Lo studio sperimentale per combattere la leucemia, portato avanti dalla Fondazione Tettamanti, l’Università di Milano Bicocca e l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, promuove l’utilizzo delle cellule Carcik in un gruppo di pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta.
Cellule Carcick: incoraggiante lo studio sperimentale
Le cellule Carcik sono linfociti T derivati da sangue periferico di un donatore sano. Nelle sperimentazione le cellule si sono espanse in modo robusto e hanno mostrato di persistere nell’organismo fino a 10 mesi.
I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati su The Journal of Clinical Investigation e hanno evidenziato che quasi l’86% dei pazienti trattati, sia bambini che adulti, ha risposto al trattamento con una scomparsa completa della leucemia.
I soggetti coinvolti in questo studio sono 13, se si prende in considerazione che la remissione del tumore al giorno 28 dall’infusione, la risposta in tutti i pazienti è stata del 61.5%, ma nei 7 pazienti che hanno ricevuto le dosi più alte di cellule, 6 su 7 (quindi l’85,7%) hanno ottenuto risposta di remissione con una scomparsa completa della leucemia.
Ad oggi, lo studio sperimentale ha dimostrato un profilo di alta sicurezza di queste cellule tali da valutare ricerche future con dosi multiple per rafforzare la remissione ematologica. Inoltre sono in corso studi per estendere l’applicazione ad altre patologie, come la leucemia mieloide acuta. Lo studio in corso, è uno studio sperimentale di fase 1/2 in cui si prevede il trattamento di pochi soggetti per dimostrare la sicurezza del trattamento e avere indicazioni sull’attività, successivamente saranno attivate ricerche con un numero di pazienti più significativo.
Questa possibilità introdurrebbe alla terapia con cellule carcick i pazienti con leucemia linfobalstica acuta con età superiore ai 25 anni ma anche nei bambini o adolescenti. I primi autori di questo studio sperimentale sono Chiara Magnani, ricercatrice della Fondazione Tettamanti e Giuseppe Gaipa. L’intero studio è stato coordinato da Andrea Biondi, direttore della Clinica pediatrica dell’Università di Milano Bicocca e da Alessandro Rambaldi, direttore del Dipartimento di ematologia e oncologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.