Aveva un motto potente: Never quit the lunar quest.
Ma il secondo tentativo di Ispace di atterrare sulla Luna è andato storto — ancora una volta. E stavolta, oltre al silenzio della superficie lunare, è arrivato anche quello delle comunicazioni.
Vediamo cosa è successo davvero, perché questa missione era così importante e cosa può insegnarci sul futuro dell’esplorazione spaziale privata.
Il sogno lunare (versione 2.0)

Giovedì 5 giugno 2025, la startup giapponese Ispace ci ha riprovato. Dopo il fallimento del primo lander Hakuto-R, schiantatosi nel 2023, stavolta è toccato alla sonda Resilience tentare l’impresa: atterrare dolcemente sulla Luna e segnare un punto storico per l’industria spaziale commerciale.
Sembrava tutto pronto. Il lander era in orbita lunare, il conto alla rovescia era iniziato, le trasmissioni procedevano. Poi, il buio.
Nessuna conferma di atterraggio. Nessun segnale. Solo silenzio.
Due fallimenti su due (ma la storia non è finita)
Lo ha ammesso anche il CEO di Ispace, Takeshi Hakamada, in una conferenza stampa tesa:
“Questo è il nostro secondo fallimento. Dobbiamo prenderlo molto sul serio.”
Non è solo una questione tecnica. È anche una questione di reputazione: Ispace è una delle poche aziende al mondo che sta cercando di aprire la strada a una presenza commerciale sostenibile sulla Luna.
Fallire due volte, nel giro di due anni, fa male. Ma Hakamada è stato chiaro: il progetto non si ferma qui.
Perché era una missione importante
L’obiettivo di Resilience era ambizioso: dimostrare che un’azienda privata può gestire un’operazione di soft landing lunare con mezzi propri.
Un traguardo che, fino a poco fa, era riservato solo alle grandi agenzie spaziali come NASA, ESA o CNSA.
Se avesse funzionato, Resilience avrebbe potuto diventare il primo tassello di una futura logistica lunare privata: consegne, rover automatizzati, esperimenti scientifici, infrastrutture. Un “corriere lunare”, in pratica.
Cosa potrebbe essere andato storto?
Ispace non ha ancora rilasciato dettagli tecnici, ma il precedente fallimento del 2023 fu causato da un errore di navigazione durante la discesa.
Questa volta, i segnali si sono interrotti proprio nel momento cruciale: il touchdown. Possibili cause?
- Errore software nella sequenza di atterraggio
- Problema di comunicazione con la sonda (blackout dati)
- Crash dovuto a calcoli sbagliati su quota o velocità
In ogni caso, serviranno settimane — se non mesi — per analizzare i dati e capire con esattezza cos’è andato storto.
Never quit the lunar quest: Il lato umano (e coraggioso) di Ispace
Nonostante il fallimento, Ispace ha dimostrato qualcosa di prezioso: resilienza vera. Ha scelto di affrontare pubblicamente l’insuccesso, senza nascondersi dietro scuse. In un settore dove anche le grandi agenzie sbagliano (ricordi il lander russo Luna-25?), è un atto di trasparenza raro.
La lezione? Fallire fa parte del gioco, specie quando si gioca nel vuoto cosmico.
La corsa lunare non è finita (anzi)
Ispace non è sola. Nei prossimi mesi, altre missioni sono in programma:
- NASA Artemis prepara il ritorno dell’uomo sulla Luna
- Astrobotic e Intuitive Machines (USA) stanno sviluppando lander privati
- La Cina continua i suoi allunaggi scientifici con successo crescente
L’idea di una Luna colonizzata, industrializzata o addirittura abitata sembra meno fantascientifica ogni giorno che passa.
Conclusione? Non si molla
La Luna non perdona, ma neanche Ispace. E in un’epoca in cui l’accesso allo spazio si sta aprendo a startup, studenti, scienziati e privati, ogni tentativo fallito è comunque un passo avanti.
Il motto Never quit the lunar quest oggi suona più vero che mai.
Ti emozionano le sfide spaziali, tra fallimenti e nuovi inizi?
Allora sei dei nostri. Segui @icrewplay_t su Instagram (link diretto) per restare aggiornato su tutte le missioni spaziali, le scoperte scientifiche e i retroscena più nerd dell’universo.
Spoiler: non molliamo mai.