Una nuova ricerca condotta da ICES, McGill University e dal Research Institute del McGill University Health Center ha rivelato che le persone che portano avanti una gravidanza per altri, note come madri surrogate, sembrano avere una maggiore probabilità di ricevere una diagnosi di una nuova malattia mentale sia durante che dopo la gravidanza. Questo studio, il primo su larga scala a utilizzare dati sanitari dell’Ontario, esplora le sfide di salute mentale che alcune portatrici gestazionali affrontano, in un contesto dove il numero di nascite tramite maternità surrogata è in costante crescita.

Le madri surrogate e la salute mentale: un rischio maggiore
I risultati della ricerca sollevano importanti questioni relative all’efficacia dei protocolli di screening pre-gravidanza. Sebbene le linee guida esistenti raccomandino una valutazione della salute mentale per tutte le aspiranti portatrici gestazionali, lo studio ha rivelato una discrepanza preoccupante. Quasi il 20% delle partecipanti aveva già ricevuto una diagnosi di una malattia mentale prima di iniziare la gravidanza per altri.
Questa scoperta è particolarmente allarmante perché, in alcuni di questi casi, le patologie diagnosticate erano considerate sufficientemente gravi da sollevare dubbi sulla loro idoneità a portare avanti una gestazione. Tali condizioni avrebbero dovuto, in teoria, essere rilevate durante un processo di screening rigoroso, ma evidentemente ciò non è sempre avvenuto. La Dottoressa Maria Velez, autrice principale dello studio, sottolinea con fermezza che i risultati della ricerca rendono evidente la necessità di un’azione immediata. È imperativo che le cliniche e i professionisti del settore implementino protocolli di screening e consulenza più approfonditi.

L’obiettivo è duplice: da un lato, identificare in modo più efficace le madri surrogate con una storia clinica che potrebbe comportare rischi aggiuntivi e, dall’altro, assicurare che tutte le potenziali portatrici siano pienamente informate sui rischi specifici che potrebbero affrontare. Velez evidenzia in particolare il rischio di una nuova insorgenza di una malattia mentale o dell’esacerbazione di una condizione preesistente durante e dopo la gravidanza. Un’informazione chiara e completa è essenziale per permettere a queste donne di prendere decisioni consapevoli e per garantire il loro benessere psicofisico durante l’intero percorso.
Tassi di incidenza e rischio di ospedalizzazione
Un recente studio ha analizzato un vasto campione di 767.406 parti avvenuti in Ontario, Canada, tra il 2012 e il 2021, prendendo in considerazione donne che non avevano una diagnosi preesistente di disturbi mentali. Il campione è stato suddiviso in tre gruppi per il confronto: il 97,6% (748.732) delle donne aveva concepito senza assistenza, il 2,3% (17.916) tramite fecondazione in vitro e lo 0,1% (758) erano madri surrogate. È emerso che le portatrici gestazionali avevano una probabilità maggiore di aver già avuto parti precedenti, di vivere in zone a basso reddito e di avere tassi più elevati di obesità e ipertensione cronica.
I risultati dello studio hanno evidenziato una differenza significativa nei tassi di incidenza di nuove malattie mentali. Il tasso per 100 persone-anno era di 5,2 tra le donne con concepimento non assistito, 5,0 tra quelle che hanno concepito tramite fecondazione in vitro, ma saliva a 6,9 tra le portatrici gestazionali. Questa tendenza era ancora più marcata per le diagnosi di malattie mentali che richiedevano un ricovero in pronto soccorso o un’ospedalizzazione, rispetto a quelle gestite in ambulatorio.

Come sottolinea la Dottoressa Velez, questi dati sono particolarmente preoccupanti. Afferma che “purtroppo, meno della metà di coloro che si rivolgono al pronto soccorso per problemi di salute mentale dopo il parto ricevono cure di follow-up tempestive”. Questa mancanza di assistenza post-parto espone molte donne, e in particolare le madri surrogate, a rischi aggiuntivi durante un periodo di grande vulnerabilità.
La necessità di nuove linee guida per il supporto psicologico delle madri surrogate
Gli autori di questo studio sperano che le loro scoperte rappresentino un catalizzatore per un cambiamento significativo nelle attuali pratiche sanitarie. L’obiettivo è ispirare la creazione di nuove linee guida che garantiscano un supporto alla salute mentale più adeguato e strutturato per le donne che scelgono di diventare portatrici gestazionali. Fino ad oggi, l’attenzione si è concentrata principalmente sugli aspetti fisici e legali della maternità surrogata, ma i risultati di questa ricerca sottolineano in modo inequivocabile la necessità di affrontare con la stessa serietà anche il benessere psicologico di queste donne, sia durante che dopo la gravidanza.
L’auspicio degli scienziati è che le future linee guida prevedano un approccio integrato, che vada oltre il semplice screening iniziale. Si rendono necessari programmi di consulenza e monitoraggio continuo che accompagnino madri surrogate in tutte le fasi del percorso: prima del concepimento, durante la gravidanza e, in particolare, nel delicato periodo post-parto.

Poiché le madri surrogate mostrano una maggiore vulnerabilità a sviluppare o a vedere esacerbate patologie mentali, è cruciale che ricevano un’assistenza personalizzata e tempestiva. Questo include un accesso facilitato a terapie e a un supporto psicologico specializzato, soprattutto in caso di ricovero al pronto soccorso, per prevenire il deterioramento della loro condizione. L’intento è di creare un sistema che protegga attivamente la salute mentale di queste donne, riconoscendo e valorizzando il loro ruolo in un processo complesso che ha un impatto profondo e duraturo.
Lo studio è stato pubblicato su JAMA Network Open.