Una nuova classe di farmaci, Lu-PSMA-617, rintraccia i tumori alla prostata resistenti ottenendo un buon successo e prolungando la vita dei pazienti.
A dichiararlo è un team internazionale di ricercatori tra i quali Professor Johann de Bono, Professore di Medicina Sperimentale sul Cancro presso l’Institute of Cancer Research, Londra, e Consulente Medico Oncologo presso il Royal Marsden NHS Foundation Trust, e il Professor Ken Herrmann, Direttore della Clinica di Medicina Nucleare presso l’Ospedale Universitario di Essen, Germania.
Il trattamento fornisce radiazioni beta direttamente alle cellule tumorali, è ben tollerato dai pazienti e li mantiene in vita più a lungo rispetto alle cure standard, come ha evidenziato uno studio di fase 3 che sarà presentato al congresso dell’Associazione europea di urologia, EAU21.
Lu-PSMA-617: ecco quali sono i suoi effetti benefici
Il nuovo trattamento Lu-PSMA-617, adotta un nuovo approccio, prendendo di mira una molecola chiamata PSMA, che è nota per essere aumentata sulle superfici delle cellule tumorali, distruggendole e intervenendo sul loro microambiente circostante. Il gruppo di studio internazionale ha così deciso di verificare se Lu-PSMA-617 fosse più efficace delle cure standard.
Per poter portare avanti questa ricerca, I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere il trattamento più lo standard cure o cure standard da sole.
I risultati sono stati incoraggianti: il trattamento infatti ha migliorato significativamente la sopravvivenza dei pazienti in media di quattro mesi, rispetto al trattamento standard.
Il tempo di sopravvivenza mediano era di 15,3 mesi per il gruppo di trattamento e 11,3 mesi per quelli che ricevevano cure standard. Anche la sopravvivenza libera da progressione, o il tempo prima che il tumore di un paziente peggiorasse, era più lunga con il trattamento: una mediana di 8,7 mesi rispetto ai 3,4 mesi per quelli con cure standard.
Lo studio ha anche confrontato gli effetti collaterali, scoprendo che la qualità della vita correlata alla salute non è stata influenzata negativamente e il team conclude che si tratta di un medicinale efficace e sicuro che può migliorare lo standard di cura per i pazienti con questo cancro alla prostata avanzato.
Il professor Ken Herrmann afferma: “Si tratta di un concetto terapeutico completamente nuovo; un medicinale di precisione che eroga radiazioni direttamente a un tumore ad alta incidenza. Il trattamento è stato ben tollerato dai pazienti e hanno avuto una sopravvivenza media di quattro mesi in più con una buona qualità della vita. Lu-PSMA-617 può migliorare la vita di molti uomini con carcinoma prostatico avanzato e delle loro famiglie”.
Il professor Johann de Bono ha affermato: “I nostri risultati mostrano che questo potente medicinale radioattivo può fornire radiazioni proprio alle cellule tumorali e distruggerle, prolungando la vita dei pazienti. Spero che gli uomini i cui tumori hanno alti livelli di PSMA possano presto beneficiare di questo trattamento altamente innovativo. Attualmente, il trattamento è in fase di valutazione da parte del National Institute for Health and Care Excellence (NICE) per l’uso nel NHS in Inghilterra e Galles”.
“L’utilizzo della molecola PSMA per colpire direttamente le cellule del cancro alla prostata è l’inizio di una nuova era della medicina di precisione nella diagnostica urologica e nella terapia”, afferma il professor Peter Albers, capo del dipartimento di urologia, Università di Dusseldorf e presidente del dipartimento scientifico Ufficio dell’EAU.
“LU-PSMA-617 è stato testato nella cosiddetta malattia allo stadio terminale e ha ancora mostrato superiorità e questo apre la strada a studi per trattare i pazienti nelle fasi precedenti. Abbiamo riscontrato un successo simile in ambito diagnostico, utilizzando questa molecola per migliorare la modo in cui mettiamo in scena i tumori. Questo approccio mirato rivoluzionerà il modo in cui affrontiamo il trattamento degli uomini con cancro alla prostata in futuro”. Conclude lo scienziato.
Il tumore alla prostata in Italia ha sfiorato le 40 mila diagnosi e riguarda principalmente circa il 20 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo. Fortunatamente, il rischio che questa patologia abbia un esito infelice è molto ridotto.
Le statistiche parlano chiaro: ben il 91% dei soggetti colpiti dalla malattia, sopravvivono a 5 anni dalla diagnosi. Un fattore non trascurabile che interessa il tumore alla prostata è la familiarità: il rischio di ammalarsi, secondo l’Airc, “è pari al doppio per chi ha un parente consanguineo (padre, fratello eccetera) con la malattia rispetto a chi non ha nessun caso in famiglia”.
E’ quello che aspettavo da molto tempo e spero di poter accedere a questa cura. Ormai l’abiraterone che uso regolarmente ogni giorno, non da più nessun risultato. Mi auguro che il mio oncologo possa indicarmi questa soluzione alla quale mi sottoporrò molto volentieri