La cosiddetta macchina di Majorana approda in Senato tra le critiche del CICAP, che denuncia la mancanza di prove scientifiche e il rischio di legittimare la pseudoscienza in un contesto istituzionale. L’invenzione, attribuita all’imprenditore Rolando Pelizza e mai dimostrata, prometterebbe energia infinita e persino la trasmutazione della materia. Ma per gli scienziati, dietro al mito non c’è nulla di verificabile.
Dal mistero di Majorana alla macchina miracolosa

Tutto nasce da un racconto affascinante che unisce leggenda e scienza. Negli anni Settanta, Rolando Pelizza, imprenditore bresciano, raccontò di aver incontrato Ettore Majorana in un monastero del Sud Italia.
Secondo la sua versione, il fisico scomparso nel 1938 gli avrebbe fornito i principi teorici per costruire un dispositivo capace di manipolare la materia, produrre energia illimitata e persino ringiovanire i corpi umani.
Il racconto di Pelizza e l’ombra del genio scomparso
Pelizza dichiarò di aver realizzato diversi prototipi funzionanti e di aver documentato esperimenti “straordinari”: gommapiuma trasformata in oro, distruzione di materiali solidi, creazione di energia pulita senza combustione.
Nonostante le affermazioni, nessuna prova concreta è mai stata pubblicata o verificata. Mancano misurazioni, test ripetibili e verifiche indipendenti.
Dopo la sua morte nel 2022, l’eredità del mito è rimasta nelle mani dei sostenitori, che ancora oggi sostengono l’esistenza della macchina come “scoperta censurata”.
Il caso arriva in Senato e scatta la reazione del CICAP

Mercoledì 22 ottobre 2025, la “macchina di Majorana” è arrivata fino al Senato della Repubblica per una conferenza pubblica organizzata dal vicepresidente Gian Marco Centinaio, già ministro delle Politiche agricole. L’evento, però, si presenta come un incontro a senso unico, senza alcun contraddittorio scientifico o intervento da parte di esperti di fisica.
La notizia ha fatto scattare la reazione del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), fondato da Piero Angela.
In una nota ufficiale, il comitato sottolinea che dare spazio istituzionale a teorie prive di verifiche rischia di minare la fiducia nella scienza.
«È una narrazione a senso unico, dove la voce della razionalità resta fuori», si legge nel comunicato del CICAP.
“Evento a senso unico”: la critica di Lorenzo Montali
Il presidente del comitato, Lorenzo Montali, ha ribadito che il Parlamento non è la sede per giudicare la validità delle teorie scientifiche.
«Il Parlamento non è il luogo dove si decide il valore delle prove scientifiche. Organizzare convegni a senso unico rischia solo di dare una credibilità pubblica a teorie mai verificate», ha dichiarato Montali.
Un richiamo alla responsabilità istituzionale che richiama il ruolo educativo della politica, specie quando si toccano temi scientifici complessi.
Nessuna prova verificabile, solo testimonianze contraddittorie

Nel suo libro L’ultimo segreto di Majorana. La macchina di Rolando Pelizza (2024), il fisico Lorenzo Paletti smonta punto per punto la vicenda. Secondo la sua analisi, Pelizza non ha mai prodotto documentazione scientifica capace di confermare l’esistenza della macchina.
Le presunte lettere e i filmati citati dai sostenitori non hanno mai superato controlli indipendenti e, in alcuni casi, presentano incongruenze evidenti.
Anche Erasmo Recami, biografo e studioso di Majorana, mantiene un approccio prudente ma chiaro: «In assenza di dati pubblici, misure e revisione tra pari, restiamo nel campo del racconto», afferma.
In altre parole, senza prove replicabili e trasparenti, l’intera storia resta una leggenda priva di valore scientifico.
Perché la macchina di Majorana non supera il metodo scientifico
Il metodo scientifico non si fonda sulla fede, ma sulla verifica.
Ogni affermazione straordinaria deve essere accompagnata da evidenze osservabili, misurabili e riproducibili.
È questo che distingue la scienza dalla pseudoscienza: la disponibilità dei dati, la revisione tra pari e la possibilità per altri ricercatori di ottenere gli stessi risultati.
Nel caso della macchina di Pelizza, mancano tutti questi elementi. Nessun laboratorio ha mai potuto testare l’apparecchio. Nessun documento ufficiale descrive la struttura o il principio di funzionamento.
L’intera narrazione si regge su testimonianze orali e materiali privi di autenticazione, come video sgranati o lettere senza origine certa.
Per il CICAP, il problema non è solo la mancanza di prove, ma il valore simbolico che eventi come quello in Senato assumono: quando istituzioni pubbliche ospitano tesi infondate, si rischia di dare una patina di legittimità a idee antiscientifiche.
Tra mito e fisica reale: chi era davvero Ettore Majorana

Ettore Majorana rimane una figura centrale della fisica del Novecento.
Le sue ricerche sui neutrini e sulla simmetria tra materia e antimateria hanno lasciato un segno profondo nella teoria delle particelle.
La sua scomparsa nel 1938 ha alimentato infinite ipotesi, trasformando un grande scienziato in un personaggio mitologico.
Oggi, la “macchina di Majorana” appare come l’ennesimo tentativo di romanticizzare il mistero, spostando l’attenzione dalla scienza ai racconti fantastici.
Ma, come ricorda lo stesso Recami, «il rispetto per la memoria di Majorana passa dal riconoscere il suo lavoro scientifico, non dal legarlo a storie senza prove».
Il richiamo alla razionalità e alla responsabilità istituzionale
Il caso Majorana dimostra quanto sia facile confondere il fascino del mistero con la verità scientifica.
L’interesse per teorie alternative non è di per sé negativo, ma la differenza tra curiosità e credulità sta nella capacità di chiedere prove.
Quando la politica ospita teorie non dimostrabili, il rischio è di danneggiare la cultura scientifica e di confondere l’opinione pubblica.
Il CICAP conclude con un messaggio semplice ma cruciale: la scienza non teme le domande, ma pretende risposte verificabili.
Ed è proprio questo che manca nella storia della macchina di Majorana: la prova che funzioni davvero.
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