuni pazienti, e se è così, per scoprire come funzionano.
Il 24 gennaio 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato l’esito finale delle sue valutazioni scientifiche su prodotti e sostanze a base di Cannabis sativa, in seguito ad un lungo lavoro di review effettuato dal comitato di esperti dell’OMS sugli usi terapeutici e sugli eventuali danni, arrivando a raccomandare alle Nazioni Unite di riclassificare la cannabis.
Giuseppe Cannazza, uno dei 5 consulenti scientifici a livello mondiale dell’OMS, ha dichiarato: “La segreteria dell’Expert Commette of Drug Dependence (Ecdd) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha selezionato cinque esperti per la scrittura dei reports riguardanti la letteratura scientifica della cannabis e suoi estratti e del tetraidrocannabinolo e suoi isomeri. Ciascun esperto si sarebbe dovuto occupare rispettivamente dell’aspetto chimico, farmacologico, tossicologico, clinico e epidemiologico, a seconda del suo campo di ricerca. Insieme a due esperti statunitensi, un canadese e un australiano, per l’aspetto chimico sono stato scelto io“.
“Il lavoro di ricerca bibliografica e la successiva scrittura dei reports è stato alquanto lungo e ha impegnato a tempo pieno per diversi mesi sia me che la mia collaboratrice Dott. Cinzia Citti. mia collaboratrice Dott. Cinzia Citti. Sentivamo una grande responsabilità visto che per la prima volta veniva affrontata una revisione scientifica della cannabis dall’OMS, unico organismo che può raccomandare una variazione delle misure di controllo internazionale sulle sostanze d’abuso. I nostri reports sono stati pubblicati sul sito dell’OMS subito prima della riunione dell’ECDD 40th del 4-8giugno a Ginevra“.
“Quindi sono stato nominato “adviser” e invitato a partecipare al meeting dell’ECDD per riportare e spiegare le mie ricerche sulla letteratura in ambito chimico della cannabis al comitato di esperti che avrebbe dovuto decidere se mantenere o cambiare lo stato di controllo internazionale della cannabis e suoi derivati“.
“Un’esperienza estremamente interessante che mi ha permesso di conoscere i meccanismi internazionali di valutazione sia della pericolosità d’abuso delle sostanze ma anche dell’importanza della loro disponibilità a fini medici. In questa occasione ho conosciuto anche i rappresentanti degli altri organi delle UN di controllo delle sostanze stupefacenti come l’International Narcotic Control Board (INCB) e l’United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC)“.
“Nel successivo ECDD 41th meeting tenuto a novembre 2018 gli esperti hanno quindi espresso le loro raccomandazioni pubblicate i primi di febbraio 2019 sempre in una lettera del Direttore Generale dell’OMS al Segretario Generale dell’UN. Le raccomandazioni sono state considerate da molti rivoluzionarie: per la prima volta veniva riconosciuto il valore medico della cannabis”.
“Infatti l’OMS raccomanda di eliminare la cannabis dalla tabella IV della Single Convention del 1961 dove sono incluse quelle sostanze come l’eroina con un forte rischio d’abuso e con scarso se non nullo valore medico. L’appartenenza di una sostanza alla Tabella IV comporta un obbligo da parte dei singoli Stati ad uno stretto controllo nella produzione e commercio della sostanza stessa rendendone così difficile sia l’accesso per scopi medici che di ricerca. La raccomandazione dell’OMS è invece quella di inserire la cannabis nella sola tabella I“.
“Cosa vuol dire? Nella tabella I sono inserite sostanze come la morfina, quindi con un controllo molto stringente della sua produzione e commercio, ma permettendone una facile disponibilità per scopi medici e di ricerca. Questa raccomandazione è in linea con il riconoscimento delle proprietà mediche della cannabis che, anche se controllata per evitare un suo impiego a scopo ricreativo, permette un suo facile accesso ai pazienti bisognosi“.
“Sempre con lo stesso spirito, è stato raccomandato che preparati medici a base di cannabis (es. il sativex) fossero inseriti in tabella III con misure di controllo minime. L’accesso a tali preparati di cannabis sarà estremamente facilitato a scopi medici facilitando sia la prescrizione da parte dei medici che l’acquisto da parte dei pazienti“.
“È però da sottolineare che queste raccomandazioni non hanno ancora valore giuridico fino a quando non verranno votate dalla Commission of Narcotic Drug (CND) delle UN. La votazione si sarebbe dovuta svolgere al 62nd CND meeting svoltosi lo scorso 18-22 marzo ma tutto è stato rimandato sine die per il troppo poco tempo trascorso tra le raccomandazioni e la loro notifica ai singoli Stati“.
“Vista la grande portata che l’adozione delle raccomandazioni dell’OMS potrebbe comportare con mutamenti sia economici che politici, i singoli Stati hanno espresso la necessità di valutare attentamente le implicazioni di tali raccomandazioni. Quindi durante il 62nd CND meeting è stato votato di rimandare la decisione sull’adozione delle raccomandazioni dell’OMS sulla cannabis ai prossimi meeting. Probabilmente tale votazione avverrà il prossimo marzo 2020 durante il 63nd CND meeting. Se la votazione dei 53 Stati con diritto di voto sarà favorevole allora si avranno gli effetti auspicati delle raccomandazioni dell’OMS sulla cannabis“.
“Gli interessi economici su specialità medicinali a base di cannabis sono enormi e a mio avviso indipendenti dal processo di revisione della cannabis. Il Sativex è una specialità medicinale già in commercio in Europa e l’Epidiolex lo sarà presto. Penso che la strada più semplice per avere la disponibilità di un olio di cannabis standardizzato sia quella di un “galenico officinale” piuttosto che di una <<specialità medicinale>>”.
“Se venisse introdotta in una farmacopea di uno Stato membro della UE o meglio nella farmacopea europea, una monografia dell’olio di cannabis con relativa procedura per la sua preparazione, sarebbe semplice per i pazienti accedervi. Infatti i farmacisti potrebbero preparare olio di cannabis standardizzato e conservarlo in farmacia. Il paziente con ricetta medica avrebbe subito il suo olio“.
“Ora l’olio può essere prescritto come “galenico magistrale” cioè il farmacista lo può preparare soltanto dopo aver ricevuto la ricetta medica e singolarmente: una ricetta una preparazione, due ricette due preparazioni ecc. Questa procedura comporta tempi più lunghi, maggior lavoro per il farmacista che si traduce in prezzi più alti per il paziente e ancora più importante una variabilità nella composizione finale dell’olio mancando una procedura standardizzata“.
“Al contrario l’inserimento di una monografia “OLIO DI CANNABIS” nella farmacopea riportante una procedura per la sua preparazione e controllo permetterebbe la disponibilità di una preparazione standardizzata dove i medici conoscerebbero cosa stanno prescrivendo e i pazienti cosa stanno assumendo. e i pazienti cosa stanno assumendo. Se il medico mi prescrive una tachipirina 500 è ben conscio che sta prescrivendo 500mg di paracetamolo e io sono ben conscio di assumerli“.
“Anche se il Ministero della Salute ha, a mio avviso, giustamente imposto l’analisi dei cannabinoidi in ciascuna preparazione galenica a base di olio di cannabis, attualmente a seconda delle modalità di preparazione la composizione dell’olio è estremamente variabile. Il medico non conosce esattamente cosa prescrive e il paziente non conosce cosa esattamente assume. Tutto questo sarebbe facilmente risolvibile con l’introduzione della monografia nella farmacopea“.