La Sindone di Torino, il famoso lenzuolo di lino con l’immagine di un uomo, non sarebbe il risultato dell’impronta di un corpo umano. Una recente simulazione in 3D, suggerisce che l’immagine sia stata creata utilizzando una scultura a bassorilievo. Questa scoperta va a confermare l’ipotesi di un artefatto medievale, già supportata da uno studio del 1989 che datava il tessuto tra il 1260 e il 1390 d.C.

Un falso d’arte: la Sindone di Torino e la scultura a bassorilievo
A condurre l’analisi è stato Cicero Moraes, un esperto brasiliano noto per le sue ricostruzioni 3D di personaggi storici. L’ultima sua pubblicazione, risalente a giugno 2024, aveva già catturato l’attenzione per aver ricostruito il volto dell’Homo sapiens più antico, vissuto 315.000 anni fa.
Cicero Moraes, l’esperto dietro la simulazione 3D, ha fornito una spiegazione dettagliata del suo ragionamento. Secondo le sue analisi, l’immagine sulla Sindone di Torino non presenta le deformazioni e le discontinuità che ci si aspetterebbe da un tessuto avvolto su un corpo tridimensionale. La sua indagine, al contrario, suggerisce che l’impronta sia il risultato di un tessuto steso su una superficie piatta e rigida, ovvero una matrice a bassorilievo.

Moraes ha specificato che questa matrice non doveva necessariamente essere un calco tridimensionale di una persona, ma una scultura piatta, probabilmente di legno, pietra o persino metallo, che raffigurava le fattezze di un uomo. Per trasferire l’immagine, la superficie di questa scultura sarebbe stata trattata in modo specifico: o pigmentata (dipinta) o riscaldata (come con un ferro rovente) solo nelle aree in rilievo, quelle che sarebbero entrate in contatto diretto con il lino.
Quando il tessuto veniva steso e premuto sulla scultura, l’impronta si sarebbe formata in modo uniforme, creando le sfumature e i dettagli che vediamo oggi, molto simili a quelli che si otterrebbero con un’incisione su una placca di stampa. Questo metodo non solo spiegherebbe la coerenza dell’immagine, ma confermerebbe anche la sua natura di artefatto, supportando la datazione medievale del tessuto.
Un confronto digitale: la verità svelata dalla simulazione 3D
Per dimostrare la sua teoria, l’esperto brasiliano Cicero Moraes non si è limitato a un’ipotesi, ma ha condotto una rigorosa simulazione in 3D. Il suo metodo ha messo a confronto due scenari distinti e ha utilizzato un lenzuolo virtuale come elemento chiave del test.

Nel primo scenario, Moraes ha avvolto il lenzuolo digitale sulla ricostruzione di un corpo umano in 3D, simulando l’atto di drappeggiare il tessuto su un cadavere. L’obiettivo era capire come la stoffa si sarebbe adattata alle curve complesse di un corpo, dal volto ai piedi. I risultati sono stati molto chiari: l’immagine prodotta da questo scenario era notevolmente distorta.
Le parti del corpo in rilievo, come naso, ginocchia e spalle, avrebbero dovuto lasciare un’impronta molto più scura e definita, mentre le aree più incavate sarebbero state quasi assenti. Questa simulazione ha mostrato che l’impronta non si sarebbe formata in modo uniforme, producendo un’immagine molto differente da quella che si osserva sulla Sindone.

Nel secondo scenario, invece, il lenzuolo virtuale è stato steso e premuto contro una scultura in bassorilievo. Questo modello tridimensionale, ma relativamente piatto, ha permesso di simulare l’effetto di una superficie rigida e non di un corpo avvolto. I risultati sono stati sorprendenti e hanno fornito la prova definitiva a sostegno della teoria di Moraes.
L’immagine generata dal contatto con il bassorilievo corrisponde quasi perfettamente alle fotografie della Sindone, riproducendo con fedeltà le sfumature, le proporzioni e la nitidezza dell’impronta. Questa forte corrispondenza ha portato Moraes a concludere che l’immagine non può essere il risultato di un corpo avvolto, ma piuttosto di un artefatto medievale creato appositamente con una matrice in rilievo.
Un’ipotesi di lunga data
Anche l’esperto italiano Andrea Nicolotti, professore di Storia del Cristianesimo all’Università di Torino, concorda con le conclusioni di Moraes. Nicolotti approva pienamente sia il metodo di simulazione digitale che la conclusione che l’immagine sulla Sindone sia più coerente con una scultura a bassorilievo piuttosto che con un corpo umano.

Nicolotti ha espresso una riserva importante: pur riconoscendo il valore della ricerca, ha sottolineato come la conclusione non sia in realtà una novità assoluta. A suo dire, la comunità scientifica e quella accademica sanno da tempo che l’immagine della Sindone non poteva essersi formata tramite il semplice contatto con un corpo umano tridimensionale. L’analisi 3D di Moraes, quindi, non ha svelato un concetto rivoluzionario, ma ha avuto il grande merito di fornire una prova visiva e digitale estremamente fedele, confermando in modo inequivocabile un’ipotesi che circolava già da secoli. In questo senso, lo studio rappresenta una conferma moderna e tecnologicamente avanzata di una teoria di lunga data.
Secondo Nicolotti, la ricerca di Moraes non presenta un’assoluta novità. Egli sostiene che la comunità accademica è a conoscenza da secoli che le caratteristiche dell’immagine sulla Sindone sono incompatibili con l’idea di un’impronta lasciata da un corpo tridimensionale: “Cicero Moraes ha ragione, ma la sua ricerca non è particolarmente rivoluzionaria”, afferma Nicolotti, spiegando che “da almeno quattro secoli sappiamo che l’immagine corporea sulla Sindone di Torino certamente non avrebbe potuto essere creata attraverso il contatto con un corpo tridimensionale”. L’analisi in 3D di Moraes, pur non svelando un concetto mai ipotizzato, ha avuto il merito di fornire una conferma visiva e digitale a un’idea che era già stata avanzata da tempo.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Archaeometry.