La ricerca di intelligenza extraterrestre (SETI), così come la conosciamo oggi, potrebbe avere radici sorprendentemente antiche, risalenti a un esperimento pionieristico condotto esattamente 100 anni fa. Nel 1924, l’astronomo americano David Todd diede vita a un’iniziativa audace e visionaria: tentare di captare segnali radio provenienti dal pianeta Marte.

Un’epoca di fascino marziano
All’epoca, l’immaginario collettivo era pervaso da un’intensa fascinazione per Marte, alimentata da teorie e speculazioni sulla possibile esistenza di civiltà aliene sul Pianeta Rosso. Marte, quindi, rappresentava il candidato ideale per la ricerca di vita intelligente extraterrestre.
Il 1924 offrì un’opportunità astronomica unica: Marte si trovava in opposizione, ovvero nel punto di massima vicinanza alla Terra. Questa congiunzione favorevole ridusse la distanza tra i due pianeti a soli 54.717.696 km, un’occasione imperdibile per tentare di captare eventuali segnali radio di origine marziana.
David Todd, spinto dalla sua curiosità scientifica e dall’entusiasmo popolare per Marte, decise di condurre un esperimento per ascoltare eventuali trasmissioni radio provenienti dal pianeta. L’esperimento, seppur rudimentale per gli standard odierni, rappresentò un tentativo pionieristico di applicare la tecnologia radio all’esplorazione dello spazio e alla ricerca di vita extraterrestre.

Sebbene l’esperimento di Todd non abbia prodotto risultati concreti, esso segnò un momento importante nella storia della ricerca di intelligenza extraterrestre. L’audace iniziativa di Todd anticipò di decenni l’avvento del SETI moderno, dimostrando l’interesse dell’umanità per la ricerca di vita oltre la Terra.
L’esperimento di David Todd può essere considerato un precursore del SETI moderno, che utilizza radiotelescopi e altre tecnologie avanzate per cercare segnali radio provenienti da civiltà extraterrestri. L’iniziativa di Todd, seppur limitata dalle tecnologie dell’epoca, dimostrò la possibilità di utilizzare la radioastronomia per esplorare il cosmo e cercare segni di vita intelligente.
L’esperimento, un piccolo e eccentrico tentativo di ascoltare i “marziani”, rappresenta un capitolo affascinante nella storia della ricerca di intelligenza extraterrestre. A 100 anni di distanza, la nostra ricerca di vita oltre la Terra continua, alimentata dalla stessa curiosità e dallo stesso spirito pionieristico che animò David Todd nel lontano 1924.
Il silenzio radiofonico e il segnale misterioso
Todd reclutò l’inventore Charles Francis Jenkins, pioniere nello sviluppo della televisione, per assisterlo nell’esperimento. Jenkins, da un laboratorio appositamente allestito, aveva il compito di monitorare le onde radio captate e di registrarle su carta attraverso un suo innovativo dispositivo.
Consapevole dell’importanza di un ambiente privo di interferenze, Todd richiese un silenzio radiofonico globale. Pur non ottenendo una collaborazione su scala mondiale, riuscì a convincere la Marina degli Stati Uniti a imporre periodi di silenzio radiofonico intermittenti. Per tre giorni, dal 21 al 24 agosto, furono concessi cinque minuti di silenzio radiofonico all’inizio di ogni ora.
Durante uno di questi periodi di silenzio, Todd e Jenkins registrarono un segnale anomalo. Le onde radio impresse sulla carta rivelarono una forma che ricordava vagamente un “volto disegnato in modo rozzo”, scatenando un’ondata di speculazioni e alimentando le fantasie popolari sui “marziani”.Tuttavia, l’origine del segnale rimase un mistero. “È un fenomeno che non possiamo spiegare”, ammise Jenkins. Timoroso di essere ridicolizzato, Jenkins concluse che il segnale “non aveva niente a che fare con Marte”. L’ambiguità del segnale non fornì la prova definitiva di una presenza extraterrestre.

