La nomofobia è il termine che indica la paura o l’ansia di non avere il cellulare o di non poterlo usare, nello specifico il termine deriva dall’inglese “no-mobile-phone phobia” e si è diffuso negli ultimi anni con l’aumento dell’uso e della dipendenza dagli smartphone.
Dal punto di vista scientifico e tecnico, la nomofobia non è ancora riconosciuta come un disturbo ufficiale nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), ma è considerata una forma di fobia specifica o di ansia generalizzata, con alcuni studiosi che hanno proposto di classificarla come un disturbo da dipendenza da smartphone, in quanto comporta sintomi simili a quelli delle dipendenze da sostanze o da comportamenti.
I sintomi della nomofobia possono includere una vasta varietà di sintomi, tra cui:
- preoccupazione, paura o panico quando si pensa di non avere il cellulare o di non poterlo usare;
- ansia e agitazione se si deve lasciare il cellulare o se si sa di non poterlo usare per un certo periodo;
- panico o ansia se non si trova momentaneamente il cellulare;
- irritazione, stress o ansia quando non si può controllare il cellulare;
- difficoltà a respirare normalmente;
- tremori o sudorazione;
- sensazione di svenimento, vertigini o disorientamento;
- battito cardiaco accelerato;
per quanto riguarda invece le cause legate a questo disturbo, non sono ancora del tutto chiare, ma possono essere legate a diversi fattori, tra cui:
- la comunicazione istantanea e la gratificazione immediata che gli smartphone offrono
- il bisogno di appartenenza e di connessione sociale che gli smartphone soddisfano
- la paura di perdere informazioni importanti o opportunità che gli smartphone forniscono
- la paura di essere esclusi o isolati dalla propria rete sociale
- la paura di perdere il controllo o la sicurezza che gli smartphone danno
- la presenza di altri disturbi psicologici, come l’ansia sociale o il disturbo ossessivo-compulsivo
Cos’altro sappiamo sulla nomofobia?
Dal punto di vista accademico, la nomofobia è un fenomeno relativamente recente e in rapida evoluzione, che richiede ulteriori studi e ricerche per definirne meglio le caratteristiche, le cause e le conseguenze, nonostante ciò alcuni studi hanno già esplorato alcuni aspetti della nomofobia, tra cui la prevalenza, infatti secondo una ricerca del 2019, quasi il 53% dei britannici che possedevano un cellulare nel 2008 provava ansia quando non aveva il cellulare, aveva la batteria scarica o non aveva segnale.
Uno studio del 2017 che ha visto come pazienti 145 studenti di medicina indiani, ha trovato evidenze che suggerivano che il 17,9% dei partecipanti aveva una nomofobia lieve, il 60% una nomofobia moderata e il 22,1% una nomofobia grave.
Per quanto riguarda invece i fattori predittivi, secondo uno studio del 2020, alcuni possibili fattori che possono influenzare la nomofobia sono: i pensieri ossessivi e i comportamenti compulsivi legati allo smartphone, la sensibilità interpersonale, ovvero la capacità di valutare le abilità e i tratti degli altri da indizi non verbali, che può includere sentimenti di inferiorità personale e disagio sociale, e il numero di ore di uso dello smartphone al giorno.
Infine abbiamo ovviamente le conseguenze, la nomofobia può avere effetti negativi sulla salute fisica e mentale delle persone che ne soffrono, tra cui disturbi del sonno, mal di testa, affaticamento visivo, dolori muscolari, stress, ansia, depressione, isolamento sociale, scarsa autostima, ridotta produttività, problemi di attenzione e memoria, e aumento del rischio di incidenti stradali o domestici.
La nomofobia può essere trattata con diverse strategie, a seconda della gravità dei sintomi e delle cause sottostanti, ed alcune possibili opzioni sono:
- la terapia cognitivo-comportamentale, che mira a modificare i pensieri e i comportamenti irrazionali legati alla paura di non avere il cellulare o di non poterlo usare, e a insegnare tecniche di gestione dello stress e dell’ansia;
- la terapia di gruppo o familiare, che può aiutare a migliorare le relazioni sociali e a ridurre il senso di isolamento o dipendenza dal cellulare;
- la terapia farmacologica, che può essere utile in caso di sintomi gravi o associati ad altri disturbi psichiatrici, come gli antidepressivi o gli ansiolitici;
- l’educazione e la prevenzione, che possono consistere nell’informare le persone sui rischi della nomofobia e nel promuovere un uso consapevole e moderato del cellulare, ad esempio stabilendo delle regole, dei limiti e delle pause.
In conclusione, la nomofobia è un fenomeno emergente e complesso, che richiede una maggiore attenzione da parte della comunità scientifica e della società, si tratta di una sfida per la salute pubblica, che coinvolge aspetti psicologici, sociali e tecnologici. Per affrontarla efficacemente, è necessario un approccio multidisciplinare e personalizzato, che tenga conto delle caratteristiche individuali e dei bisogni delle persone che ne soffrono.
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