Un team congiunto dell’Università di Stoccarda (Germania) e dell’Università di Melbourne (Australia) ha sviluppato un metodo innovativo per analizzare le minuscole particelle delle varie nanoplastiche presenti nell’ambiente.

La parte sorprendente? Non servono costosi microscopi elettronici: basta un comune microscopio ottico e una nuova striscia reattiva, chiamata setaccio ottico. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Photonics.
Secondo il Prof. Harald Giessen, responsabile del 4° Istituto di Fisica di Stoccarda, questa tecnologia potrebbe diventare presto uno strumento fondamentale non solo per l’analisi ambientale ma anche per la salute: “In futuro puntiamo ad analizzare le concentrazioni di nanoplastiche direttamente sul posto. Ma il metodo potrà essere applicato anche a sangue e tessuti umani”.
Perché le nanoplastiche sono un problema?
La plastica è ormai uno dei grandi mali del nostro secolo: inquina oceani, fiumi e spiagge, e sotto forma di microplastiche è già stata rintracciata negli organismi viventi. Ma il vero pericolo potrebbe essere ancora più piccolo: le nanoplastiche.

Queste particelle, invisibili a occhio nudo e molto più sottili di un capello umano, derivano dalla degradazione dei frammenti plastici più grandi e sono in grado di attraversare barriere biologiche delicate come la pelle e persino la barriera emato-encefalica.
Il trucco? I cambiamenti di colore
Individuare le nanoplastiche è difficilissimo proprio a causa delle loro dimensioni ridottissime. I ricercatori hanno risolto il problema con una soluzione tanto semplice quanto ingegnosa: una striscia reattiva che cambia colore.
Grazie a questa caratteristica, osservando la striscia al microscopio ottico diventa possibile vedere le particelle, contarle e persino stimarne la dimensione. Il vantaggio? Il metodo è veloce, economico e non richiede personale altamente specializzato, al contrario della microscopia elettronica.
Come funziona il setaccio ottico
Il principio è quello delle risonanze ottiche: minuscoli fori incisi su un substrato semiconduttore riflettono la luce con un colore caratteristico e quando una particella di plastica cade in una cavità, il colore cambia in modo evidente.

“È come un setaccio classico”, spiega Dominik Ludescher, primo autore dello studio; le cavità possono essere adattate per catturare particelle tra 0,2 e 1 µm, e il cambiamento di colore rivela subito se la cavità è piena o vuota.
Già testato in laboratorio
Per verificare l’efficacia del metodo, il team ha creato un campione artificiale: acqua di lago mescolata a sabbia e materiale organico, arricchita con particelle plastiche sferiche in quantità nota (150 µg/ml); il setaccio ottico ha permesso di rilevare non solo la presenza delle nanoplastiche, ma anche il loro numero e la distribuzione delle dimensioni.
Uno strumento da “test rapido” per l’ambiente
L’obiettivo finale dei ricercatori è trasformare il setaccio ottico in un test rapido e portatile, in grado di fornire risultati direttamente sul campo, per esempio analizzando acqua o suolo in tempo reale.
Il team sta già lavorando su nuovi esperimenti con particelle non sferiche e su possibili applicazioni per distinguere le diverse tipologie di plastica.