Gli strani puntini rossi osservati dal telescopio spaziale James Webb potrebbero essere la prova di una nuova classe di oggetti cosmici. Non galassie già mature, come si pensava all’inizio, ma giganteschi ibridi tra stelle e buchi neri: sfere incandescenti di gas alimentate da un cuore supermassiccio capace di divorare materia ed emettere luce.
Puntini rossi o qualcosa di più?
Da quando Webb ha iniziato a scrutare l’universo primordiale, quelle macchie luminose hanno lasciato gli astronomi perplessi. Se fossero davvero galassie già evolute, significherebbe che nel baby-cosmo i processi di formazione avrebbero accelerato in modo inspiegabile.
Il team guidato da Anna de Graaff, dell’Istituto Max Planck per l’Astronomia di Heidelberg, ha analizzato meglio quei dati e ha trovato una contraddizione: i puntini sono troppo luminosi. Per giustificare quella luce servirebbe una densità stellare mai osservata, praticamente impossibile. Da qui l’idea alternativa: non ammassi di stelle, ma un unico oggetto gigante avvolto in gas incandescente.
Una nuova ipotesi

Secondo lo studio pubblicato su Astronomy and Astrophysics, si tratterebbe di oggetti “ibridi”: stelle-buco nero. Strutture enormi, simili a sfere di gas caldissimo, con al centro un buco nero che attira materia a una velocità tale da trasformarsi in un faro luminoso.
Questa ipotesi potrebbe spiegare un enigma che tormenta l’astrofisica da anni: come hanno fatto i buchi neri supermassicci, quelli che oggi si trovano al centro delle galassie, a crescere così rapidamente subito dopo il Big Bang? Gli ibridi individuati da Webb potrebbero rappresentare l’anello mancante di questa storia cosmica.
L’oggetto più estremo
Nel luglio 2024 i ricercatori hanno segnalato il caso più impressionante tra i puntini rossi. Troppo massiccio e troppo brillante per essere un ammasso di stelle. “Le sue proprietà ci hanno costretto a ricominciare da zero e a costruire modelli del tutto nuovi”, ha dichiarato de Graaff.
Le analisi spettroscopiche indicano che non si tratta di una galassia compatta, ma di un singolo corpo gigantesco: un buco nero in piena fase di accrescimento, avvolto da gas che brucia mentre viene risucchiato.
Una nuova strada per la cosmologia
“È la spiegazione che si adatta meglio ai dati”, ha spiegato Joel Leja, dell’Università Statale della Pennsylvania, co-autore della ricerca. “Ora dobbiamo raffinare il modello e capire quanto siano diffusi questi oggetti”.
Se l’ipotesi verrà confermata, avremo davanti la prima prova osservativa di un fenomeno mai registrato prima: oggetti che uniscono in sé le caratteristiche delle stelle e dei buchi neri. Non solo cambierebbe il modo in cui interpretiamo le osservazioni di Webb, ma anche la storia della formazione delle strutture cosmiche più imponenti.