Durante un’udienza del caso Free Speech Coalition et al. v. Paxton, il giudice della Corte Suprema Samuel Alito ha sorpreso tutti con una domanda alquanto insolita: perché Pornhub non offre contenuti letterari come i saggi di Gore Vidal o William F. Buckley Jr., simili a quelli delle vecchie edizioni di Playboy?
Questa curiosità è emersa mentre si discuteva una legge del Texas, l’HB 1181, che obbliga i siti pornografici a verificare l’età degli utenti, aprendo un dibattito tra libertà di espressione e regolamentazione.
HB 1181: una legge che va oltre la pornografia
Al centro della discussione c’è molto più che un semplice regolamento per i siti porno. La legge texana potrebbe avere un impatto devastante sulle comunità LGBTQ+ e su chiunque produca contenuti che non si conformano ai valori conservatori.
Bollare come “pornografici” contenuti educativi o legati alla sessualità queer rischia di creare un clima di censura pericoloso.
Il problema della libertà di espressione
Le parole di Alito hanno scatenato un’ondata di ironia, ma sollevano una questione cruciale: il diritto di accedere a contenuti liberi e non censurati. La legge del Texas, se applicata, potrebbe diventare un modello per altri stati, limitando gravemente la libertà di espressione.
Libertà o nostalgia?
Mentre Alito sembra nostalgico per i tempi delle riviste come Playboy, la realtà è che piattaforme come Pornhub stanno già sperimentando contenuti educativi e di benessere. Tuttavia, le sue osservazioni evidenziano come i conservatori vedano il porno digitale come più volgare e meno meritevole di protezione rispetto a quello del passato.
Il futuro della libertà digitale
La vera domanda è: quanto potere dovrebbe avere lo Stato nel decidere cosa possiamo leggere, vedere o ascoltare? Questo caso potrebbe segnare un punto di svolta per i diritti digitali e per la tutela del Primo Emendamento negli Stati Uniti.
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