Diverse ricerche hanno dimostrato che gli estrogeni svolgono un ruolo importante nella protezione del cuore delle donne, ma una volta che le donne sono in postmenopausa e i livelli di estrogeni diminuiscono, corrono un rischio maggiore di una serie di malattie e condizioni, tra cui malattie cardiache, obesità e diabete.
Un nuovo studio ha rilevato che la riduzione dell’ERα nelle cellule responsabili della contrazione cardiaca (cardiomiociti) ha portato a una moderata disfunzione cardiaca e a un aumento dei tassi di obesità nei topi femmina, ma non nei topi maschi.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Cardiovascular Research.
Obesità: ecco cosa dice la nuova ricerca
La professoressa Julie McMullen del Baker Heart and Diabetes Institute ha affermato che il team ha identificato un recettore degli ormoni sessuali nel cuore che può regolare l’adiposità (obesità) nelle donne.
“Siamo interessati da tempo a cercare di capire il ruolo di questo recettore degli estrogeni nel cuore, per vedere come fornisce protezione al cuore”, ha detto il professor McMullen.
“Quando abbiamo bloccato questo recettore degli estrogeni, ci aspettavamo di vedere cambiamenti e danni in gran parte al cuore. Ma invece di vedere un fenotipo cardiaco drammatico, quello che abbiamo visto era un fenotipo di adiposità. Quindi, abbiamo osservato che i topi femmina erano più pesanti e avevano più massa grassa, cosa che non ci aspettavamo affatto”.
Anche i geni che sono importanti per la contrattilità del cuore e la funzione metabolica del cuore erano più bassi nel cuore femminile quando l’ERα era ridotto, il che spiega perché anche i cuori femminili dello studio non pompavano.
Il professore associato David Greening, esperto di biologia delle vescicole extracellulari presso la La Trobe University, ha affermato che le particelle, chiamate vescicole extracellulari, che sono state rilasciate dai cuori femminili con ERα ridotto contenevano anche proteine che differivano sia dal gruppo di controllo che dai cuori maschili .
“Abbiamo scoperto che la riduzione dell’ERα nelle cellule del muscolo cardiaco (cardiomiociti) di topi femmina porta a una disregolazione trascrizionale, lipidomica e metabolica nel cuore, insieme alla disregolazione metabolica nel muscolo scheletrico e nel tessuto adiposo “, ha affermato il professore associato Greening.
“Inoltre, le vescicole extracellulari che vengono rilasciate dalle cellule cardiache con ERα ridotto avevano la capacità di riprogrammare le cellule del muscolo scheletrico nella coltura cellulare.
“Questi cambiamenti nei tessuti, nel proteoma delle vescicole extracellulari e nelle cellule muscolari scheletriche riprogrammate hanno alterato il paesaggio e la funzione molecolare delle cellule. Quindi, invece di consumare energia , l’energia viene invece immagazzinata, il che spiega l’aumento dell’adiposità nei topi femmina in assenza di Erα, “, ha detto il professore associato Greening.
Questo importante lavoro ha implicazioni per la prevenzione e il trattamento delle malattie cardiache e metaboliche nelle donne in postmenopausa , ma anche della cardiotossicità nelle donne in premenopausa che ricevono terapie che possono inibire o ridurre l’ERα nel cuore.
“Le donne che hanno farmaci che possono interagire con o inibire questo particolare recettore, comprese alcune chemioterapie, spesso diventano obese”, ha detto il professor McMullen.
“Ora che abbiamo una migliore comprensione dell’ERα, abbiamo maggiori possibilità di identificare le terapie per prevenire il verificarsi dell’obesità”.
Il professore associato Greening ha affermato che questo studio ha dimostrato che ” le vescicole extracellulari – nanovescicole con il loro carico molecolare impacchettato – sono regolatori di segnalazione sistemica che possono viaggiare e avere un impatto su altri organi del corpo, inclusi il tessuto adiposo e il muscolo scheletrico “.
