C’è un nuovo protagonista nella scena tech-pop californiana, ed è… un robot con il cowboy hat, le sneakers da hypebeast e un vocabolario degno di TikTok. Si chiama Jake the Rizzbot, è alto circa 1 metro e 20, cammina su due gambe, spara complimenti con slang da Gen Z e ora, sorpresa, è uscito pubblicamente come gay.
Sì, sul serio. E no, non è uno sketch di Adult Swim.
Da Austin a West Hollywood: l’evoluzione del Rizzbot
Il nostro Jake ha fatto il suo debutto a fine giugno ad Austin, Texas. All’epoca era già un fenomeno virale: vestito da cowboy, catena d’argento, sneakers stilose e una parlantina piena di rizz (per chi vive fuori dai social: capacità carismatica e seduttiva).
Ora il bot ha fatto il grande passo. Trasferito a West Hollywood, cuore pulsante della comunità LGBTQ+ losangelina, è stato avvistato per le strade con un look totalmente rainbow e una nuova “identità” pubblica. In parole povere? Jake si è dichiarato queer. E pare lo stia vivendo con orgoglio, passeggiando su Santa Monica Boulevard tra sguardi perplessi, sorrisi divertiti e video che spuntano ovunque sui social.
L’AI che rizza e trolla
Dietro la sua parlantina sfacciata c’è un modello linguistico di intelligenza artificiale. Jake funziona grazie a un LLM (tipo quelli usati dai chatbot), ma è controllato in remoto da operatori umani, secondo quanto dichiarato da Unitree Robotics, l’azienda cinese che ha prodotto il robot base.
Il pacchetto completo costa 21.500 dollari. Vuoi anche tu un robot bipede che flirtava ad Austin e adesso fa outing a WeHo? Basta avere il budget.
Sì, Jake è cringe. Ed è proprio questo il punto
In uno dei video più commentati, Jake prima prende in giro una ragazza per la sua collana (“una scusa sottile per un’affermazione di stile”), poi invita un’altra a cena, accompagnando il tutto con il sax di Careless Whisper. È goffo, teatrale, ai limiti del cringe… ed è perfetto così.
Il suo umorismo spiazzante e le uscite fuori luogo sono parte dell’esperienza. Jake non è qui per essere “realistico”. È un avatar satirico che porta sul marciapiede reale i codici di internet, della Gen Z e della cultura queer contemporanea.
La destra americana? In tilt
Ovviamente, l’uscita di Jake non è passata inosservata a certi ambienti. Alcuni utenti su X hanno subito gridato al robot woke sponsorizzato dalla Cina.
Frasi come “Rizzbot gay è un attacco al suolo americano” o “che c’è dopo, un robot trans?” abbondano.
Risposte che ci dicono più su chi le scrive che su Jake.
Anzi, l’effetto collaterale migliore di questa trovata è proprio questo. Basta un robot queer, alto poco più di un bambino, per mandare in tilt una parte del web che vive con l’allarme woke sempre attivo.
Che ci dice tutto questo sul presente?
Jake the Rizzbot è un esperimento perfettamente nel suo tempo. Parla di identità, di cultura social, di AI, di trolling e provocazione. Ma lo fa con ironia, consapevolezza e una spudorata voglia di giocare con i simboli. È più Black Mirror o più meme vivente? Forse entrambe le cose.
E in fondo, se nel 2025 puoi avere un robot che flirta, cammina, cambia identità ed è più stiloso di noi… forse il futuro è arrivato. Solo che è un po’ più queer e colorato del previsto.
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