Ti immergeresti in acque gelide a 10 metri di profondità, senza bombole e trattenendo il respiro per oltre due minuti? Le Haenyeo, pescatrici subacquee dell’isola di Jeju, Corea del Sud, lo fanno da secoli. E oggi la scienza ha scoperto che non è solo allenamento o tradizione: queste donne hanno adattamenti genetici unici che permettono loro di sopravvivere dove molti perderebbero i sensi.
Non è fantascienza. È genetica.
Chi sono davvero le Haenyeo?
Le Haenyeo (letteralmente “donne del mare”) sono un gruppo di subacquee professioniste che raccolgono frutti di mare, alghe e molluschi in apnea. Senza bombole, senza tute protettive: solo corpo e resistenza. Alcune hanno superato i 70 anni e continuano a tuffarsi ogni giorno.
Questa pratica, tramandata di madre in figlia, è molto più di una tradizione: è un’arte di sopravvivenza. E nel 2016 l’UNESCO l’ha dichiarata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Ma ora uno studio pubblicato su Cell Reports rivela un dettaglio che cambia tutto: le Haenyeo potrebbero essere il risultato di una vera e propria evoluzione genetica umana.
Il superpotere nascosto nel genoma

Il team di ricerca ha confrontato il DNA delle Haenyeo con quello di altri gruppi coreani. Hanno trovato mutazioni specifiche legate alla regolazione dell’ossigeno e della pressione sanguigna. In particolare, geni coinvolti nella risposta all’ipossia (la carenza di ossigeno) e nella vasocostrizione periferica, che aiuta a proteggere gli organi vitali durante le immersioni.
In parole semplici? Il loro corpo è programmato per gestire meglio l’apnea prolungata, la pressione idrostatica e lo stress da freddo. Come fossero un’evoluzione terrestre delle foche o dei delfini.
Alcune di queste mutazioni ricordano quelle già osservate in altri “popoli estremi”, come gli Sherpa tibetani o i Bajau dell’Indonesia (i cosiddetti “nomadi del mare”), noti anch’essi per le loro incredibili capacità polmonari.
Perché la scienza è interessata
Capire come le Haenyeo riescono a sopportare condizioni così estreme non è solo una curiosità da National Geographic. Può avere implicazioni concrete in medicina.
Lo studio suggerisce che questi adattamenti genetici potrebbero ispirare nuove terapie per:
- Ictus e ischemie cerebrali
- Infarti
- Traumi da ipotermia
- Interventi chirurgici complessi in ambienti con bassa ossigenazione
In pratica, se riusciamo a replicare questi meccanismi, potremmo proteggere cervello e cuore in situazioni cliniche critiche. E chissà, forse un giorno sviluppare farmaci ispirati a queste “sirene reali”.
Una cultura che rischia di sparire

Oggi la comunità delle Haenyeo conta poche migliaia di donne, in gran parte anziane. Le nuove generazioni non sono interessate a continuare: la fatica è enorme, il guadagno incerto e il mare sempre più povero.
Ma se scompaiono loro, perdiamo non solo una tradizione millenaria, ma anche una chiave per capire meglio il nostro corpo e la nostra evoluzione. E con essa, un’occasione scientifica irripetibile.
Sirene tra mito e biologia
Le Haenyeo non incantano i marinai, ma sfidano ogni logica medica. In un mondo dove si parla tanto di potenziamento umano, chip sottocutanei e farmaci miracolosi, loro dimostrano che l’adattamento più potente è quello che si costruisce con secoli di vita in simbiosi con la natura.
E ora che la scienza le ha prese sul serio, potremmo scoprire che queste donne non sono solo l’ultimo baluardo di una tradizione, ma anche l’inizio di una nuova medicina umana.
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