Può qualcosa di piccolo come dei mini-vortici cambiare il destino del pianeta? Nel caso delle correnti oceaniche, la risposta è sì e anzi: più sono piccole, più potrebbero essere decisive.
È questa l’idea alla base di una scoperta pubblicata su Nature e guidata da Jinbo Wang, professore associato all’Università Texas A&M; un risultato che non solo finisce in copertina sulla rivista scientifica più prestigiosa al mondo, ma che segna anche una svolta nella comprensione dei meccanismi che regolano il nostro clima globale.

Il cuore dello studio? Un nuovo sguardo (e stavolta spaziale) sui cosiddetti eddy submesoscopici, ossia piccoli vortici marini difficilissimi da osservare ma che ora, grazie al satellite SWOT (Surface Water and Ocean Topography), possiamo finalmente “vedere”.
Cosa sono questi mini-vortici (eddy) e perché dovrebbero interessare tutti noi
Immagina un piccolo mulinello d’acqua che si forma dietro una roccia in un fiume. Ora sposta quell’immagine nell’oceano, su scala di decine o centinaia di chilometri; quello è un eddy.
Finora gli scienziati avevano studiato soprattutto quelli grandi, ma erano rimasti al buio su quelli più piccoli (larghi pochi chilometri) a causa della difficoltà nel rilevarli.

Eppure questi piccoli movimenti d’acqua sono tutt’altro che insignificanti. Trasportano calore, nutrienti, energia, influenzano la formazione degli uragani, la pesca, persino eventi su larga scala come El Niño e La Niña; sono insomma delle rotelline che, messe tutte insieme, contribuiscono a far girare l’intero ingranaggio climatico del pianeta.
Il satellite che vede l’invisibile
Per riuscire a coglierli serviva uno strumento fuori dal comune: ed è arrivato con SWOT: un satellite sviluppato da NASA, l’agenzia spaziale francese CNES e i partner del Regno Unito e del Canada, frutto di oltre 20 anni di lavoro e un investimento da un miliardo di dollari.

SWOT utilizza un radar interferometrico di nuova generazione che rileva le più piccole variazioni dell’altezza del mare, con precisione millimetrica; grazie a questa tecnologia, Wang e il suo team hanno finalmente potuto osservare i vortici submesoscopici in azione su scala globale. E il risultato è andato oltre ogni aspettativa.
“Il satellite ha funzionato quattro volte meglio del previsto”, racconta Wang. “Per la prima volta possiamo osservare direttamente processi oceanici su piccola scala in tutto il mondo.”
Un impatto climatico enorme, invisibile fino a ieri
Quello che SWOT ha mostrato è che queste minuscole correnti sono molto più frequenti e potenti di quanto si pensasse; spostano energia e calore tra gli strati oceanici, mescolano acqua calda e fredda, influenzano la circolazione globale e (a cascata) anche il clima.

Questo cambia tutto, poiché significa che le previsioni climatiche potrebbero migliorare enormemente grazie a queste nuove informazioni. I modelli numerici potranno finalmente includere meccanismi finora ignorati, che però fanno la differenza.
Dallo spazio all’intelligenza artificiale
Il lavoro di Wang non si ferma qui. Dopo l’esperienza al Jet Propulsion Laboratory della NASA, ora guida anche un team che studia come usare intelligenza artificiale e machine learning per analizzare i dati satellitari (presenti e futuri) e persino progettare nuove missioni.
Un’ulteriore conferma che il futuro della climatologia passa per la sinergia tra scienza, spazio e dati intelligenti.
“Questo è solo l’inizio”, conclude Wang. “Abbiamo finalmente gli strumenti per vedere ciò che era sempre stato lì, davanti ai nostri occhi, ma nascosto.”
Perché questa scoperta ci riguarda tutti
In un mondo sempre più colpito da eventi estremi, sapere cosa accade anche nelle pieghe più nascoste dell’oceano non è più un vezzo accademico: è una necessità.
Capire come l’oceano muove la sua energia – anche tramite piccolissimi vortici e ci permette di anticipare meglio uragani, crisi alimentari marine, fenomeni climatici globali.
E tutto questo, grazie a un satellite che guarda l’acqua, ma dallo spazio.