La Nebulosa del Granchio, conosciuta anche come Messier 1 (M1) o NGC 1952, è uno dei resti di supernova più luminosi che possiamo ammirare nel cielo, e proprio come suggerisce il nome, sono i resti dell’esplosione e della relativa morte di una stella.
Come ben saprai –e nel caso in cui non lo sapessi, andremo subito a spiegarlo–, quando una stella massiccia esaurisce il suo carburante, gli strati esterni perdono il loro supporto a causa del calore e della pressione nel nucleo della stella, a questo punto si schiantano verso il centro di quest’ultima e poi rimbalzano in un’enorme esplosione, quella che chiamiamo supernova.
Ciò che ora vediamo come la Nebulosa del Granchio è tutto il gas –principalmente idrogeno– emesso dall’interno di quella stella morente, e sicuramente potresti chiederti perché la chiamiamo sia “nebulosa” che “resto di supernova”, la risposta è semplice: un resto di supernova è essenzialmente un tipo di nebulosa, e una nebulosa è una categoria più ampia di macchie di gas e polvere che brillano nel cielo. La Nebulosa del Granchio è composta principalmente da gas, ma al centro di essa si nasconde un oggetto curioso: il nucleo rimanente della stella morta, noto come pulsar.
Le pulsar sono un tipo particolare di stelle di neutroni dense con un potente campo magnetico, e ruotando in modo estremamente veloce – da poche a centinaia di volte, al secondo – i loro getti di materia escono e spazzano la Terra come un faro, producendo gli impulsi che osserviamo e che danno il nome a queste stelle zombie. La pulsar nella Nebulosa del Granchio ruota 30 volte al secondo e produce il bagliore visto al centro delle immagini della nebulosa, inoltre la protagonista di questo articolo ha un diametro di circa 10 anni luce, l’equivalente di circa 10 trilioni di miglia, ed è ancora in crescita, secondo la NASA.
Cosa sappiamo sulla storia e l’evoluzione nel tempo della Nebulosa del Granchio
Il gas della Nebulosa del Granchio si sta espandendo nello spazio a oltre 600 miglia al secondo, e la stella che diede origine a questa magnifica nebulosa, esplose nel 1054 quando fu registrata come “guest star” nel cielo dagli astronomi cinesi.
Secondo i dati che siamo riusciti ad ottenere nel corso della storia, anche i non astronomi probabilmente notarono il fenome, questo poiché l’esplosione della supernova fu così luminosa da essere paragonabile alla luna piena, sei volte più luminosa di Venere, inoltre era abbastanza luminosa da poter essere vista durante il giorno per un mese intero, con alcuni storici che credevano che i nativi americani registrassero questo evento anche nelle pitture rupestri, ma questa teoria è stata recentemente sfatata.
Gli astronomi europei non notarono la nebulosa più debole fino a centinaia di anni dopo l’esplosione iniziale, quando l’astronomo inglese John Bevis la osservò attraverso un telescopio nel 1731. Charles Messier aggiunse il Granchio come prima voce nel suo famoso Catalogo Messier subito dopo, nel 1758, e Lord Rosse diede alla nebulosa il nome ispirato ai crostacei nel 1844 perché i suoi filamenti gli ricordavano le zampe di un granchio.
La Nebulosa del Granchio è visibile sia nell’emisfero settentrionale che in quello meridionale, nella costellazione del Toro, ad un certo punto dell’anno, e per chi si trova nell’emisfero settentrionale, il periodo migliore per osservarlo è gennaio, mentre per l’emisfero meridionale è possibile intravederlo nei mesi estivi, in entrambi i casi tuttavia puoi vederlo con un binocolo, ma per la migliore esperienza visiva ti servirà, ovviamente, un piccolo telescopio.
Sebbene sia così luminosa (circa 8a magnitudine), la Nebulosa del Granchio si trova a 6.500 anni luce dalla Terra. Rebecca Lin, dottoranda presso l’Università di Toronto, sta lavorando su questa nebulosa, con la sua ricerca che si concentra sull’uso dell’interferometria a base molto lunga (VLBI) per studiare la Pulsar del Granchio, la stella di neutroni nel cuore della Nebulosa del Granchio.
VLBI è una tecnica in cui gli astronomi utilizzano diversi radiotelescopi in tutto il mondo per ottenere un’alta risoluzione, come se avessero un enorme radiotelescopio delle dimensioni della Terra, e nel suo ultimo lavoro, lo usa per misurare con precisione la distanza della Pulsar del Granchio, che fino ad ora non era ben nota.
Cosa ha di speciale la Nebulosa del Granchio? E perché è esplosa? Queste sono due delle domande più comuni, e la risposta è principalmente tecnica. Questa è una delle sorgenti radio più luminose del cielo e al suo centro c’è una pulsar molto luminosa ed energica. La pulsar viene osservata attraverso l’intero spettro della luce, dalle onde radio ai raggi gamma. La pulsar genera un vento molto potente che interagisce con la nebulosa in espansione e genera filamenti molto intricati e belli, che possono essere visti nelle immagini del telescopio spaziale Hubble.
Per quanto riguarda invece l’esplosione della Nebulosa del Granchio, è il risultato di una supernova avvenuta nel 1054 d.C., storicamente registrata dagli astronomi cinesi.
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