Nell’olfatto non si sa fino a che punto la percezione sensoriale, in particolare la percezione dell’odore più gradevole, sia fondata su principi universali, dettati dalla cultura o semplicemente una questione di gusto personale, pertanto per affrontare questo problema, degi scienziati hanno chiesto a degli individui di 9 diverse culture non occidentali, dal cacciatore-raccoglitore all’abitazione urbana, di classificare gli odoranti monomolecolari da quello che aveva l’odore più gradevole a quello meno piacevole.
“Le culture di tutto il mondo classificano i diversi odori in modo simile, indipendentemente dalla loro provenienza, ma le preferenze relative agli odori hanno una componente personale, anche se non culturale”
ha affermato Artin Arshamian, ricercatore presso il Dipartimento di Neuroscienze Cliniche Karolinska Institutet, e autore di un nuovo studio pubblicato su Current Biology.
Lo studio ha arruolato nasi da tutto il mondo con l’aiuto di un team internazionale che ha svolto le proprie indagini sia in condizioni sperimentali che sul campo; i soggetti facenti parte dell’esperimento e di conseguenza i proprietari di quei nasi, provenivano da una vasta gamma di background, inclusi alcuni gruppi indigeni che avevano pochissima esposizione a odori e alimenti al di fuori della propria cultura.
“Volevamo esaminare se le persone in tutto il mondo hanno la stessa percezione dell’olfatto e gli stessi tipi di odore, o se si tratta di qualcosa che viene appreso culturalmente”
ha spiegato Arshamian, che poi ha in seguito aggiunto:
“Tradizionalmente è stato visto come culturale, ma possiamo dimostrare che la cultura ha ben poco a che fare con esso“.
Come si è arrivati a determianare l’odore più gradevole
In totale, per capire come funzionasse l’assegnazione dell’odore più gradevole, 235 persone sono state messe alla prova per classificare una gamma di odori, compresi quelli al di fuori della loro “esperienza olfattiva” vissuta, un termine usato da Arshamian per descrivere la cacofonia di odori che circondano i nostri stili di vita individuali.
La classifica degli odori basata sulla gradevolezza ha incoronato un vincitore per l’appeal universale: la vaniglia. Questo non vuol dire che la vaniglia fosse l’odore più gradevole per ogni partecipante, ma era quello più universalmente classificato come piuttosto gradevole.
All’altra estremità della scala, qualcosa chiamato acido isovalerico è stato classificato come l’odore universalmente meno favorito, questo lo si trova in alimenti come il latte di soia e il formaggio, ma fa anche parte del “profumo” del sudore dei piedi.
I risultati sembrano mostrare che a livello globale esiste un grado di accettazione universale su quali odori siano buoni e quali cattivi, ma esistono differenze individuali all’interno di ciascun gruppo di “esperienza olfattiva”, i ricercatori ritengono infatti che questi disaccordi tra i gruppi abbiano probabilmente in parte a che fare con la struttura molecolare (~ 41%) ma siano più fortemente influenzati (~54%) dall’apprendimento o dal nostro corredo genetico.
“Ora sappiamo che esiste una percezione universale dell’odore che è guidata dalla struttura molecolare e questo spiega perché ci piace o non ci piace un certo odore. Il prossimo passo è studiare perché è così collegando questa conoscenza a ciò che accade nel cervello quando sentiamo un odore particolare.”
ha concluso Arshamian.
Un giorno vittorioso per il profilo dell’odore molecolare della vaniglia, quindi, ma c’è ancora del lavoro da fare per stabilire cosa stanno effettivamente facendo questi odori “piacevoli” al nostro cervello.
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La vaniglia è troppo dolce, può diventare nauseante.