Un importante progetto sviluppato dai ricercatori dell’Università del Queensland (UQ) ha intravisto in un neurotrasmettitore wireless la possibilità di trattare diversi disturbi neurologici come il Parkinson, la depressione cronica e altre condizioni psichiatriche direttamente da casa.
Gli sviluppi della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Scientific Reports.
Neurotrasmettitore wireless: ecco come funziona
Il Professore Peter Silburn AM del Queensland Brain Institute (QBI) ha affermato che il suo team, insieme a Neurosciences Queensland e Abbott Neuromodulation, ha sviluppato una piattaforma di assistenza remota che consente ai pazienti di accedere al trattamento da qualsiasi parte del mondo grazie ad un neurotrasmettitore wireless.
“Creando la prima piattaforma di assistenza remota integrata e completamente wireless al mondo, abbiamo eliminato la necessità per i pazienti di vedere il proprio medico di persona per regolare il proprio dispositivo”, ha affermato il professor Silburn.
Ma come funziona un neurotrasmettitore wireless? Gli elettrodi vengono inseriti chirurgicamente nel cervello e la stimolazione viene fornita da un pacemaker che altera la funzione cerebrale, fornendo sollievo terapeutico e migliorando la qualità della vita. Questa piattaforma digitale consente ai medici di monitorare i pazienti da remoto, nonché di regolare il dispositivo per trattare e alleviare i sintomi in tempo reale.
“Abbiamo dimostrato che è possibile ridurre al minimo l’interruzione dello stile di vita di pazienti e operatori sanitari aumentando l’accessibilità al servizio, risparmiando tempo e denaro“, ha affermato il professor Silburn: “Non ci sono cure per molte di queste condizioni che spesso richiedono cure e cure per tutta la vita, quindi per questi pazienti il dispositivo sarebbe un punto di svolta”.
Lo scienziato ha affermato che il sistema ha anche favorito un trattamento sempre più personalizzato e decisioni cliniche basate sui dati, che potrebbero migliorare l’assistenza ai pazienti: “Durante lo studio, abbiamo stabilito la sicurezza, la protezione, l’usabilità e l’efficacia della piattaforma e ne abbiamo ottimizzato le caratteristiche utilizzando il feedback dei pazienti in un processo di biodesign“, ha affermato il professor Silburn.
Mentre il team ha iniziato a lavorare su questa soluzione di salute digitale prima del COVID-19, la pandemia ha aumentato la necessità di piattaforme di assistenza a distanza, in particolare per gli anziani e coloro che vivono in aree remote con maggiori difficoltà di viaggio: “Attraverso la pandemia i pazienti hanno acquisito maggiore familiarità con la telemedicina e molto più disposti ad adattarsi a piattaforme che li collegano in remoto ai loro team sanitari”, ha spiegato Silburn.
I ricercatori sono fiduciosi che la tecnologia potrebbe essere adattata a molte altre condizioni in futuro: “Man mano che scopriamo di più sui biomarcatori nei disturbi correlati al cervello, perfezioneremo i sistemi di neuromodulazione per migliorare il trattamento dei disturbi neuropsichiatrici come la depressione il disturbo ossessivo compulsivo, l’anoressia e la sindrome di Tourette, solo per citarne alcuni”, ha detto il professor Silburn.