La ricerca scientifica ha compiuto un passo significativo nella comprensione dell’invecchiamento cerebrale, un processo complesso e multifattoriale che incide profondamente sulla salute e sulla qualità della vita. Un recente studio, condotto analizzando i dati di risonanza magnetica della UK Biobank, ha permesso di identificare sette geni che svolgono un ruolo cruciale nella modulazione dell’età biologica del cervello. Questa scoperta, oltre a svelare i meccanismi molecolari alla base dell’invecchiamento cerebrale, apre la strada a nuove strategie terapeutiche per rallentare il processo e prevenire le malattie neurodegenerative.

L’enigma dell’invecchiamento cerebrale: identificati geni chiave e la speranza di un’era di interventi farmacologici mirati
L’invecchiamento del cervello è un fenomeno che si manifesta con una serie di cambiamenti strutturali e funzionali, tra cui la perdita di volume cerebrale, la riduzione della connettività neuronale e l’accumulo di proteine anomale. Questi cambiamenti, che possono variare significativamente da individuo a individuo, contribuiscono all’aumento del rischio di sviluppare patologie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson, nonché al declino delle funzioni cognitive come la memoria e l’attenzione.
Il Brain Age Gap (BAG), un parametro che misura la differenza tra l’età cerebrale biologica stimata e l’età cronologica di un individuo, si è rivelato un biomarcatore affidabile per valutare la salute del cervello. Un BAG elevato, indicativo di un invecchiamento cerebrale accelerato, è stato associato a un maggiore rischio di sviluppare disturbi cerebrali e a un declino delle funzioni cognitive.
In questo studio, i ricercatori hanno adottato un approccio innovativo, basato sull’utilizzo di modelli di apprendimento profondo per analizzare i dati di risonanza magnetica, le informazioni genetiche e i dati clinici di circa 39.000 partecipanti alla UK Biobank. Questa analisi su vasta scala ha permesso di identificare sette geni (MAPT, TNFSF12, GZMB, SIRPB1, GNLY, NMB e C1RL) che contribuiscono significativamente all’ampliamento del BAG.

Questi geni sono coinvolti in una varietà di processi biologici, tra cui la neuroinfiammazione, la morte cellulare programmata (apoptosi) e la regolazione del sistema immunitario. La loro identificazione fornisce nuove informazioni sui meccanismi molecolari che regolano l’invecchiamento cerebrale e apre la strada a nuove strategie terapeutiche.
Ad esempio, il gene MAPT codifica per la proteina tau, coinvolta nella stabilizzazione dei microtubuli, strutture essenziali per il trasporto intracellulare nei neuroni. L’accumulo di forme anomale di tau è una caratteristica distintiva della malattia di Alzheimer. Il gene TNFSF12 codifica per una citochina coinvolta nella regolazione della risposta immunitaria e dell’infiammazione. L’infiammazione cronica è un fattore di rischio per diverse malattie neurodegenerative. Il gene GZMB codifica per un enzima coinvolto nella morte cellulare programmata (apoptosi). L’eccessiva apoptosi neuronale può contribuire all’invecchiamento cerebrale e alla neurodegenerazione.
Oltre all’identificazione dei geni, i ricercatori hanno individuato 13 farmaci esistenti che possono agire su tali geni. Questi farmaci, già approvati per altre indicazioni, potrebbero essere riposizionati per rallentare l’invecchiamento cerebrale e prevenire le malattie neurodegenerative. Tuttavia, ulteriori studi sono necessari per valutare l’efficacia e la sicurezza di questi farmaci nel rallentare l’invecchiamento.

Questo studio rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione dell’invecchiamento cerebrale e offre nuove speranze per la prevenzione e il trattamento delle malattie neurodegenerative. La ricerca futura si concentrerà sulla validazione di questi risultati in studi clinici e sullo sviluppo di nuove terapie anti-invecchiamento.
Il modello 3D-ViT: un nuovo approccio per la stima dell’età cerebrale biologica
L’invecchiamento cerebrale, un processo complesso e multifattoriale, è stato a lungo oggetto di studio per la comunità scientifica. Un recente studio, che ha utilizzato il modello 3D-ViT per analizzare le scansioni MRI del cervello, ha permesso di identificare le regioni cerebrali chiave coinvolte nell’invecchiamento e di individuare potenziali farmaci per rallentare questo processo.
Il modello 3D-ViT (3D Vision Transformer) è un’innovativa tecnica di intelligenza artificiale che permette di analizzare le immagini tridimensionali del cervello, come quelle ottenute tramite risonanza magnetica (MRI), con una precisione senza precedenti. In questo studio, i ricercatori hanno utilizzato il modello 3D-ViT per stimare l’età cerebrale biologica dei partecipanti, ovvero l’età effettiva del cervello, che può differire dall’età cronologica.
Per comprendere quali regioni cerebrali sono più influenti nella stima dell’età cerebrale, i ricercatori hanno utilizzato l’analisi della mappa di salienza. Questa tecnica permette di evidenziare le aree del cervello che il modello 3D-ViT considera più importanti per la sua previsione.