“Le vescicole extracellulari forniscono quindi un nuovo paradigma nella diafonia tra cellule, tessuti e organi in condizioni di salute e malattia”, ha affermato il professore associato Greening.
Secondo l’EpiCentro ISS: “In Italia, nel 2015, più di un terzo della popolazione adulta (35,3%) è in sovrappeso, mentre una persona su dieci è obesa (9,8%); complessivamente, il 45,1% dei soggetti di età ≥18 anni è in eccesso ponderale.
Come negli anni precedenti, le differenze sul territorio confermano un gap Nord-Sud in cui le Regioni meridionali presentano la prevalenza più alta di persone maggiorenni obese (Molise 14,1%, Abruzzo 12,7% e Puglia 12,3%) e in sovrappeso (Basilicata 39,9%, Campania 39,3% e Sicilia 38,7%) rispetto a quelle settentrionali (obese: PA di Bolzano 7,8% e Lombardia 8,7%; sovrappeso: PA di Trento 27,1% e Valle d’Aosta 30,4%).
La percentuale di popolazione in eccesso ponderale cresce all’aumentare dell’età e, in particolare, il sovrappeso passa dal 14% della fascia di età 18-24 anni al 46% tra i 65-74 anni, mentre l’obesità passa, dal 2,3% al 15,3% per le stesse fasce di età. Inoltre, la condizione di eccesso ponderale è più diffusa tra gli uomini rispetto alle donne (sovrappeso: 44% vs 27,3%; obesità: 10,8% vs 9%).
L’obesità infantile: per comprendere meglio la diffusione di quei comportamenti e stili di vita in età giovanile che possono influire sullo sviluppo delle malattie cronico-degenerative, nel 2007 il Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie (Ccm) del ministero della Salute ha promosso e finanziato il sistema di sorveglianza OKkio alla Salute che fornisce dati misurati dello stato ponderale dei bambini delle terze primarie (8-9 anni),delle abitudini alimentari, dell’abitudine all’esercizio fisico, nonché delle iniziative scolastiche favorenti la promozione del movimento e della corretta alimentazione.
Avviato per la prima volta nel 2008, OKkio alla Salute oggi ha alle spalle cinque raccolte dati (2008-2009; 2010; 2012; 2014; 2016), e fa parte anche dell’iniziativa dell’Oms Europa “Childhood Obesity Surveillance Initiative (Cosi)”. Per tutti i dati (nazionali e regionali) raccolti dalla sorveglianza OKkio alla Salute, visita il sito dedicato.
L’obesità in età adulta: il sistema di sorveglianza Passi raccoglie, in continuo e attraverso indagini campionarie, informazioni dalla popolazione italiana adulta (18-69 anni) sugli stili di vita e fattori di rischio comportamentali connessi all’insorgenza delle malattie croniche non trasmissibili e sul grado di conoscenza e adesione ai programmi di intervento che il Paese sta realizzando per la loro prevenzione. Tra i temi indagati ci sono anche quelli legati al sovrappeso e obesità e al consumo di frutta e verdura.
Nell’ambito del Progetto Cuore del Centro nazionale di epidemiologia Cnesps-Iss, viene effettuata periodicamente la misurazione dei fattori di rischio cardiovascolari su campioni di popolazione, attraverso esami fisici standardizzati, rigorosi e accurati.
I dati raccolti nell’ambito dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare (Oec)/Health examination survey (Hes), sono organizzati in modo da descrivere le diverse realtà italiane: si può vedere qual è la distribuzione dei fattori di rischio e la frequenza delle condizioni a rischio a livello nazionale o nelle diverse aree geografiche del Paese (macroaree e Regioni) o per gruppi di popolazione (popolazione anziana, donne in menopausa e migranti).
I dati sono stati rilevati fra il 1998 e il 2002 (I indagine; età 35-74 anni) e tra il 2008-2012 (II indagine; età 35-79 anni).
