Il morbo di Alzheimer miete vittime ogni anno: si stima che ad oggi siano 30 milioni le persone a cui è stata diagnosticata la malattia e che nel 2050 i soggetti colpiti arriveranno a 100 milioni, una stima che non può certo lasciare indifferenti.
A dare un po’ di respiro a questa previsione inquietante è stata una nuova ricerca, pubblicata il 28 luglio sul sito dello Jama, Journal of American Medical Association, una delle riviste scientifiche tra le più prestigiose al mondo.
Lo studio ha rivelato lo sviluppo di un nuovo test che con una semplice analisi del sangue è in grado di diagnosticare il morbo di Alzheimer 20 anni prima che si verifichi.
Morbo di Alzheimer: nuove frontiere della prevenzione
La dottoressa Rosa Sancho, responsabile della ricerca presso l’Alzheimer Research UK, ha dichiarato: “Un esame del sangue affidabile per la malattia di Alzheimer sarebbe un enorme impulso per la ricerca sulla demenza, consentendo agli scienziati di testare i trattamenti in una fase molto precedente. A suo volta questi potrebbe portare a una svolta per chi convive con questa malattia”.
La nuova scoperta apre nuove frontiere per la prevenzione e la cura dell’Alzheimer e, grazie alla diagnosi precoce, potrebbe dare ai medici gli strumenti necessari per arrestare o addirittura invertire il decorso neurodegenerativo.
I ricercatori della Washington University School of Medicine di St Louis hanno messo a punto una tecnica per rilevare micro quantità di tau in soli quattro millilitri di sangue e hanno scoperto che era correlato ai livelli di demenza; i soggetti sani invece avevano livelli bassi della proteina.
Lo studio è stato presentato all‘Alzheimer’s Association International Conference (AAIC), dove Clive Ballard, professore di malattie legate all’età presso la University of Exeter Medical School, ha dichiarato: “Questa ricerca rappresenta un emozionante passo verso lo sviluppo di un esame del sangue che potrebbe aiutare a identificare la malattia di Alzheimer concentrandosi su specifici sottotipi di tau, una delle proteine chiave che diventa anormale con l’Alzheimer. Sarà necessario molto lavoro per raggiungere la standardizzazione del test in tutti i laboratori, quindi potrebbero essere necessari almeno cinque anni”.
Nick Fox, professore di neurologia clinica presso l’University College di Londra (UCL) ha specificato: “Penso che ora stiamo vedendo prove convincenti che gli esami del sangue possono davvero identificare l’Alzheimer, e credo che li vedremo presto introdotti nella pratica clinica”. Ben 22 specialisti, tra i quali gli svedesi Sebastian Palmqvist, Oskar Hansson e Shorena Janelidze, hanno sviluppato il protocollo innovativo di un test sanguigno, sperimentandolo su 1.402 volontari. Il kit sarà disponibile tra 3-5 anni