Nel mese di aprile 2025, l’amministrazione del presidente Donald Trump ha presentato una proposta di bilancio federale per l’anno fiscale 2026 che ha suscitato ampie discussioni e preoccupazioni, in particolare per quanto riguarda il finanziamento delle agenzie scientifiche statunitensi. Tra queste, la NASA (National Aeronautics and Space Administration) si trova al centro dell’attenzione a causa delle significative riduzioni di budget proposte, che potrebbero avere impatti profondi e duraturi sul futuro dell’esplorazione spaziale e della ricerca scientifica negli Stati Uniti, e nel mondo.

Una riduzione drastica del finanziamento alla NASA
La proposta di bilancio prevede una riduzione di circa 6 miliardi di dollari al budget della NASA, pari a una diminuzione del 24% rispetto al finanziamento attuale di 24,8 miliardi di dollari, una contrazione che rappresenta una delle più significative nella storia recente dell’agenzia e colpisce in particolare i programmi scientifici e di esplorazione lunare.
Tra i programmi più colpiti dalla proposta di bilancio vi è l‘Artemis, l’ambizioso progetto della NASA volto a riportare esseri umani sulla Luna e, successivamente, a preparare missioni con equipaggio su Marte.
La proposta prevede la cancellazione del Space Launch System (SLS) e del modulo Orion, entrambi elementi chiave del programma Artemis, due progetti, sviluppati in collaborazione con aziende come Boeing, Northrop Grumman e Lockheed Martin, verrebbero interrotti dopo la terza missione prevista per il 2027.
Favorire le iniziative private: il ruolo di SpaceX
Parallelamente ai tagli ai programmi tradizionali della NASA, la proposta di bilancio sembra favorire le iniziative private nel settore spaziale, in particolare quelle di SpaceX, l’azienda aerospaziale fondata da Elon Musk.
Il piano prevede un finanziamento di un miliardo di dollari per l’esplorazione umana di Marte, in linea con la visione di Musk di rendere l’umanità una specie multiplanetaria, una scelta che solleva interrogativi sulla crescente influenza delle aziende private nelle politiche spaziali statunitensi e sulle implicazioni di una tale dipendenza da attori commerciali.
Reazioni e preoccupazioni nella comunità scientifica
La proposta di bilancio ha suscitato reazioni contrastanti, mentre alcuni vedono nella collaborazione con il settore privato un’opportunità per accelerare l’innovazione e ridurre i costi, molti nella comunità scientifica esprimono preoccupazione per i tagli ai programmi di ricerca fondamentali.

La Mars Society, ad esempio, ha denunciato i piani dell’amministrazione Trump come un tentativo di “distruggere la scienza spaziale americana”, sottolineando l’importanza dei programmi scientifici della NASA per la comprensione dell’universo e per l’ispirazione delle future generazioni di scienziati e ingegneri.
Uno degli aspetti più allarmanti della proposta di bilancio 2026 è il taglio trasversale ai programmi scientifici della NASA, e mentre l’attenzione pubblica si è spesso concentrata sulle missioni umane verso la Luna o Marte, è la scienza spaziale robotica –quella che studia il nostro pianeta, il Sole, i pianeti del Sistema Solare e l’universo profondo– che potrebbe subire i danni più irreparabili.
I tagli proposti al settore della scienza terrestre della NASA risultano particolarmente controversi, questo dipartimento si occupa di monitorare i cambiamenti climatici, le dinamiche atmosferiche, le correnti oceaniche, le emissioni di gas serra e altri parametri fondamentali per comprendere la salute del nostro pianeta.
Ridurre o cancellare queste attività non è solo una questione scientifica: ha impatti diretti sulla politica ambientale, sulla sicurezza alimentare, sulla gestione delle risorse idriche e sulla preparazione ai disastri naturali.
Anche il settore dell’astrofisica, già soggetto a finanziamenti non particolarmente generosi, verrebbe ulteriormente penalizzato, e tra i progetti più a rischio si segnalano:
- Nancy Grace Roman Space Telescope: il grande successore del telescopio Hubble, il cui lancio è previsto per il 2027, pensato per indagare l’energia oscura e l’evoluzione dell’universo, potrebbe subire ritardi o addirittura essere accantonato;
- Spectro-Photometer for the History of the Universe, Epoch of Reionization and Ices Explorer (SPHEREx): una missione ambiziosa per mappare l’intero cielo in luce infrarossa;
- proposte di nuova generazione come HabEx e LUVOIR, telescopi spaziali ipotetici capaci di cercare pianeti abitabili attorno a stelle lontane, potrebbero vedere le loro fasi di studio e prototipazione congelate.
Il settore delle scienze planetarie, che comprende le esplorazioni robotiche del Sistema Solare, è uno dei più amati dal pubblico e dai ricercatori, ciononostante anche qui i tagli si fanno sentire in modo drammatico

L’eventuale cancellazione di questi progetti significa la perdita di decenni di ricerca, progettazione, selezione scientifica e collaborazione internazionale. Non si tratta solo di rinunciare a nuove scoperte, ma di disperdere interi team di esperti, infrastrutture e investimenti già sostenuti.
Anche lo studio del Sole e del suo impatto sullo spazio circumterrestre non è immune ai tagli. Missioni come:
- Heliophysics Environmental and Radiation Measurement Experiment Suite (HERMES),
- IMAP (Interstellar Mapping and Acceleration Probe),
- e vari satelliti destinati a monitorare il vento solare e le tempeste geomagnetiche,
potrebbero subire ritardi critici. In un’epoca in cui il rischio di “eventi Carrington” (grandi tempeste solari in grado di compromettere infrastrutture elettriche e comunicative) è più alto che mai, questi strumenti sono essenziali per la resilienza delle reti terrestri e satellitari.
La NASA non è solo un’agenzia governativa che lancia razzi e satelliti, è il cuore pulsante di un vastissimo ecosistema scientifico, industriale, educativo e tecnologico che si estende in tutti gli Stati Uniti, con ricadute significative anche a livello globale.
Le riduzioni drastiche del budget proposte dalla Casa Bianca nel 2026 mettono in discussione l’intera architettura di questo sistema, alimentando timori concreti su almeno tre fronti: occupazione, innovazione e competitività internazionale.
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