Con cambiamenti climatici estremi, pandemie globali e disastri naturali in aumento, la colonizzazione dello spazio sta passando da un’idea fantascientifica a una necessità scientifica. Ma trasferirci su Marte o sulla Luna pone una domanda cruciale: possiamo riprodurci nello spazio?
Un gruppo di scienziati giapponesi guidato dal professor Teruhiko Wakayama dell’Università di Yamanashi sta cercando di rispondere a questa domanda con un esperimento straordinario: sperma di topo congelato e conservato sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS).
Sperimentazione spaziale: il progetto dello sperma di topo
Nel 2025, dopo sei anni di permanenza nello spazio, lo sperma di topo conservato sulla ISS tornerà sulla Terra per essere studiato. L’obiettivo è capire se la microgravità e le radiazioni cosmiche abbiano compromesso il materiale genetico e, in caso contrario, se possa essere usato per generare prole sana.
Wakayama e il suo team hanno già dimostrato che lo sperma di topo congelato può rimanere vitale per oltre 200 anni nello spazio, grazie a tecniche di liofilizzazione. Ora vogliono scoprire se è possibile conservare campioni a temperatura ambiente usando dispositivi che proteggono dalle radiazioni.
Se la conservazione del materiale genetico nello spazio si dimostrasse sicura ed efficace, potremmo creare archivi genetici extraterrestri, un’ancora di salvezza per la biodiversità in caso di disastri globali.
Riproduzione nello spazio: esperimenti passati
L’idea di studiare la riproduzione nello spazio non è nuova. Negli ultimi decenni, molti animali sono stati mandati in orbita per capire come la microgravità influenzi il processo riproduttivo.
Ecco alcuni esperimenti memorabili:
- 1992: Girini nello spazio. Rane inviate sulla navetta Endeavour hanno ovulato e fecondato le uova in orbita, ma i girini nati avevano comportamenti di nuoto irregolari.
- 2007: Scarafaggi cosmici. Uno scarafaggio russo di nome Nadezhda (“Speranza”) diede alla luce 33 piccoli concepiti nello spazio, nati con esoscheletri più scuri del normale.
- Medaka fish: Questi piccoli pesci giapponesi sono riusciti a completare l’intero ciclo riproduttivo in assenza di gravità.
Sfide della riproduzione umana nello spazio
Ma passare dai topi agli umani non è così semplice. Virginia Wotring, professoressa alla International Space University, avverte che la microgravità e le radiazioni cosmiche possono causare danni genetici, portando a:
- Mutazioni nel DNA
- Problemi di sviluppo fetale
- Complicazioni durante la gravidanza e il parto
Sviluppo embrionale:
Senza gravità, un embrione umano potrebbe non svilupparsi correttamente, poiché le cellule potrebbero non organizzarsi nel modo giusto. La formazione del sistema nervoso e delle estremità potrebbe risultare compromessa.
Verso il futuro: la prossima frontiera della scienza
Wakayama è determinato a proseguire la sua ricerca. Sta sviluppando un dispositivo di fecondazione in vitro (IVF) che permetta agli astronauti di fecondare ovuli di topo direttamente nello spazio. Se tutto andrà secondo i piani, il dispositivo sarà pronto entro due anni per un lancio sulla ISS.
Progetti futuri:
Se l’esperimento avrà successo, potrebbe essere replicato con altre specie, dai cani per compagnia agli animali da allevamento, fondamentali per una colonia autosufficiente su Marte o sulla Luna.
Fantascienza o realtà?
Wakayama ammette che la sua ricerca sembra uscita da un film di fantascienza, ma sottolinea che capire se l’uomo può riprodursi e svilupparsi nello spazio è cruciale per il futuro dell’umanità.
“Se confermiamo che la riproduzione è possibile, sarà un’enorme rassicurazione,” dice. “Se invece non funziona, dovremo capire come risolvere il problema.”
E tu, pensi che un giorno vedremo davvero bambini nati nello spazio?