L’oggetto interstellare 3I ATLAS sta diventando uno dei casi più strani e discussi dell’astronomia moderna. Prima la scoperta della sua perdita enorme di acqua. Poi i segnali radio che indicavano attività estremamente intensa. E ora arriva la teoria più spettacolare di tutte: potrebbe essere letteralmente esploso mentre passava vicino al Sole.
A lanciare l’ipotesi è Avi Loeb, astrofisico di Harvard e uno dei principali osservatori del comportamento di 3I ATLAS. Secondo i suoi ultimi calcoli, l’oggetto potrebbe essersi frammentato in almeno 16 pezzi, forse molti di più, durante il suo passaggio al perihelion.
E se non si è disintegrato, dice Loeb, allora bisogna iniziare a considerare che forse non è una cometa naturale.
Entriamo nel dettaglio.
Nuove immagini mostrano code enormi e un comportamento fuori scala

Le ultime fotografie arrivano dagli astronomi britannici Michael Buechner e Frank Niebling. Le immagini rivelano due elementi impressionanti:
- una anti-coda gigantesca lunga circa 620.000 miglia rivolta verso il Sole
- un’altra coda simile a un pennacchio di fumo lunga 1.860.000 miglia dall’altra parte
Code così estreme possono formarsi quando un oggetto perde grandi quantità di gas e polveri in modo rapido e violento. Ma la lunghezza e la densità di queste strutture non sono normali.
Secondo Loeb, mantenere getti così intensi per mesi richiederebbe una quantità mostruosa di materiale in sublimazione.
I numeri non tornano: l’oggetto avrebbe dovuto essere molto più grande
Loeb ha fatto i conti. Per perdere così tanta massa, 3I ATLAS avrebbe dovuto assorbire un’enorme quantità di energia solare. Il Sole, alla sua distanza minima, forniva circa 700 Joule per metro quadrato al secondo.
Per convertire quell’energia nella perdita di acqua e CO2 osservata, l’oggetto avrebbe dovuto avere una superficie di almeno 617 miglia quadrate, grande come una sfera di 14,3 miglia di diametro.
Una misura che smentisce il limite superiore stimato con Hubble, che lo indicava largo al massimo 3,1 miglia.
È un buco enorme nella logica dei modelli.
E c’è di più.
Un comportamento troppo estremo per una cometa normale

Loeb mette in fila i dati:
- 6 agosto 2025: perdita stimata di circa 330 libbre al secondo
- Perihelion, ottobre: perdita stimata di 4,4 milioni di libbre al secondo
Significa che l’attività del corpo è aumentata di più di quattro ordini di grandezza in due mesi.
Nessuna cometa conosciuta passa da una perdita moderata a una perdita devastante in un tempo così breve senza un evento catastrofico.
La conclusione logica, secondo Loeb, è che 3I ATLAS ha subito una disintegrazione violenta, aumentando enormemente la sua area superficiale e spiegando così le code colossali.
L’ipotesi dell’esplosione: cosa sarebbe successo davvero
Se Loeb ha ragione, il quadro sarebbe questo:
- 3I ATLAS si avvicina al Sole
- La temperatura cresce rapidamente
- Ghiaccio di CO2 e acqua sublima in modo esplosivo
- Le pressioni interne diventano troppo alte
- Il nucleo si spacca in almeno 16 pezzi, forse molti di più
- Ogni frammento inizia a sublimare a sua volta
- Le code diventano gigantesche, come un fuoco d’artificio cosmico
Loeb lo definisce chiaramente:
“Potremmo star assistendo ai fuochi artificiali del suo crollo.”
E se non fosse esploso? Loeb tira fuori l’idea più estrema
Qui la storia prende una piega inaspettata. Loeb non è nuovo a ipotesi audaci. Lo fece anche con ‘Oumuamua, proponendo che potesse essere una vela solare artificiale.
In questo nuovo studio, dice che se 3I ATLAS non si fosse disintegrato, allora bisogna considerare la possibilità che non sia un oggetto naturale.
Le sue argomentazioni:
- i getti sembrano troppo potenti per essere dovuti alla sublimazione naturale
- propulsori tecnologici richiederebbero molta meno massa per produrre gli stessi getti
- gli scarichi chimici dei razzi raggiungono velocità fino a 3 miglia al secondo, dieci volte superiori ai getti naturali delle comete
- un motore alieno potrebbe farlo con ancora meno materiale
In breve: se non è esploso, potrebbe essere spinto da propulsori artificiali.
Non dice che è un’astronave. Dice solo che, se i dati indicassero una struttura solida e intatta, allora la sublimazione naturale non può spiegare tutto.
Che cosa succederà ora: le prossime osservazioni saranno decisive

Per fortuna, 3I ATLAS non è ancora sparito. Avremo altre opportunità per analizzarlo da vicino.
19 dicembre 2025: passaggio più vicino alla Terra
Sarà il momento migliore per osservare eventuali frammenti o cambiamenti drastici.
Marzo 2026: passaggio vicino a Giove
La sonda Juno cercherà emissioni radio tra 50 hertz e 40 megahertz, una gamma che potrebbe rivelare moltissimo sulla composizione e sull’attività dell’oggetto.
Se 3I ATLAS è in pezzi, Juno potrebbe rilevare una firma chiara della disintegrazione.
Se è intatto, le implicazioni diventano molto più interessanti.
Il mistero continua
Questa storia sta diventando una delle più affascinanti del decennio. Un oggetto interstellare:
- perde massa a livelli mai visti
- produce code enormi
- supera ogni modello noto
- potrebbe essere esploso
- oppure potrebbe non essere una cometa come le altre
Ogni nuovo dato aggiunge un livello di mistero.
Il passaggio di dicembre sarà il momento critico.
Scopriremo se stiamo osservando i resti incandescenti di un’esplosione cosmica o un oggetto ancora integro che non dovrebbe esserlo.
Seguici su Instagram