Il forno è acceso, e New York sta cuocendo. Letteralmente.
Mentre un’enorme cupola di calore staziona sopra metà degli Stati Uniti, la città più iconica del mondo si trova con migliaia di persone al buio, blackout a macchia di leopardo e un’infrastruttura che non regge più il colpo. Non è un film catastrofico, è il presente.
Blackout a catena: cosa sta succedendo
A Queens, Brooklyn e Staten Island oltre 3.000 persone sono rimaste senza corrente per due giorni di fila. Con Edison ha riportato online più di 34.000 abitazioni nel Bronx, ma il problema resta: la rete elettrica è vecchia, fragile e incapace di gestire questo tipo di emergenze climatiche.
E non è solo New York. In North Carolina i cittadini sono stati invitati a ridurre i consumi per evitare il collasso della rete, e in Maine le autorità temono picchi di domanda che potrebbero mandare tutto in tilt.
Fa davvero così caldo?

Sì. Parliamo di temperature che superano i 38 °C, la prima vera ondata di calore dell’anno per il Nord-Est degli Stati Uniti. Secondo il meteorologo ed ex scienziato capo della NOAA Ryan Maue, “è come stare in una friggitrice ad aria”.
Il peggio? Deve ancora arrivare. Il picco è previsto a metà settimana, e sarà un test durissimo per chi vive in città, specialmente per gli anziani e chi non ha accesso a un condizionatore funzionante.
Infrastrutture vecchie, clima nuovo
C’è un problema strutturale che nessuno può più ignorare: gran parte della rete elettrica americana risale agli anni ’60 e ’70. La durata stimata? Tra i 50 e gli 80 anni. Tradotto: molti impianti sono già oltre la scadenza, e gli investimenti per l’ammodernamento non bastano. Servono miliardi. E servono ora.
Il Dipartimento dell’Energia ha lanciato un allarme proprio in questi giorni: il Sud-Est USA potrebbe finire nei guai se le temperature continueranno a salire.
E i data center?

Sì, ci mancavano solo loro. L’esplosione dell’intelligenza artificiale ha un costo energetico enorme. I data center che alimentano chatbot, motori di ricerca e modelli linguistici stanno divorando energia. E se già non basta per rinfrescare le case, figuriamoci per alimentare server h24.
Il paradosso è servito: ci affidiamo sempre di più alla tecnologia, ma non abbiamo l’energia per mantenerla attiva nei momenti critici.
Possiamo reggere?
La risposta, almeno per ora, è a malapena. E la domanda non riguarda solo New York: è un test generale di resilienza urbana, e i risultati sono preoccupanti. Se nel 2025 basta una prima ondata di calore per mandare in crisi metropoli da milioni di abitanti, cosa succederà tra dieci anni?
Serve una risposta forte, e serve adesso. Perché la prossima estate potrebbe arrivare prima del previsto.
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