La malattia di Kawasaki è una vasculite che coinvolge le arterie coronariche e che si manifesta in neonati e bambini tra 1 e 8 anni.
Da quando è iniziata la pandemia da covid19, che ha coinvolto in modo particolare l’Italia, si è avuto un triste aumento dei casi diagnosticati e un’attenta verifica ha evidenziato che i bambini affetti dalla malattia di Kawasaki risultano positivi anche al coronavirus.
Malattia di Kawasaki: cos’è e come si manifesta
Come già detto, la mattia di Kawasaki interessa i vasi sanguigni piccoli e medi che risultano infiammati senza conoscerne le cause scatenanti. I principali sintomi sono: febbre prolungata, esantema, congiuntivite, infiammazione mucosa e linfoadenopatie; talvolta possono svilupparsi aneurismi delle arterie coronariche e rompersi o causare infarto del miocardio.
I bambini a cui viene diagnosticata devono essere assistiti da un cardiologo pediatra esperto o un reumatologo pediatra e le terapie da somministrare devono essere tempestive, possibilmente entro 10 giorni dalla sua comparsa.
La maggior parte dei bambini colpiti risponde alle cure entro le prime 24 ore. Senza terapia, la mortalità sfiora l’1%, in linea di massima entro 6 settimane dall’esordio. Con una terapia incisiva invece il tasso di mortalità (negli Stati Uniti ndr) è dello 0,17%. La lunga durata della febbre aumenta il rischio di infarto del miocardio. In assenza di malattia coronarica, la guarigione è significativa e i 2/3 degli aneurismi regrediscono entro il primo anno. Gli aneurismi coronarici giganti invece hanno una remissione meno frequente e necessitano di un follow-up e una terapia più importanti.
Malattia di Kawasaki: correlata col coronavirus?
Lucio Verdoni, reumatologo pediatra dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha dichiarato ad Open: “Negli ultimi cinque anni, in media, ho affrontato 4 casi all’anno di bambini con la malattia di Kawasaki; quest’anno siamo già a 16. E sa quanti ne sono arrivati solo da domenica ad oggi? Ben 4. Com’è possibile? Mai così tanti, peraltro tutti “complicati” e tutti con sierologia positiva al Covid-19. Sia chiaro, noi non abbiamo ancora la conferma ufficiale che la malattia sia legata al Coronavirus“.
“Spero che questi casi si fermino qui e che non ce ne siano ancora altri. Prima, infatti, aiutavo gli “adulti” positivi al Covid-19, adesso stanno arrivando i bambini che, fortunatamente, dopo il trattamento si riprendono. Alcuni di loro, però, sviluppano una malattia secondaria. Numeri alla mano, l’incidenza della sindrome infiammatoria, nell’ultimo mese, è stata di 30 volte superiore al passato ma solo una piccola minoranza di bambini infettati da SARS-CoV-2 sviluppa la malattia di Kawasaki, sicuramente meno dell’1%“, continua Verdoni, impegnato nell’emergenza coronavirus in uno dei comuni più colpiti in Italia.
Sempre secondo Verdoni: “Abbiamo osservato che il Coronavirus potrebbe essere il fattore scatenante della malattia di Kawasaki. Abbiamo visto cose orrende, abbiamo affrontato una situazione gravissima, quasi “mostruosa”, che ci lascerà il segno. Il Coronavirus, dunque, ci ha insegnato che la medicina non è una scienza esatta”. Dichiarazioni che non ci possono lasciare indifferenti, anche se non c’è nessuna intenzione di creare allarmismi e la situazione appare quanto meno contenuta.
Tutta l’Europa si è subito mobilitata per verificare se la correlazione tra covid19 e l’insorgenza della malattia di Kawasaki sia un’ipotesi fondata o solo un’amara coincidenza. La Federazione italiana dei medici pediatri non si sbilancia e nel documento inviato a 11 mila pediatri si legge: “In Italia abbiamo avuto due decessi in età pediatrica legati al Covid-19 che hanno colpito bambini già compromessi. È noto, inoltre, che il Coronavirus nei bambini ha un andamento generalmente benigno”.
“Talvolta può avere, come nell’adulto, un andamento in due fasi: la prima, quella legata al virus, di breve durata e normalmente benigna; la seconda, legata ad alterazioni immunologiche, che si manifesta in modo vario e a distanza di tempo variabile e va dalla grave tempesta citochinica – causa dello stato infiammatorio generalizzato – a una serie di altre problematiche che possano dar luogo a vasculiti (responsabili delle lesioni delle mani e dei piedi), fino a vere alterazioni della coagulazione che possono dar luogo alla formazione di trombi a livello polmonare fino alla gravissima coagulazione disseminata intravascolare”.
Non rimane che aspettare gli sviluppi delle ricerche suddette. Ti terremo aggiornato.