Lavorare nella cybersecurity: è possibile? Assolutamente sì, ma purtroppo le posizioni vacanti risultano essere quasi sempre molto poco allettanti, così tanto da non essere mai coperte con futuri candidati. Un problema presente da anni e che non riesce a vedere una soluzione concreta presa dalle varie aziende. Infatti, i posti vacanti aumentano giornalmente sempre di più e i dati sono allarmanti, specialmente in sfavore di un mondo sempre più tecnologico e con esigenze sempre più diverse.
Negli Stati Uniti, per esempio, nel 2022 si calcolavano ben 700mila posizioni completamente vuote e rispetto al 2013 questa è un’informazione da far rizzare i capelli. Basti pensare che e posizioni vacanti sono aumentate del ben 350%! E in Italia la situazione non è delle migliori, in quanto le posizioni da coprire sarebbero almeno 100mila. Ovviamente parliamo di un fabbisogno riguardante personale esperto nel settore e professionisti nella cybersecurity. Tali posizioni, infatti, richiedono dei certificati e delle competenze ben specifiche che non tutti possono avere o anche solo intraprendere come percorso scolastico.
Lavorare nella cybersecurity: stipendi alti per competenze alte
Tornando negli Stati Uniti, spesso veniva richiesta la certificazione CISSP (Certified Information Systems Security Professional) e, all’interno del paese, sono presenti solo 90.000 persone in possesso di tale certificato a fronte di un’altissima richiesta. Parliamo di un dato che rasenta i 106mila posti vacanti a causa di tale certificazione mancante. Secondo uno studio portato a termine da CyberSeek, se tu stesso andassi a creare un’offerta di lavoro potresti ricevere ben 17mila curriculum che rispecchiano la richiesta e, almeno per la maggior parte, risulterebbe già occupata in un’azienda o nel proprio.
“Non preoccupatevi se non avete tutte le certificazioni, i titoli di studio o le capacità che ritenete storicamente necessarie per il cyber. Vista la situazione attuale del mercato, c’è bisogno di una maggiore diversità di pensiero e, onestamente, di un maggior numero di competenze e background diversi per risolvere i problemi” ha dichiarato Deborah Golden, U.S. cyber and strategic risk leader di Deloitte.
Questa dichiarazione deriva dal fatto che per molte aziende, un curriculum che non presenta – per esempio – tale certificazione equivale ad essere un curriculum non competente e viene automaticamente scartato. Ebbene, in realtà non è così e spesso un curriculum privo di una singola richiesta può risultare essere al di sopra delle richieste. Inoltre, un certificato non esclude la capacità di pensiero e di elaborazione del candidato.
Problem solving? Veloce, rapido, indolore
Un candidato ideale a ricoprire il ruolo nella cybersecurity di un’azienda, per esempio, è un candidato la cui capacità di elaborazione dei dati è di altissimo livello. Infatti, lavorare nella cybersecurity equivale a saper trovare scappatoie, a trovare informazioni utili a capire un’eventuale tentativo di hackeraggio o semplicemente capire quali dati raccolti siano veri o falsi. Più il candidato riesce a trovare soluzioni ai problemi in maniera laterale, meglio può ricoprire il ruolo vacante.
E, a proposito di dislivello fra curriculum compatibili o meno, c’è un altro grave problema che affligge il settore tecnologico e scientifico. Parliamo proprio della differenza di generi all’interno della cybersecurity (almeno in questo caso, abbiamo già affrontato l’argomento in ulteriori articoli approfonditi). Dal 2013 le donne all’interno del settore sono aumentate, arrivando a essere ben il 25% della forza lavoro, ma ciò non è abbastanza. Spesso, le aziende, preferiscono assumere una persona di genere maschile piuttosto che femminile, per esempio.
E questo riduce la possibilità di poter coprire i posti vacanti all’interno della propria azienda. Purtroppo una soluzione vera e propria da parte del lavoratore non c’è, anche se viene consigliato di virare verso posti di lavoro vacanti equivalenti ma in altre aziende o agenzie che permettono ai talenti di poter sbocciare. A causa di ciò, molti giovani vengono lasciati a casa in quanto considerati poco esperti e, ancora una volta, viene ridotta la possibilità di poter lavorare nella cybersecurity.