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Lettura: La fascia di asteroidi tra Marte e Giove si sta impoverendo: cosa ci rivela sul futuro degli impatti sulla Terra
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La fascia di asteroidi tra Marte e Giove si sta impoverendo: cosa ci rivela sul futuro degli impatti sulla Terra

Nuovo studio svela che la fascia di asteroidi perde massa da miliardi di anni, influenzando il rischio di impatti sulla Terra.

Massimo 1 ora fa Commenta! 8
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La fascia di asteroidi, quella gigantesca regione popolata da rocce e detriti che orbita tra Marte e Giove, si sta lentamente svuotando. È un processo impercettibile su scala umana, ma tutt’altro che irrilevante sul piano cosmico. Secondo un nuovo studio pubblicato su arXiv dal gruppo dell’astronomo Julio Fernández dell’Università della Repubblica in Uruguay, la perdita di massa della fascia sta procedendo a un ritmo sorprendente: circa lo 0,0088% della materia coinvolta nelle collisioni. Pochissimo, diresti. Ma se moltiplichi questo valore per miliardi di anni, ottieni una quantità di materiale spaziale tale da ridisegnare la storia del Sistema solare.

Contenuti di questo articolo
Un flusso di materia che non si ferma maiDalla fascia alla nostra atmosferaUn tempo era molto più densaCerere e Vesta, gli ultimi sopravvissutiPerché l’impoverimento della fascia ci riguardaUno sguardo al futuro del nostro passato cosmico

Comprendere come e quanto la fascia si stia impoverendo non è solo una questione di curiosità scientifica. Serve a calcolare quanto materiale potenzialmente pericoloso potrebbe incrociare, oggi o domani, l’orbita terrestre. In pratica, ci aiuta a capire quanto è realistico il rischio di futuri impatti.

Un flusso di materia che non si ferma mai

Due asteroidi - missione dart

L’analisi di Fernández e del suo team parte da un principio semplice: ogni volta che due asteroidi si scontrano, una parte della loro massa si disperde nello spazio. Gli studiosi hanno stimato che circa il 20% del materiale generato da queste collisioni riesce a sfuggire alla fascia, diventando una popolazione di asteroidi e meteoroidi che, in alcuni casi, si spinge fino a intersecare l’orbita della Terra. Il restante 80% si riduce invece in polvere meteoritica, finendo per formare quel sottile velo di micro-particelle che attraversa il Sistema solare interno.

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La quantità può sembrare minuscola, ma rappresenta un flusso costante di materia che non si è mai interrotto nei suoi oltre 4 miliardi di anni di storia. Ogni collisione, per quanto minuscola, contribuisce a rendere la fascia un ambiente dinamico, quasi vivo, in cui la distruzione di alcuni corpi alimenta la nascita di altri più piccoli.

Dalla fascia alla nostra atmosfera

Un frammento di roccia può restare intrappolato per milioni di anni tra Marte e Giove, ma basta una deviazione minima un urto, l’effetto gravitazionale di Giove o un passaggio ravvicinato perché inizi un viaggio verso l’interno del Sistema solare. Alcuni di questi frammenti finiscono per entrare nella nostra atmosfera, incendiandosi e trasformandosi in meteore: quelle stesse scie luminose che vediamo d’estate durante le Perseidi.

Lo studio di Fernández mostra come questa migrazione di materiale non sia un evento raro o accidentale, ma una conseguenza diretta dell’evoluzione della fascia. In altre parole, ciò che accade laggiù influenza ciò che succede quaggiù. Per questo motivo, gli astronomi che monitorano gli oggetti vicini alla Terra (NEO) usano modelli basati proprio sulla distribuzione e sull’attività collisionale della fascia principale.

Un tempo era molto più densa

Tornando indietro di 3,5 miliardi di anni, la fascia di asteroidi era tutt’altra cosa. Secondo i modelli dello studio, la sua massa complessiva era circa il 50% superiore a quella attuale, e le collisioni erano molto più frequenti. Un’epoca turbolenta che coincide con il cosiddetto Grande Bombardamento Tardivo, quando la Luna e i pianeti interni venivano costantemente colpiti da una pioggia di detriti spaziali.

La progressiva riduzione della massa nella fascia riflette proprio il calo di quella fase caotica. Man mano che il sistema solare si stabilizzava, le orbite diventavano più regolari e la quantità di impatti diminuiva. Oggi, osservando la fascia, possiamo leggere una cronaca geologica dello spazio, un archivio naturale che racconta come l’attività collisionale sia cambiata nel tempo e come la Terra sia passata da un mondo devastato dagli impatti a un pianeta relativamente tranquillo.

Cerere e Vesta, gli ultimi sopravvissuti

Tra i protagonisti della fascia spiccano Cerere e Vesta, due veri veterani del Sistema solare. Lo studio li esclude dal conteggio dell’impoverimento, e il motivo è interessante: sono corpi stabili, sopravvissuti abbastanza a lungo da non partecipare più al ciclo di distruzione e ricomposizione che coinvolge gli asteroidi più piccoli.

Cerere, in particolare, è così grande da essere classificato come pianeta nano, mentre Vesta conserva ancora i segni di giganteschi crateri d’impatto che ne hanno modellato la superficie. Entrambi sono stati esplorati dalla missione Dawn della NASA, che ha fornito dati fondamentali per comprendere la loro composizione e il loro ruolo nell’evoluzione della fascia.

Studiare questi due “fossili spaziali” aiuta a capire come fosse la regione in epoche remote, quando la densità e l’attività collisionale erano molto più intense.

Perché l’impoverimento della fascia ci riguarda

Potrebbe sembrare un dettaglio lontano e innocuo, ma sapere quanto e come la fascia di asteroidi perde massa serve anche a noi. Le simulazioni indicano che ogni minuscola variazione nella distribuzione del materiale può alterare le orbite di migliaia di corpi minori, e alcuni di questi finiscono per avvicinarsi pericolosamente alla Terra.

Gli astronomi monitorano costantemente questo equilibrio, cercando di prevedere quali oggetti possano cambiare traiettoria in futuro. Capire la dinamica dell’impoverimento della fascia significa, in pratica, capire la fonte stessa dei potenziali impattatori che osserviamo con telescopi e radar.

E c’è di più: i dati raccolti permettono di affinare i modelli che spiegano l’origine dell’acqua e dei materiali organici sulla Terra, perché una parte di questi elementi fondamentali potrebbe essere arrivata proprio da frammenti provenienti da quella fascia in continua erosione.

Uno sguardo al futuro del nostro passato cosmico

Ogni granello di polvere che lascia la fascia di asteroidi è una traccia del tempo. Studiare quel flusso costante di materia significa riscrivere la cronologia del Sistema solare, ma anche anticipare le sue prossime mosse.

La ricerca di Fernández aggiunge un tassello importante: mostra che la fascia non è un relitto statico, ma un sistema dinamico in continua trasformazione, la cui storia è intrecciata con quella della Terra. Nei prossimi anni, missioni spaziali come Lucy e Psyche offriranno nuovi dati per capire se la perdita di massa continua a un ritmo costante o se varia in base alla posizione e alla composizione degli asteroidi.

Sapere da dove arrivano i frammenti che attraversano il nostro cielo non serve solo a misurare il rischio di impatti, ma anche a ricordarci che, in fondo, siamo figli di quelle stesse collisioni cosmiche.

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