Accendere la console o il PC, avviare un gioco, entrare in una partita: in tre semplici passi è possibile passare da qualsiasi attività quotidiana a un mondo interamente digitale, fatto di pixel e nel quale interagire con persone da tutto il mondo. Il gaming online, su qualsiasi dispositivo sia giocato, è una delle più importanti realtà dell’intero settore videoludico, e comprende tanto i gameplay svolti online quanto diverse attività di contorno, dai modelli di supporto al cloud gaming: insomma, il videogioco è sempre più online. Proprio per questo diventa fondamentale conoscere le tecnologie protagoniste del gaming online: dietro l’apparente semplicità, infatti, si trovano accorgimenti spesso particolarmente interessanti.
Prendiamo per esempio il matchmaking, termine inglese che indica l’attività della ricerca di una partita. I gamer più esperti ricorderanno come si trattasse di un’operazione totalmente manuale: ogni videogioco online aveva un suo browser dei server, che forniva una lista dei server attivi ai quali ci si poteva collegare, fornendo informazioni circa la latenza, la modalità, il numero di giocatori connessi e così via. Avviare una partita, insomma, era un’azione svolta dal videogiocatore, che doveva scegliere uno dei server tra quelli proposti dalla lista. Al giorno d’oggi invece il matchmaking è totalmente gestito in autonomia dal videogioco: sarà questo ad avviare una ricerca, inserendo il videogiocatore in un server che spesso non è nemmeno identificabile se non per l’indirizzo IP. In questo caso, il matchmaking viene effettuato dal gioco sulla base di diversi criteri: per esempio geografici, privilegiando il server più vicino al videogiocatore, di latenza, ponendo giocatori con valori simili nello stesso server, e persino di abilità, dove le statistiche del videogiocatore sono considerate per metterlo insieme ad altri giocatori con statistiche – quindi abilità, per quanto sia una grossa semplificazione – simili alle sue.
Molto importanti sono poi gli algoritmi RNG, acronimo che indica i generatori di numeri casuali. La questione, in questo caso, è concettuale: come riproporre le componenti casuali, protagoniste in innumerevoli giochi, in un videogioco rigidamente programmato da un codice? La risposta è nei Random Number Generators: programmi in grado di generare a ogni interazione un numero casuale e imprevedibile, sulla base del quale impostare un evento fortuito. Tali accorgimenti si trovano in innumerevoli situazioni online: un esempio tipico è quello dei giochi da casinò. Prendiamo in considerazione la roulette, immancabile protagonista nell’offerta degli operatori online: se il gioco fosse gestito da uno script basterebbe leggere il codice per sapere perfettamente quale successione di numeri sarebbe prevista, eludendo l’essenza stessa del gameplay; un RNG, invece, garantisce sempre la giusta casualità. Pensiamo anche a tutti quei videogiochi multiplayer dove ci sono azioni con determinate probabilità di successo: tipicamente giochi di ruolo, in genere più una mossa è potente più è probabile che fallisca. Quanto probabile? Dipende dal numero generato casualmente dall’apposito codice. L’importanza della casualità nel moderno videogaming emerge anche in componenti slegate dal gameplay: basti pensare alle loot boxes, oggetti comprati che solo una volta aperti, esattamente come un pacchetto di figurine, riveleranno il loro contenuto generato casualmente.
Pensiamo anche allo streaming: enorme protagonista del videogioco grazie alle live, ai gameplay e a innumerevoli format di creators digitali, lo streaming è direttamente presente nel gaming online in due vesti importantissime. La prima è quella del cloud gaming: servizi come GeForce Now, Xbox Cloud Gaming o il capostipite, e ormai defunto, Google Stadia, permettono – o permettevano – di giocare ai titoli più recenti senza una console o un PC, rendendo sufficiente un dispositivo connesso a una rete a banda larga. In altre parole, gaming in streaming: il videogioco è installato ed eseguito su un server remoto, sul quale arrivano i controlli del videogiocatore e dal quale provengono le immagini di gioco, trasmesse in streaming sul dispositivo finale. Una tecnologia che, sebbene ancora non dominante, manifesta le potenzialità per essere grande protagonista nel futuro del videogaming. La seconda protagonista dello streaming nel gaming online è la chat vocale: non solo esistono programmi espressamente dedicati, da Discord a Mumble, ma numerosi videogiochi online integrano la possibilità di parlare direttamente con gli altri giocatori. Si tratta di un’applicazione della tecnologia VoIP, acronimo per Voice Over Internet Protocol: banalmente, la propria voce viene trasmessa in streaming sul server di gioco, udibile secondo diversi criteri dagli altri videogiocatori. Alcuni titoli possono prevedere una chat di squadra, udibile da tutti i componenti, altri una chat di prossimità, udibile da chiunque entro una certa distanza; il risultato, comune a entrambi i casi, sarà quello di poter comunicare parlando semplicemente al microfono.