Alcune forme di tumore al seno possono purtroppo avere una ricaduta, la c.d recidiva. Un farmaco, l’Olaparib, secondo una recente ricerca, sarebbe in grado di ridurne l’incidenza, d’avere una malattia invasiva o l’insorgenza di nuovi tumori o morte del 42%.
Lo studio è stato pubblicato sul New England Journal of medicine.
Olaparib:ecco i benefici della terapia farmacologica
È stato grazie val progetto OlympiA presentato in una delle sessioni principali del congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), che si è potuto ottenere questo importante traguardo: ” Le sue conclusioni indicano con chiarezza l’importanza di sottoporre al test genetico per le mutazioni BRCA le pazienti con una diagnosi di carcinoma mammario ai primi stadi ma ad alto rischio di recidiva perché i suoi esiti possono avere un impatto decisivo sulla scelta delle cure da intraprendere, inserendo un medicinale PARP inibitore nel trattamento” ha sottolineato Lori J Pierce, presidente di Asco.
OlympiA comprende uno studio multicentrico di fase tre, l’ultima prima dell’autorizzazione di una nuova terapia, che ha coinvolto 1836 donne con carcinoma mammario ad alto rischio, HER2-negativo, e mutazioni ereditarie dei geni BRCA1 e BRCA2 con l’obiettivo di sperimentare l’efficacia e la sicurezza di olaparib in compresse rispetto al placebo.
Ai soggetti coinvolti nella ricerca è stata somministrata l’attuale terapia standard (chirurgia e chemioterapia, prima o dopo l’intervento, con l’eventuale aggiunta di radioterapia quando necessaria) e sono state suddivisi in due gruppi: uno ha ricevuto anche olaparib per un anno, l’altro placebo. I risultati hanno evidenziato che dopo tre anni dalla fine delle cure, l’85,9% delle pazienti trattate con farmaco in più, sono in vita e libere da tumore mammario invasivo e da altri tumori contro il 77,1% nel gruppo placebo.
Olaparib è anche risultato utile per un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente importante nella sopravvivenza libera da malattia a distanza e ridotto il rischio di recidiva a distanza o di morte del 43%. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, si sono verificati: nausea (57%), affaticamento (40%), anemia (23%), vomito (23%) e circa il 10% dei soggetti trattati con il farmaco in aggiunta ha interrotto precocemente il trattamento a causa degli effetti collaterali stessi.
Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Senologia dell’Istituto Tumori Pascale di Napoli e principale autore dello studio OlympiA, ha dichiarato: “«In presenza di una mutazione BRCA, il tumore della mammella tende a manifestarsi in una popolazione più giovane rispetto all’età media di diagnosi. Nonostante i progressi della ricerca, il rischio di recidiva, anche in un presenza di diagnosi precoce, è molto alto e sono necessari nuovi approcci terapeutici mirati che possano aiutare a tenere a bada la malattia. Sulla base dei primi risultati presentati al congresso Asco, olaparib ha il potenziale per essere usato in aggiunta a tutti i trattamenti standard iniziali del cancro al seno procurando un addizionale e duraturo beneficio clinico”.
È importante informare chi può essere interessato che Olaparib è già disponibile e approvato in Italia per il trattamento, in presenza della mutazione BRCA, del carcinoma mammario triplo negativo metastatico e del carcinoma ovarico avanzato su più linee di trattamento.
“I risultati dello studio OlympiA rappresentano un potenziale passo avanti per le pazienti con cancro alla mammella precoce e ad alto rischio – conclude Laura Cortesi, responsabile della Struttura di Genetica Oncologica presso il Dipartimento di Oncologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e membro del gruppo di lavoro per la stesura delle raccomandazioni per l’implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma mammario.
“Questi nuovi dati supportano l’importanza del test alla diagnosi per le mutazioni BRCA1 e 2: oltre alla determinazione dello stato del recettore ormonale e dell’espressione della proteina HER2, consentono una migliore presa in carico della paziente e forniscono al contempo un’informazione utile per i suoi familiari». La mutazione, che può essere ereditaria e presente all’interno di un nucleo di consanguinei, è infatti collegata a una maggior probabilità di ammalarsi di cancro a seno, ovaio, prostata e pancreas, motivo per cui il test può essere indicato, in determinati casi, anche a persone sane della famiglia”.
Il cancro al seno è tra i più frequenti in Italia: nel 2020, sono stimati quasi 55mila nuovi casi e la presenza di una mutazione BRCA si rileva in circa il 5% delle pazienti. Oggi è possibile applicare terapie personalizzate, attraverso determinate alterazioni dei geni o proteine individuate nella singola neoplasia, che diventano il target di una terapia individualizzata.
Che differenza c’è con l anastrazolo?
Buonasera Angela, l’olaparib è un inibitore dell’enzima PARP (poli adenosina difosfato-ribosio polimerasi o poli ADP-ribosio polimerasi). L’anastrozolo è un farmaco ormonale, capace di interferire con la produzione o l’azione di determinati ormoni. Saluti