Un recente studio di coorte condotto dall’Università del Rhode Island ha gettato nuova luce sul rapporto tra i rischi medici cumulativi nei nati pretermine, monitorati dalla nascita fino ai dodici anni di età, e la comparsa di disturbi in età adulta, specificamente a 35 anni. Nonostante la nascita prematura colpisca circa un neonato su dieci ogni anno negli Stati Uniti e i tassi di sopravvivenza siano notevolmente migliorati dagli anni ’80, l’assistenza medica per adulti raramente include l’anamnesi della nascita.

Il legame tra nascita prematura e salute adulta
Glran parte delle conoscenze sugli esiti a lungo termine per i nati pretermine proviene da studi internazionali. I ricercatori di questo studio hanno quindi progettato un’indagine di coorte longitudinale prospettica per esaminare in che modo i rischi medici accumulati nella prima infanzia influenzino la salute psicologica e fisiologica in età adulta.
Lo studio ha seguito un totale di 213 individui inizialmente reclutati tra il 1985 e il 1989 da un’unità di terapia intensiva neonatale di Livello III nel New England, monitorandoli fino al 2024. Il campione comprendeva 158 adulti nati pretermine (con un peso inferiore a 1.850 grammi) e 55 nati a termine. I dati sono stati raccolti attraverso una singola visita clinica e indagini domiciliari, con valutazioni che includevano campioni biologici, immagini diagnostiche e autovalutazioni psicologiche.

Il rischio medico è stato quantificato dalla nascita fino all’età di 12 anni utilizzando un indice composito. Questo indice ha considerato parametri come il peso alla nascita, l’età gestazionale, la durata dell’ossigenoterapia e lo stato di salute neurologico e medico in diversi momenti specifici. Gli esiti di salute a 35 anni sono stati valutati misurando la pressione sanguigna, i livelli lipidici, la composizione corporea tramite scansione DEXA e la funzionalità psicologica, quest’ultima misurata tramite l’ASEBA Adult Self-Report. Questo approccio completo permette di costruire un quadro dettagliato degli impatti a lungo termine della prematurità.
Il prezzo fisiologico dell’esposizione a rischi medici precoci
I risultati di un recente studio hanno evidenziato un legame diretto e preoccupante tra l’aumento del rischio medico in età infantile, in particolare nei nati pretermine, e una serie di esiti negativi per la salute in età adulta. Per ogni incremento di un punto nel rischio medico precoce, si è osservato un incremento di 7 punti della pressione arteriosa sistolica, un indicatore cruciale per il rischio cardiovascolare. Parallelamente, si è registrata una riduzione di 13 mg/dL del colesterolo HDL, noto come “colesterolo buono”, e un aumento significativo di 54 mg/dL dei trigliceridi, entrambi fattori che contribuiscono all’insorgenza di patologie cardiovascolari.
Non solo il sistema cardiovascolare subisce gli effetti di questi rischi precoci, ma anche la composizione corporea ne è influenzata: il grasso tende ad accumularsi più facilmente nella regione addominale rispetto alla parte inferiore del corpo, un tipo di adiposità associato a maggiori rischi metabolici. Inoltre, è stata riscontrata una densità minerale ossea inferiore, suggerendo una maggiore vulnerabilità a problemi scheletrici in età avanzata. Questi dati dipingono un quadro chiaro di come le sfide mediche affrontate nei primi anni di vita possano lasciare un’impronta duratura sulla salute fisica.

Le implicazioni non si limitano alla sfera fisica; anche il benessere psicologico mostra correlazioni significative. Problemi “interiorizzati” come l’ansia e la depressione aumentavano anch’essi in associazione con un rischio più elevato nella prima infanzia. Questo suggerisce che le fragilità mediche dei primi anni possono predisporre a vulnerabilità psicologiche che emergono nell’età adulta.
È interessante notare che lo studio non ha rilevato associazioni significative con altri marcatori importanti, come la pressione diastolica, il colesterolo LDL (“colesterolo cattivo”), l’emoglobina glicata (HbA1c), un indicatore del controllo glicemico, o i marcatori infiammatori. Questo dettaglio è cruciale perché circoscrive specificamente quali sistemi fisiologici sembrano essere maggiormente influenzati dai rischi medici precoci.
Né il reddito familiare (status socioeconomico infantile) né la protezione sociale hanno alterato in modo significativo questi risultati, sebbene un reddito familiare più elevato sia stato associato a livelli più bassi di interleuchina-6 (IL-6), un marcatore infiammatorio. Questo suggerisce che, per questi specifici esiti di salute, il rischio medico precoce agisce come un fattore indipendente e potente, superando l’influenza di alcune variabili socioeconomiche che solitamente giocano un ruolo importante nella salute generale.
L’impronta indelebile delle complicanze precoci
I ricercatori hanno concluso che la nascita prematura e la gravità delle complicanze mediche precoci sono indissolubilmente legate a conseguenze sulla salute che perdurano per tutta la vita. Queste includono significative vulnerabilità a livello di salute mentale e cardiometabolico. Ciò significa che gli individui nati pretermine non solo affrontano un rischio maggiore di sviluppare condizioni come ansia e depressione, ma sono anche più inclini a problemi cardiovascolari e metabolici in età adulta. Questa scoperta sottolinea l’importanza di considerare la storia neonatale come un fattore predittivo fondamentale per la salute futura di un individuo.

Attualmente, mancano linee guida cliniche specifiche per lo screening degli adulti nati pretermine. Questa lacuna espone molti medici al rischio di trascurare fattori di rischio profondamente radicati nella prima infanzia, che potrebbero non essere immediatamente evidenti. Con l’invecchiamento della popolazione dei nati pretermine, il loro numero è in costante crescita, rendendo questa omissione ancora più critica. Per affrontare efficacemente le esigenze di questa crescente fascia di popolazione, è essenziale implementare un monitoraggio a lungo termine e fornire un’assistenza preventiva personalizzata.
Questo approccio proattivo potrebbe aiutare a mitigare le conseguenze sulla salute a lungo termine e migliorare significativamente la qualità di vita degli adulti nati pretermine. Non si tratta più solo di garantire la sopravvivenza, ma di assicurare una vita sana e piena.
Lo studio è stato pubblicato su JAMA Network Open.