Nel sud della Francia, a Cadarache, sta nascendo ITER, la più grande macchina sperimentale mai costruita per ricreare l’energia del Sole sulla Terra.
L’obiettivo è ambizioso: trasformare la fusione nucleare il processo che alimenta le stelle in una fonte di energia pulita, sicura e inesauribile.
Lanciato nel 1985 da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov, il progetto coinvolge oggi 35 Paesi e oltre 3.500 ricercatori. L’acronimo ITER significa International Thermonuclear Experimental Reactor, ma in latino vuol dire anche “cammino”: un nome scelto per rappresentare la strada verso una nuova era energetica.
Come funziona il reattore ITER

ITER è un gigantesco reattore tokamak, una camera toroidale dove verrà confinato un plasma di deuterio e trizio a temperature superiori a 150 milioni di gradi, dieci volte più calde del cuore del Sole.
All’interno, 18 magneti superconduttori creeranno un campo magnetico capace di mantenere il plasma sospeso, evitando che tocchi le pareti del reattore.
Un acceleratore di fasci neutri, in parte sviluppato nei laboratori italiani di Padova, fornirà l’energia necessaria per avviare e sostenere la fusione.
Quando i nuclei di deuterio e trizio si fondono, rilasciano enormi quantità di energia sotto forma di neutroni e calore. L’obiettivo è raggiungere un fattore di guadagno energetico Q=10, cioè produrre dieci volte l’energia immessa: il punto in cui la fusione diventa davvero utile.
Una collaborazione senza precedenti
ITER è un simbolo di cooperazione scientifica globale.
All’iniziativa partecipano Unione Europea, Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone, India e Corea del Sud, in un impegno economico stimato oltre 14 miliardi di dollari.
L’Unione Europea copre la quota maggiore, con 6,6 miliardi di euro, mentre l’Italia contribuisce per circa il 12% attraverso l’ENEA e le aziende che producono componenti avanzati, come i magneti superconduttori.
Ogni parte del reattore è costruita in un Paese diverso e assemblata a Cadarache come un gigantesco puzzle tecnologico. È il più grande esperimento ingegneristico mai intrapreso per l’energia pulita.

Quando inizierà a funzionare
Il primo accensione del plasma è prevista per il 2025, segnando l’inizio della fase di test.
Gli scienziati analizzeranno per cinque anni la stabilità del plasma e l’efficienza del confinamento magnetico.
Se i risultati saranno positivi, nel 2030 comincerà la fase sperimentale completa e, nei decenni successivi, si passerà al dimostratore DEMO, la prima centrale a fusione capace di immettere elettricità nella rete.
L’obiettivo finale è raggiungere la produzione su larga scala entro il 2050, aprendo la strada a centrali commerciali alimentate da fusione nucleare.
Energia del futuro: pulita, sicura e inesauribile

La fusione nucleare non genera scorie radioattive di lunga durata e non comporta rischi di meltdown, come i reattori a fissione.
Il combustibile è praticamente illimitato: il deuterio è estraibile dall’acqua di mare, mentre il trizio può essere prodotto all’interno del reattore.
L’unico ostacolo rimasto è la stabilità del plasma, che deve restare confinato abbastanza a lungo da produrre più energia di quella richiesta per mantenerlo. ITER è il primo impianto al mondo progettato per dimostrarlo su scala reale.
Una scommessa globale per il clima
Se ITER avrà successo, la fusione potrà diventare una delle soluzioni più concrete contro il cambiamento climatico.
Un solo chilo di combustibile a fusione produce tanta energia quanto decine di migliaia di barili di petrolio, senza emissioni nocive.
Secondo il fisico Aldo Pizzuto dell’ENEA, “ITER è la prova che la collaborazione internazionale può affrontare le sfide più grandi della scienza e dell’ambiente”.
Il percorso è lungo, ma la direzione è chiara: il futuro dell’energia passa dal cuore delle stelle.
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