L’obesità in età anziana: la sorveglianza Passi d’Argento (PdA) fornisce informazioni sulle condizioni di salute, abitudini e stili di vita della popolazione con 65 e più anni del nostro Paese. Tra i temi indagati ci sono anche quelli legati al sovrappeso e obesità e al consumo di frutta e verdura”.
Marco Missaglia, medico chirurgo e specialista in Scienza dell’Alimentazione e in Endocrinologia Sperimentale, ha dichiarato: “Le persone che soffrono di eccesso ponderale sono circa il 46%, ossia quasi 23 milioni. Di questa quota, il 35% è in sovrappeso, il 10,5% sono obesi gravi. Il 25% dei bambini fra i 7 e gli 8 anni soffre di questa condizione.
L’obesità infantile è fortemente predittiva dell’obesità nell’adulto, soprattutto quando abbiamo uno o più familiari obesi. E’ necessaria una sensibilità maggiore da parte dei medici, dei pediatri, ma anche da parte delle stesse famiglie, il problema non si può sottovalutare.
Tutti conosciamo la piramide degli alimenti: in alto, nella parte più alta troviamo i carboidrati, e man mano che si scende troviamo altri alimenti. La loro posizione indica la frequenza con cui dovrebbero essere consumati per avere un’alimentazione varia ed equilibrata.
Io, nelle trasmissioni a cui partecipo, propongo anche la ‘piramide dell’attività fisica’: in alto ci sono i pomeriggi passati sul divano davanti la televisione, quindi quei momenti a cui dedicare minor tempo. Scendendo ci sono le passeggiate e più in generale l’attività fisica. Basta anche solamente fare delle camminate in un parco.
Ovviamente non dobbiamo dimenticare che esistono anche i fattori genetici, ma la partita può essere giocata. Innanzitutto, l’alimentazione deve essere ragionata e consapevole. Non si devono proporre diete draconiane che poi i ragazzi non seguono. In questo gioca un ruolo importante il medico.
Lo specialista deve, prima di tutto, vistare il paziente. Poi ragionare con lui, consigliare, trovare anche escamotage per contrastare obesità e sovrappeso che, a lungo andare, possono scatenare tutta una serie di patologie come problemi di cardiopatie, pressione alta, ridotta tolleranza agli zuccheri.
La corretta igiene alimentare prevede di mangiare in modo vario, di non criminalizzare i carboidrati: devono essere la principale fonte di energia giornaliera che noi introduciamo nel nostro corpo; scegliere carboidrati a basso indice glicemico, magari preferire la pasta di riso, oppure il riso basmati o integrale. Accompagnare i cereali con i legumi che sono una buona fonte di proteine.
La carne rossa va molto limitata, basta consumarla una volta a settimana, facendo attenzione alle cotture: troppo ‘abbrustolita’ non fa bene. Il segreto è accompagnare il tutto con tanta verdura. La frutta e la verdura, soprattutto quelle molto colorate, ci danno antiossidanti e polifenoli, amici delle nostre arterie e contrastano i danni che fanno i radicali liberi. Scegliere i condimenti vegetali.
Bisogna scegliere un’alimentazione bilanciata a cui abbinare l’attività fisica quotidiana. Per il benessere del cuore basterebbe fare una camminata a passo veloce di 45 minuti per tre volte a settimana, se devo perdere peso, almeno 4 volte a settimana. Se così faccio, porto a caso il benessere.
Le terapie farmacologiche devono essere prescritte da un medico specialista. quello dell’eccesso di peso è un problema serio. E’ vero che le autorità competenti hanno autorizzato l’utilizzo di questi farmaci, ma arrivare a prescriverli deve essere una scelta ragionata. E sempre devono essere abbinati a un’alimentazione corretta e all’attività fisica. A 12 anni non si può scherzare, bisogna fare le cose con grano salis e con una buona preparazione.
Teoricamente è possibile fare tutto ciò, ma a quell’età io preferisco proporre un approccio multidisciplinare. Questi farmaci sono sicuri, abbiamo a nostra disposizione un armamentario terapeutico, ma la sue gestione deve essere fatta da un medico specialista”.