Un nuovo studio della Boston University svela un meccanismo affascinante della nostra memoria: anche i ricordi più banali possono diventare duraturi se associati a un evento emotivamente significativo.

Memoria: esempio pratico?
Hai mai vinto alla lotteria, o ricevuto una notizia bomba? Probabilmente ti ricordi benissimo anche cosa stavi facendo poco prima e magari qualcosa di assolutamente insignificante; è questo l’effetto osservato dallo studio pubblicato su Science Advances: gli eventi emozionanti possono “salvare” i ricordi deboli che li precedono o seguono, come se il cervello decidesse retroattivamente cosa vale la pena conservare.
Come funziona questo discorso sulla memoria?
I ricercatori hanno coinvolto quasi 650 partecipanti in una serie di esperimenti, mostrando immagini legate a diversi livelli di ricompensa, seguiti da test a sorpresa. Il cervello, si è scoperto, rafforza i ricordi fragili sulla base di due fattori:
- Impatto emotivo dell’evento centrale (più è forte, più si ricordano anche i momenti dopo).
- Somiglianza concettuale o visiva tra i momenti banali e quello emozionante (per i ricordi che precedono l’evento).
In pratica: non conta solo il “quando”, ma anche il “quanto somiglia” al momento chiave.
Implicazioni pratiche
Secondo gli autori, questo meccanismo potrebbe essere sfruttato in ambito educativo, abbinando contenuti emotivamente coinvolgenti a concetti difficili per favorire l’apprendimento. Ma anche in ambito clinico, per recuperare ricordi persi (come nell’invecchiamento), o al contrario per evitare il riaffiorare di ricordi traumatici.

“La memoria non è un registratore passivo, ma un sistema attivo che decide cosa conta davvero,” afferma il professor Reinhart, a capo dello studio.
Salvare ricordi (utili) e migliorare i voti
Sebbene il focus dello studio fosse individuare i meccanismi fondamentali dell’immagazzinamento dei ricordi, Reinhart spiega che i risultati potrebbero avere implicazioni cliniche ed educative molto concrete.
“La scoperta ha implicazioni importanti sia a livello teorico che pratico,” spiega. “Nell’istruzione, associare materiale coinvolgente dal punto di vista emotivo a concetti difficili potrebbe migliorarne la memorizzazione. In ambito clinico, potremmo recuperare ricordi deboli, finiti negli angoli più remoti della mente ad esempio a causa dell’invecchiamento.”

Ma c’è anche il rovescio della medaglia: “Potremmo impedire il recupero di ricordi traumatici, nei disturbi da stress o ansia.”
Lo studio è stato finanziato dal National Institutes of Health, dalla International Obsessive-Compulsive Disorder Foundation, dalla AE Research Foundation e da donazioni filantropiche.