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Lettura: Il dollaro non è più eterno: cosa succede se il mondo perde fiducia nella valuta americana?
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NotiziaCuriosità e rumor

Il dollaro non è più eterno: cosa succede se il mondo perde fiducia nella valuta americana?

Cosa succede se il mondo smette di fidarsi del dollaro? La fine dell’egemonia USA è già iniziata, secondo l’economista Kenneth Rogoff.

Massimo 24 ore fa Commenta! 6
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Per decenni abbiamo dato per scontato che il dollaro fosse immutabile. Ma se iniziasse davvero a scricchiolare? L’analisi (scomoda) di Kenneth Rogoff ci ricorda che anche l’egemonia monetaria ha una scadenza. E i segnali sono già sotto gli occhi di tutti.

Contenuti di questo articolo
Il “privilegio esorbitante” è a fine corsaPerché il dollaro sta perdendo terrenoI 4 segnali che qualcosa sta cambiando (sul serio)1. Corsa all’oro (di nuovo)2. Architetture alternative3. BRICS e frammentazione valutaria4. Fiducia nelle istituzioni in caloE se il dollaro perdesse davvero la corona?Il mondo post-dollaro non sarà un disastroCome cambierà il sistema monetario globale?Non è una tragedia: è evoluzione

Il “privilegio esorbitante” è a fine corsa

Per settant’anni gli Stati Uniti hanno goduto di un vantaggio unico: prendere in prestito denaro dal resto del mondo a condizioni super favorevoli. Un lusso che altri Paesi nemmeno si sognano. Kenneth Rogoff, ex capo economista del FMI e professore ad Harvard, lo chiama exorbitant privilege.

Ma qualcosa si è rotto. E sta succedendo in silenzio, senza titoloni da fine del mondo. La quota di dollari nelle riserve valutarie globali è scesa dal 70% (quindici anni fa) al 47% attuale. Un crollo che il Fondo Monetario Internazionale monitora con attenzione. E la Cina? Ha liquidato oltre 100 miliardi di dollari in titoli di Stato USA in un solo anno.

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Perché il dollaro sta perdendo terreno

Il vero problema è strutturale: gli Stati Uniti importano più di quanto esportano. E per colmare il disavanzo, vendono debito. Ma un’economia che vive vendendo IOU (I owe you) non può durare in eterno. Adam Smith lo diceva secoli fa: una moneta forte nasce da un’economia produttiva, non da una stampante attiva h24.

E ora che la fiducia vacilla, la macchina scricchiola. Nessuno lo urla ancora, ma il messaggio è chiaro: la fiducia non è eterna, nemmeno per il dollaro.

I 4 segnali che qualcosa sta cambiando (sul serio)

Non serve essere complottisti per leggere i segnali. Basta osservare dove si muove il denaro, quello vero. Ecco i 4 indizi chiave.

1. Corsa all’oro (di nuovo)

La Cina ha aumentato le sue riserve auree per otto mesi di fila. Solo a giugno 2023 ha aggiunto 21 tonnellate. Totale? 2.113 tonnellate. E non è sola. Uzbekistan, Polonia e Repubblica Ceca fanno lo stesso. Perché? L’oro non mente, non si stampa, e non ha sede a Washington.

2. Architetture alternative

Nel 2025, la Cina ha potenziato il suo sistema di pagamenti transfrontalieri (CIPS), aggirando lo Swift. Tradotto: quasi il 40% del commercio mondiale può regolarsi fuori dal circuito occidentale. Senza passare dal dollaro. Un cambiamento silenzioso, ma enorme.

3. BRICS e frammentazione valutaria

13 Paesi hanno chiesto ufficialmente di entrare nei BRICS. Altri 22 hanno mostrato interesse. L’obiettivo? Usare le proprie valute, evitare il dollaro e smettere di dover convertire tutto in verde prima di commerciare. Non è anti-americanismo, è pragmatismo.

4. Fiducia nelle istituzioni in calo

Barry Eichengreen, esperto di storia monetaria, lo dice chiaramente: la solidità di una valuta dipende dalla credibilità delle istituzioni che la gestiscono. E negli USA, tra pressioni politiche sulla Fed, tensioni commerciali e caos interno, la fiducia sta evaporando.

E se il dollaro perdesse davvero la corona?

Dollaro

Rogoff non parla di apocalissi, ma di transizione. I possibili scenari? Tre, e nessuno è indolore:

  • Default: impensabile, ma non impossibile.
  • Inflazione controllata: poco efficace, vista la durata breve del debito USA.
  • Repressione finanziaria: in corso. Tassi reali bassi, obbligazioni meno appetibili e risparmio penalizzato.

In pratica, gli USA devono trovare un modo per gestire un debito gigantesco in un mondo che non ha più voglia di pagare il conto.

Il mondo post-dollaro non sarà un disastro

Una realtà multipolare non significa caos. Significa diversificazione. Oggi l’euro rappresenta circa il 20% delle riserve internazionali. Lo yuan cinese cresce lentamente. Il franco svizzero? Ha quadruplicato la sua quota nell’ultimo trimestre.

Il dollaro resterà importante per anni, ma forse non sarà più la valuta. Solo una delle tante. E questo potrebbe rendere il sistema globale più stabile, meno soggetto a crisi a effetto domino.

Come cambierà il sistema monetario globale?

Rogoff lo dice chiaramente: le grandi transizioni monetarie sono già successe. Dal gold standard al dollaro convertibile in oro. Poi al dollaro fiat. Ogni volta sembrava la fine. Ma il mondo è andato avanti.

Quello che conta non è se il dollaro resterà l’unico protagonista. Ma come gestiremo la transizione verso un equilibrio nuovo, dove nessuno comanda da solo.

L’egemonia USA non è più scontata. Ma nemmeno il disordine lo è.

Non è una tragedia: è evoluzione

Il dollaro non sparirà domani. Ma è possibile che il suo potere assoluto appartenga già al passato. E forse è un bene.

Un sistema più distribuito, con più valute forti e meno concentrazione di rischio, è più resiliente. Meno sensibile alle crisi di singoli Paesi. Più giusto per chi è sempre stato costretto a giocare secondo le regole altrui.

E poi, come ci ricorda la storia, nulla dura per sempre. Nemmeno il dollaro. E non è detto che sia una cattiva notizia.

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