Nonostante l’esito incerto, l’esperimento di Todd e Jenkins fu un precursore della radioastronomia, un campo che si sarebbe sviluppato solo un decennio dopo. L’esperimento dimostrò il potenziale della tecnologia radio per l’esplorazione spaziale e la ricerca di vita extraterrestre. Un secolo dopo l’esperimento di Todd, la ricerca di segnali provenienti da civiltà extraterrestri continua. Tecnologie avanzate come i radiotelescopi e l’analisi dei dati assistita dall’intelligenza artificiale vengono impiegate per scandagliare il cosmo.
L’esperimento di David Todd, con la sua combinazione di ingegno, collaborazione e un pizzico di immaginazione, rimane un capitolo affascinante nella storia del SETI. Dimostra come la curiosità umana e il desiderio di esplorare l’ignoto abbiano spinto la ricerca di vita extraterrestre per un secolo, e continueranno a farlo in futuro.
Il fascino duraturo di Marte
L’attrazione esercitata da Marte sull’immaginario umano è un fenomeno duraturo, che si estende per secoli. Il Pianeta Rosso, con il suo caratteristico colore e le sue peculiarità, ha alimentato la fantasia di scrittori e registi, comparendo in numerose opere di fantascienza. Parallelamente, è diventato oggetto di indagine scientifica, con missioni robotiche che ne esplorano la superficie fin dagli anni ’60.
Nel febbraio 2021, Marte ha assistito all’arrivo di tre missioni spaziali: la cinese Tianwen-1, la Hope Probe degli Emirati Arabi Uniti e il rover Perseverance della NASA. Queste missioni, partite dalla Terra nel luglio precedente, hanno sfruttato un’opportunità astronomica favorevole: l’allineamento tra Marte e la Terra, che si verifica ogni 26 mesi. Questo allineamento riduce la distanza tra i due pianeti, consentendo viaggi più rapidi ed efficienti.
La NASA, in particolare, ha una lunga storia di esplorazione marziana, iniziata nel 1965. Le missioni della NASA hanno fornito immagini e dati preziosi, contribuendo alla nostra conoscenza del Pianeta Rosso. Marte, infatti, è il secondo corpo celeste più accessibile nel nostro sistema solare, dopo la Luna.

“Marte è il pianeta più simile alla Terra nel nostro sistema solare”, ha affermato Steve Jurczyk, amministratore facente funzioni della NASA. “Studiando la sua storia geologica e climatica, possiamo comprendere meglio l’evoluzione della Terra e prevedere il suo futuro”.
Le missioni spaziali attualmente in corso su Marte sono animate da una serie di obiettivi interconnessi, volti a svelare i segreti del Pianeta Rosso e a preparare il terreno per future esplorazioni umane. In primo luogo, vi è un’indagine approfondita della storia geologica e climatica di Marte, con l’intento di ricostruire le condizioni ambientali del passato e comprendere come il pianeta si sia evoluto nel corso del tempo. Questo studio non solo fornisce informazioni preziose sulla storia di Marte, ma offre anche spunti di riflessione sull’evoluzione della Terra stessa.
In secondo luogo, vi è una ricerca appassionata di tracce di vita, sia passata che presente. La scoperta di forme di vita, anche microbiche, su Marte avrebbe un impatto rivoluzionario sulla nostra comprensione dell’universo e della possibilità di vita al di fuori della Terra. Le missioni spaziali sono dotate di strumenti sofisticati per analizzare campioni di suolo e rocce, alla ricerca di biomarcatori e altre prove di attività biologica.

Infine, vi è un obiettivo a lungo termine di preparare future missioni umane su Marte. Questo comporta lo studio delle risorse naturali del pianeta, come l’acqua ghiacciata, e la valutazione dei rischi per la salute umana, come la radiazione cosmica. Le missioni spaziali stanno anche testando tecnologie e strategie per la sopravvivenza umana su Marte, come la produzione di ossigeno e la costruzione di habitat.
L’attrazione che Marte esercita sull’umanità trascende la semplice curiosità astronomica, radicandosi in una profonda affinità con il nostro pianeta. La sua somiglianza con la Terra, seppur parziale, alimenta la speranza di scoprire un mondo che, in un lontano passato, potrebbe aver ospitato la vita. Questa possibilità, lungi dall’essere una mera speculazione, è sostenuta da evidenze geologiche che suggeriscono la presenza di antichi oceani e di un’atmosfera più densa.
Le missioni spaziali, con i loro robot esploratori e strumenti scientifici all’avanguardia, ci permettono di varcare la soglia di questo mondo alieno, svelando i suoi segreti strato dopo strato. Ogni immagine, ogni dato raccolto, contribuisce a costruire un quadro sempre più dettagliato di Marte, rivelando la sua storia geologica, la sua composizione chimica e le sue potenzialità.

L’esplorazione di Marte non è solo un’impresa scientifica, ma anche un viaggio alla scoperta di noi stessi. Studiando Marte, possiamo comprendere meglio la storia della Terra e il destino del nostro pianeta. Possiamo anche interrogarci sulle condizioni necessarie per la vita e sulla possibilità di esistenza di altre forme di vita nell’universo.
Le missioni spaziali su Marte sono quindi un investimento nel futuro dell’umanità, un passo fondamentale verso la realizzazione del sogno di esplorare e colonizzare altri mondi.