Dormire otto ore a notte ma sentirsi distrutti al mattino? Non sei solo. E, secondo la scienza, non stai neanche dormendo “bene”. Un nuovo studio pubblicato su Health Data Science lancia un messaggio chiaro: la regolarità del sonno conta più delle ore dormite. E se ignori questo aspetto, potresti aprire la porta a più di 170 malattie, tra cui Parkinson, diabete e perfino gangrena.
Lo studio che cambia le regole del gioco
I numeri parlano da soli. I ricercatori hanno monitorato 88.461 adulti britannici per quasi sette anni, usando braccialetti da polso per misurare il sonno in modo oggettivo (addio ai questionari a cui mentiamo tutti). Risultato? Il sonno irregolare è un fattore di rischio concreto, paragonabile – per impatto – al fumo e all’obesità.
Non è questione di dormire tanto. È questione di dormire sempre alla stessa ora. Il team guidato da Shengfeng Wang (Peking University) ha scoperto che le persone che vanno a dormire dopo le 00:30 hanno un rischio 2,57 volte maggiore di sviluppare la cirrosi epatica rispetto a chi si addormenta tra le 23:00 e le 23:30. Ancora peggio per chi ha un ritmo sonno-veglia instabile: 2,61 volte più probabilità di sviluppare la gangrena. No, non è un’esagerazione.
Non solo circoli scuri sotto gli occhi: ecco cosa succede
Il team ha analizzato sei parametri fondamentali:
- Durata del sonno
- Orario in cui ci si addormenta
- Stabilità del ritmo circadiano
- Efficienza del sonno
- Numero di risvegli
- Variazione da giorno a giorno
Il risultato è una mappa di collegamenti con malattie neurologiche, metaboliche, respiratorie, circolatorie e renali. In particolare:
- Morbo di Parkinson: il 37% del rischio è legato al sonno irregolare
- Diabete di tipo 2: 36%
- Insufficienza renale acuta: 21%
Non si tratta di semplici correlazioni statistiche. Le analisi biologiche parlano di attivazione cronica dei marker infiammatori, come la proteina C-reattiva e i globuli bianchi, in risposta a un sonno disordinato. Il corpo interpreta questa instabilità come uno stress continuo.
Il mito delle “nove ore” sfatato una volta per tutte

Uno dei risultati più clamorosi? Chi dorme tanto non dorme necessariamente bene.
Sai quelli che dicono “io dormo dodici ore a notte”? In realtà, il 21,67% di questi “dormiglioni” dormiva meno di sei ore effettive, passandone il resto del tempo semplicemente a rigirarsi nel letto. Ma poiché gli studi precedenti si basavano su auto-dichiarazioni (e non su dati oggettivi), si è erroneamente diffusa l’idea che dormire troppo faccia male. Questo studio smentisce tutto: è la qualità e la regolarità a fare la differenza, non la quantità percepita.
Conferme anche dagli USA
I ricercatori hanno incrociato i dati con il database NHANES americano, ottenendo gli stessi risultati. Anche in popolazioni diverse, la qualità irregolare del sonno si associa a malattie croniche, in particolare:
- BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva)
- Diabete di tipo 2
Secondo Qing Chen, co-autore dello studio (Army Medical University), il vero errore è stato pensare che bastasse “dormire tanto”. In realtà, il nostro corpo funziona come un orologio. Rompere quel ritmo significa creare infiammazioni silenziose che possono degenerare in patologie gravi nel tempo.
Cosa cambierà nella medicina del sonno?
Tutto. Questo studio segna un punto di svolta: dormire otto ore, da solo, non basta più come indicatore di salute. Servono nuovi parametri, e serve un cambio di mentalità. La medicina del sonno del futuro guarderà a:
- Stabilità dell’orario di addormentamento
- Ritmo circadiano regolare
- Riduzione delle variazioni settimanali
E la cosa più semplice da fare – fin da subito – è questa: vai a letto ogni giorno alla stessa ora. Stop. Niente melatonina, niente app, niente miracoli notturni. Solo coerenza.
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