Quando pensi a un buco nero, l’immagine è chiara: un mostro cosmico che divora tutto, luce compresa. Ma i fisici teorici, giocando con le stesse equazioni che descrivono questi giganti, hanno trovato un “gemello” opposto e quasi fantascientifico: il buco bianco. Un oggetto che non inghiotte, ma sputa fuori materia ed energia.
Dal buco nero al buco bianco: questione di simmetria
La storia parte da Einstein e dalle equazioni della relatività generale. Quelle stesse formule che hanno permesso di descrivere i buchi neri contengono una soluzione speculare: se esiste una regione dello spazio-tempo che non lascia uscire nulla, allora deve poterne esistere una che non lascia entrare niente, ma da cui tutto viene espulso.
Il buco bianco, in pratica, nasce come gemello matematico del buco nero. Non è stato osservato, ma rimane una conseguenza teorica difficile da ignorare.
Perché interessa agli scienziati
A prima vista sembra roba da film di fantascienza. Eppure i buchi bianchi vengono studiati con serietà per vari motivi. Alcuni fisici li considerano l’altra faccia dei buchi neri, ipotizzando che la materia inghiottita da un buco nero possa riemergere altrove attraverso un buco bianco, magari collegato da un ponte di Einstein-Rosen, quello che chiamiamo wormhole.
Altri suggeriscono che un buco bianco possa spiegare fenomeni astrofisici ancora misteriosi, come i lampi di raggi gamma o i fast radio burst. Non ci sono prove, ma la matematica tiene aperta la porta.
Un concetto che sfida il tempo

Un aspetto affascinante è la relazione con il tempo. Un buco nero rappresenta un punto in cui tutto converge verso il futuro, mentre un buco bianco, teoricamente, respinge tutto verso il passato. È come se le due entità fossero specchi cosmici: uno intrappola, l’altro respinge.
Questa simmetria ha portato qualcuno a ipotizzare che l’universo stesso, al momento del Big Bang, abbia avuto caratteristiche simili a un gigantesco buco bianco: un’esplosione di energia da cui tutto è uscito, senza possibilità di ritorno.
Ma esistono davvero?
La grande domanda resta questa. Ad oggi non ci sono osservazioni dirette che confermino l’esistenza di buchi bianchi. Sono modelli matematici, esperimenti mentali e soluzioni delle equazioni. Ma vale lo stesso discorso che per i buchi neri prima degli anni Sessanta: erano solo un concetto astratto, fino a quando la tecnologia non ci ha permesso di “vederli”.
Fantascienza o futuro della fisica?
Per ora il buco bianco vive in quella zona di confine dove la fisica teorica flirta con la filosofia e la fantascienza. È un’idea che costringe gli scienziati a testare i limiti delle loro teorie e che ci ricorda quanto l’universo sia più strano di quanto crediamo.
Forse resterà per sempre un concetto matematico, o forse un giorno i telescopi del futuro riusciranno a identificare la sua impronta nello spazio.
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