I risultati hanno evidenziato due regioni cerebrali chiave: il nucleo lentiforme e l’arto posteriore della capsula interna. Il nucleo lentiforme, situato nella parte centrale del cervello, è coinvolto in funzioni cognitive come l’attenzione e la memoria di lavoro. L’arto posteriore della capsula interna, invece, collega diverse parti del cervello alla corteccia cerebrale, lo strato esterno del cervello responsabile del pensiero, della memoria e dell’apprendimento.
Combinando le informazioni sulle regioni cerebrali chiave, i target genetici coinvolti nell’invecchiamento cerebrale e i dati di sperimentazioni cliniche esistenti, i ricercatori hanno identificato 13 farmaci e integratori che potrebbero essere riutilizzati per rallentare l’invecchiamento cerebrale. Tra questi, figurano l’idrocortisone, il testosterone, il diclofenac e la metformina.
Questi farmaci e integratori agiscono su diversi meccanismi biologici, come l’infiammazione, lo stress ossidativo e la regolazione ormonale, che sono coinvolti nell’invecchiamento cerebrale. Tuttavia, ulteriori studi sono necessari per confermare l’efficacia e la sicurezza di questi farmaci nel rallentare l’invecchiamento cerebrale.

Questo studio rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione dell’invecchiamento cerebrale e nell’identificazione di potenziali terapie anti-invecchiamento. L’utilizzo del modello 3D-ViT e dell’analisi della mappa di salienza ha permesso di identificare le regioni cerebrali chiave coinvolte nell’invecchiamento e di individuare farmaci esistenti che potrebbero essere riutilizzati per rallentare questo processo.
Il potenziale della base genetica per lo sviluppo di nuovi farmaci
L’identificazione di una base genetica per l’invecchiamento cerebrale rappresenta una svolta significativa, aprendo la strada allo sviluppo di interventi farmacologici mirati. Tuttavia, è fondamentale riconoscere i limiti dello studio attuale e la necessità di ulteriori ricerche per validare e ampliare i risultati ottenuti.
La scoperta dei geni coinvolti nell’invecchiamento offre la possibilità di sviluppare farmaci che agiscono su specifici meccanismi molecolari per rallentare il processo di invecchiamento. Questi farmaci potrebbero agire su diversi livelli, come la neuroinfiammazione, la morte cellulare programmata (apoptosi) e la regolazione del sistema immunitario.
Ad esempio, farmaci che inibiscono l’attività del gene MAPT potrebbero ridurre l’accumulo di proteina tau anomala, un fattore chiave nella patogenesi della malattia di Alzheimer. Farmaci che modulano l’attività del gene TNFSF12 potrebbero ridurre l’infiammazione cronica, un fattore di rischio per diverse malattie neurodegenerative.

È importante sottolineare che i risultati di questo studio sono stati ottenuti da una popolazione specifica, ovvero i partecipanti alla UK Biobank, che risiedono nel Regno Unito. La diversità genetica e ambientale delle popolazioni umane può influenzare significativamente i risultati degli studi genetici.
Pertanto, è necessario condurre ulteriori ricerche su popolazioni diverse per confermare la validità di queste scoperte e per valutare la loro applicabilità a livello globale. Studi su popolazioni di diverse etnie, provenienze geografiche e stili di vita sono essenziali per comprendere appieno la complessità dell’invecchiamento cerebrale e per sviluppare terapie personalizzate.
Oltre alla diversità della popolazione, è importante considerare altri fattori che possono influenzare l’invecchiamento cerebrale, come lo stile di vita, l’ambiente e le comorbidità. Studi futuri dovrebbero includere una valutazione completa di questi fattori per ottenere una comprensione più approfondita dell’invecchiamento cerebrale.

Inoltre, è necessario condurre studi clinici per valutare l’efficacia e la sicurezza dei farmaci identificati in questo studio. Il riposizionamento farmacologico, ovvero l’utilizzo di farmaci già approvati per nuove indicazioni, rappresenta una strategia promettente per accelerare lo sviluppo di terapie anti-invecchiamento. Tuttavia, è essenziale garantire che questi farmaci siano sicuri ed efficaci per il trattamento dell’invecchiamento.
Lo studio è stato pubblicato su Science Advances.