Post-it affissi per tutta casa, agenda sempre sottobraccio e cellulare intasato da continue notifiche di Google Calendar: siamo circondati da “collaboratori di memoria”.
Qualunque sia il nostro stile di vita, tutti noi vorremmo cercare di immagazzinare nel nostro cervello quante più informazioni possibili nel corso della giornata, eppure ci sembra che la quantità di memoria disponibile sia limitata.
La perdita di memoria rappresenta una delle conseguenze più debilitanti delle malattie che colpiscono il sistema nervoso. Per tale motivo, tantissimi scienziati di tutto il mondo concentrano i propri studi sulle funzionalità del cervello e sul processo di apprendimento.
Un team di ricerca italiano è recentemente approdato a importanti novità in ambito neurobiologico, rilevando delle differenze nelle modalità di immagazzinamento di informazioni in maschi e femmine.
Ma prima di addentrarci nei dettagli e nei risultati di questa ricerca, cerchiamo di capire di più sul funzionamento della memoria.
Come funziona la memoria?
Il processo di apprendimento è costituito da due fasi:
- fase di studio: è il momento in cui si entra “in contatto” per la prima volta con l’informazione e la si immagazzina nel cervello; essa può essere definita:
- incidentale, se non si è consapevoli che successivamente ci sarà una fase di test;
- intenzionale, se si è consci del fatto che la nostra memoria sarà messa alla prova, come avviene quando si studia per un esame;
- fase di test: in questa occasione si verifica l’apprendimento, il quale è classificabile in due categorie:
- memoria implicita, se non si è consapevoli di quando sia avvenuta la fase di studio; per esempio, quando ci presentiamo, non ricordiamo con precisione quale sia stato l’esatto momento in cui siamo venuti a conoscenza del nostro nome;
- memoria esplicita, se si è consci pienamente di quando si sia verificata la fase antecedente; per esempio, in sede d’esame, si sa bene che le informazioni richieste dal professore sono state archiviate nel nostro cervello nelle settimane precedenti, pronte per essere tirate fuori nel momento opportuno.
Inoltre, a seconda del tempo che intercorre tra la fase di studio e la fase di test è possibile classificare la memoria in:
- memoria a breve termine: il tempo che separa le due fasi è di qualche minuto;
- memoria a lungo termine: le informazioni vengono elaborate e tirate fuori a distanza di ore, giorni o mesi.
La memoria, così descritta, sembrerebbe un processo semplice e lineare, ma ciò si verifica molto raramente. Più spesso, invece, rientrano in questo corso tanti altri fattori, che agevolano od ostacolano l’apprendimento.
Recentemente si è venuti a conoscenza che uno degli aspetti influenti sul percorso di memorizzazione è il sesso dell’individuo.
Memoria: maschi e femmine apprendono in modo diverso
La memoria è una funzione neuronale altamente complessa e plastica: le informazioni assimilate si riorganizzano continuamente nel cervello e la capacità di apprendimento cambia a seconda di distrazioni esterne, della durata del tempo che intercorre tra la fase di studio e quella di test e del carico di informazioni.
Un recente studio si è concentrato proprio sulle influenze esterne e interne che interferiscono sul processo di memorizzazione incidentale. Per gli esperimenti è stato impiegato un organismo modello da sottoporre ad analisi: il topo. Questo esserino ha in comune con l’uomo molto più di quanto si immagini e permette, dunque, di effettuare numerosi studi comportamentali e biologici, che verranno successivamente ampliati a Homo sapiens.
Lo studio si è svolto manipolando con specifiche tecniche neurobiologiche il sistema di apprendimento di questi piccoli organismi e sottoponendoli al riconoscimento di 3, 4, 6 o 9 oggetti diversi.
In seguito a molteplici esperimenti, si è giunti a 4 importanti conclusioni.
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I maschi ricordano più informazioni più a lungo, in assenza di altri stimoli esterni.
I topi di ambo i sessi sono stati sottoposti al riconoscimento di 3, 4, 6 e 9 oggetti diversi, riscontrando una capacità di memoria a breve termine fino a 6 oggetti diversi in entrambi i gruppi analizzati.
Le differenze sono state individuate negli oggetti immagazzinati nella memoria a lungo termine: 6 oggetti diversi per i maschi e 4 per le femmine. Questo risultato ha condotto alla conclusione che il processo di trasferimento dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine avvenga spontaneamente nei maschi e facoltativamente nelle femmine.
In una successiva fase di studio sono stati introdotti stimoli esterni interferenti, come odori particolari o altri oggetti: ciò ha influito negativamente solo sul processo di memorizzazione dei maschi, mentre le femmine non ne hanno minimamente risentito.
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L’attivazione di diversi circuiti neuronali dipende dal sesso e dalla quantità di informazioni.
Per analizzare come un diverso carico di memoria implichi una diversa attivazione dei circuiti neuronali nei due diversi sessi, questi ultimi sono stati sottoposti, prima dell’analisi, a 3 differenti carichi di memoria:
- carico basso: esplorazione di un’arena contenente 6 oggetti identici;
- carico medio, costituito da 3 oggetti differenti;
- carico alto: riconoscimento e memorizzazione di 6 oggetti differenti.
Sono stati analizzati, nello specifico, l’ippocampo dorsale e il nucleo ventrale talamico, riscontrando un aumento dell’attivazione di entrambi in relazione diretta al carico di memoria in ambo i sessi.
Le uniche differenze riscontrate nei due gruppi di topi sono le seguenti: in situazioni di alto carico, le femmine mostrano una maggiore attivazione del nucleo ventrale talamico rispetto all’ippocampo dorsale, mentre i maschi presentano un’attivazione più importante di quest’ultima porzione del cervello rispetto all’altra, dimostrando che i circuiti neuronali vengono utilizzati in modo diverso in relazione al sesso.
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La modulazione del nucleo ventrale talamico influisce sulla capacità di memorizzazione dei due gruppi analizzati.
Alla luce di quanto riscontrato nel secondo punto, gli scienziati hanno deciso di modulare l’attivazione del nucleo ventrale talamico in ambo i sessi, in modo da comprendere come ciò possa influire sulla capacità di memorizzazione.
- Nelle femmine è stata indotta un’inibizione del nucleo ventrale talamico, ottenendo una capacità di memorizzazione a lungo termine identica a quella presente normalmente nei maschi.
- Al contrario, è stato possibile riscontrare una riduzione nella quantità di oggetti memorizzata a lungo termine nei maschi, mediante una stimolazione dell’attività di questo circuito neuronale, simulando ciò che avviene nelle femmine.
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L’inibizione della via nucleo ventrale talamico – ippocampo dorsale elimina la differenza tra i sessi.
Tutti gli esperimenti finora analizzati conducono a un’unica conclusione: il nucleo ventrale talamico influisce negativamente sull’ippocampo dorsale, responsabile della memorizzazione.
Inibendo selettivamente questa via, gli studiosi hanno riscontrato una maggiore attività dell’ippocampo dorsale nelle femmine, consentendo a queste ultime di attivare tutti i processi che il cervello maschile utilizza per immagazzinare le informazioni nella memoria a lungo termine in condizioni di elevato carico.
In conclusione, il cervello maschile immagazzina nella memoria a lungo termine molte più informazioni di quello femminile, ma solo se non avvengono condizionamenti esterni. Il cervello femminile, invece, è molto più selettivo per quanto riguarda la quantità di informazioni che vengono ricordate a lungo termine, ma è capace di memorizzare anche in presenza di agenti esterni interferenti.