Un team di ricerca internazionale guidato dall’Università di Hokkaido ha scoperto un mistero nell’aria letteralmente: i nitrati, sostanze inquinanti che peggiorano la qualità dell’aria e influenzano il clima, continuano a restare nell’atmosfera anche se le emissioni delle sostanze che li producono sono diminuite da decenni. Com’è possibile? La risposta potrebbe essere nascosta… nel ghiaccio.
I ricercatori hanno analizzato una carota di ghiaccio prelevata nel sud-est della Groenlandia, una specie di “macchina del tempo” che conserva la storia dell’aria da oltre due secoli.
Il risultato? I livelli di nitrati sono aumentati a partire dalla seconda metà dell’800, hanno raggiunto un picco tra gli anni ’70 e 2000, e da allora sono diminuiti… ma molto meno del previsto.

La causa? Una sorta di “effetto tampone” atmosferico. I nitrati, infatti, possono esistere in due forme: gassosa (più facile da eliminare) e particolata (più resistente e capace di viaggiare per migliaia di chilometri) e negli ultimi decenni, a causa dell’aumento dell’acidità dell’aria, questi subdoli componenti chimici stanno rimanendo sempre più nella forma particolata e questo li rende più duraturi e difficili da smaltire.
Il dato interessante è che anche nei ghiacci artici (lontanissimi dalle aree industriali) si rilevano ancora oggi livelli alti di questi inquinanti: segno che il problema non è solo “locale”, ma legato al trasporto atmosferico su scala globale.
Nitrati, clima e futuro dell’Artico
Questo studio, pubblicato su Nature Communications, è il primo a fornire dati affidabili sulla presenza di nitrati in forma particolata nei ghiacci; secondo il professor Yoshinori Iizuka, coordinatore del progetto, queste informazioni saranno cruciali per migliorare i modelli climatici e prevedere con più precisione il riscaldamento dell’Artico, una delle zone più sensibili del pianeta.

Infatti, mentre le emissioni di solfati (un altro tipo di inquinante) stanno diminuendo grazie a normative più rigide, i nitrati rischiano di diventare i principali responsabili del riscaldamento atmosferico nella regione polare: e senza misurazioni accurate, prevederne l’impatto sarebbe impossibile.
La sintesi di questa sostanza nell’aria (o nel ghiaccio)
La sintesi è sostanzialmente questa:
- I nitrati inquinano ancora l’atmosfera più del previsto.
- La loro forma particolata, più persistente, è favorita dall’acidità dell’aria.
- Anche le aree remote come l’Artico ne subiscono gli effetti.
- Lo studio aiuterà a prevedere meglio i cambiamenti climatici futuri.

Insomma, i ghiacci della Groenlandia ci stanno parlando: e il messaggio è chiaro! E per combattere il cambiamento climatico non basta ridurre le emissioni, bisogna anche capire come l’atmosfera reagisce: la chimica dell’aria è più viva (e furba) di quanto si possa anche solo lontanamente immaginare.