Il meccanismo di Antikythera, un manufatto di oltre 2.000 anni, è da tempo celebrato come il primo computer della storia, una sofisticata calcolatrice analogica che anticipò di secoli le capacità tecnologiche del suo tempo. Tuttavia, una nuova ricerca getta un’ombra su questa consolidata interpretazione, suggerendo una prospettiva radicalmente diversa sulla sua reale funzione.

Meccanismo di Antikythera: forse non il primo computer, ma un gioco sofisticato
Un team di ricercatori dell’Università Nazionale di Mar del Plata, in Argentina, ha condotto un’analisi approfondita della configurazione degli ingranaggi e della dentatura del meccanismo di Antikythera. Le loro scoperte mettono in discussione la sua presunta operatività, suggerendo che il dispositivo potrebbe non essere mai stato effettivamente funzionante.
L’interpretazione prevalente attribuisce al meccanismo di Antikythera la funzione di calcolare i complessi movimenti del Sole, della Luna e degli altri pianeti allora conosciuti, nonché la previsione delle eclissi solari e lunari. Questo sofisticato scopo astronomico ha alimentato l’immagine del dispositivo come un’eccezionale testimonianza dell’ingegno scientifico e tecnologico dell’antica Grecia.
Del meccanismo originale è sopravvissuto solo un insieme frammentario di ingranaggi e iscrizioni, scoperto nel 1901 all’interno di un relitto navale. Da allora, esperti di diverse discipline hanno dedicato sforzi considerevoli alla ricostruzione ipotetica del dispositivo completo, cercando di comprenderne la struttura, il funzionamento e lo scopo originario.

La recente ricerca argentina si basa su un precedente lavoro condotto dall’astrofisico Mike Edmunds dell’Università di Cardiff. Edmunds aveva esaminato attentamente la forma dei denti degli ingranaggi superstiti, identificando una serie di errori di fabbricazione che potrebbero essere stati introdotti durante la realizzazione del meccanismo.
“Secondo le nostre ipotesi, gli errori identificati da Edmunds superano i limiti tollerabili richiesti per prevenire i guasti”, affermano i ricercatori argentini nel loro studio. Questa conclusione implica che, a causa delle imprecisioni nella sua costruzione, il meccanismo di Antikythera potrebbe non essere mai stato in grado di operare in modo affidabile e preciso come un calcolatore astronomico.
Di fronte a questa evidenza, i ricercatori argentini propongono due possibili scenari. Il primo suggerisce che il meccanismo non abbia mai effettivamente funzionato a causa degli intrinseci difetti di fabbricazione. Il secondo scenario ipotizza che gli errori reali presenti nel meccanismo originale fossero in realtà inferiori a quelli stimati da Edmunds, implicando che il dispositivo potrebbe aver avuto una qualche forma di funzionalità, seppur limitata. Entrambe le ipotesi rimettono in discussione la tradizionale visione del meccanismo di Antikythera come un sofisticato e preciso strumento di calcolo astronomico, aprendo nuove intriganti domande sulla sua vera natura e sul suo scopo nell’antichità.
Oltre le imprecisioni celesti: l’ipotesi di un dispositivo untrinsicamente difettoso
L’elemento distintivo di questa recente ricerca risiede nella metodologia impiegata, che integra in modo innovativo l’analisi dettagliata della dentatura degli ingranaggi e la valutazione dei potenziali errori di fabbricazione. Tra questi errori, vengono considerati le variazioni nella spaziatura dei denti e le evidenze di irregolarità nella rotazione degli ingranaggi stessi. La combinazione di questi parametri ha permesso ai ricercatori di sviluppare un modello simulato più completo e sofisticato del funzionamento del meccanismo di Antikythera.

Precedenti studi avevano già suggerito che il meccanismo di Antikythera potesse presentare delle imprecisioni nella sua rappresentazione dei fenomeni celesti, attribuibili in parte alla limitata comprensione cosmologica dell’epoca e in parte a potenziali imperfezioni meccaniche. Tuttavia, la nuova ipotesi avanzata dal team argentino si spinge oltre, suggerendo che il dispositivo potrebbe non essere mai stato pienamente operativo a causa di difetti intrinseci nella sua costruzione.
“Il nostro modello ha evidenziato numerosi casi di inceppamento e disinnesco degli ingranaggi causati sia dalla distribuzione casuale che sistematica dei denti”, scrivono i ricercatori. Questa affermazione, basata sui risultati delle loro simulazioni, implica che le irregolarità nella fabbricazione degli ingranaggi avrebbero compromesso la fluidità e l’affidabilità del movimento del meccanismo, rendendolo potenzialmente inutilizzabile per i calcoli astronomici complessi a cui era tradizionalmente associato. Le simulazioni suggeriscono che tali difetti avrebbero portato a blocchi meccanici e alla perdita di sincronizzazione tra i diversi componenti, minando la sua presunta funzione di calcolatore astronomico preciso.
Capolavoro ingegneristico o elaborata decorazione?
Nonostante le suggestive conclusioni del nuovo studio, gli stessi ricercatori riconoscono la presenza di significative riserve e ammettono la natura parzialmente “speculativa” del loro lavoro. La sfida principale risiede nella frammentarietà dello stato attuale del meccanismo di Antikythera. I pochi frammenti sopravvissuti hanno subito danni considerevoli ed erosione a causa della loro prolungata permanenza sott’acqua per numerosi secoli. Questa condizione rende inevitabile l’esistenza di molteplici ipotesi plausibili riguardo alla sua struttura e al suo funzionamento originario.

Pur nella consapevolezza dei limiti imposti dalla condizione dei reperti, la ricerca argentina solleva un dubbio legittimo sulla tradizionale interpretazione del meccanismo. La possibilità che non fosse un’opera di ingegneria funzionale, ma piuttosto un oggetto decorativo elaborato, merita seria considerazione e stimola una riconsiderazione delle nostre attuali conoscenze sul manufatto. Nonostante le incertezze, questo nuovo studio rappresenta un importante punto di partenza per le future indagini. Le loro scoperte forniscono una base per ulteriori ricerche e aprono la strada allo sviluppo di tecniche di analisi più sofisticate e precise.
Questa analisi suggerisce che dobbiamo essere cauti nel supporre che le nostre misurazioni dei frammenti riflettano perfettamente i loro valori originali”, sottolineano i ricercatori. Questa affermazione evidenzia la necessità di approcci metodologici più critici e di una maggiore consapevolezza delle potenziali distorsioni introdotte dal deterioramento subito dal meccanismo nel corso del tempo. “Invece, evidenzia la necessità di ulteriori ricerche e del possibile sviluppo di tecniche più raffinate per comprendere meglio la reale accuratezza e funzionalità del meccanismo di Antikythera” .

In conclusione, la vera natura e lo scopo di questo enigmatico oggetto antico rimangono un affascinante mistero, la cui soluzione richiederà ulteriori sforzi di ricerca e l’applicazione di strumenti analitici sempre più avanzati.
Lo studio è stato pubblicato sul server di preprint arXiv.