La peste nera ha decimato l’Europa nel XIV secolo, ma un nuovo studio getta luce su una verità sorprendente: il batterio responsabile, Yersinia pestis, potrebbe essere diventato meno letale ma più contagioso. Sì, hai letto bene. Un piccolo cambiamento nel suo DNA ha potenzialmente cambiato le regole del gioco.
E no, non è una buona notizia. Perché se è vero che oggi è meno mortale, è anche vero che si diffonde più facilmente. E il batterio non è affatto scomparso: è ancora in circolazione, più vicino a noi di quanto pensi.
La scoperta: meno proteina, meno morti?

Lo studio, pubblicato sulla rivista Science, ha analizzato una mutazione genetica recente che riduce la produzione di una proteina chiave chiamata Pla. Questa proteina aiuta il batterio a diffondersi nei tessuti e ad aggirare le difese del corpo umano.
Tradotto: con meno Pla, Yersinia pestis causa infezioni potenzialmente meno gravi. Ma questo “sacrificio” in virulenza sembra essere compensato da un vantaggio evolutivo: una maggiore trasmissibilità. Più facile da passare da un ospite all’altro, quindi più difficile da contenere.
È un comportamento già visto in altri patogeni: diventare meno letali per sopravvivere più a lungo e infettare più persone.
Perché ci riguarda (ancora)
Ti sembrerà un problema del passato, ma non lo è. La peste non è scomparsa. Yersinia pestis è ancora attiva in molte aree del mondo, inclusi:
- Stati Uniti (sì, proprio lì)
- Asia centrale
- Africa, in particolare Madagascar e Repubblica Democratica del Congo
Il veicolo? Le pulci trasportate da roditori infetti. Un sistema di trasmissione antico ma ancora efficace, soprattutto nelle aree rurali con scarsa igiene.
Ogni anno vengono segnalati casi umani di peste. Rari, certo, ma reali. E se il batterio sta davvero diventando più contagioso, è il caso di tenerlo d’occhio con più attenzione.
Cosa ci dice sulla peste del passato
Questa scoperta ha anche un valore storico enorme. Potrebbe aiutare a spiegare perché la pandemia del XIV secolo fu così devastante: una versione del batterio più virulenta rispetto a quella che circola oggi.
Sapere com’è cambiato nel tempo ci permette di ricostruire l’evoluzione della malattia, comprendere meglio i suoi meccanismi e – cosa più importante – anticipare le sue prossime mosse.
Una lezione che vale per tutte le epidemie

Questo studio ci ricorda che i patogeni non restano fermi. Evolvono, si adattano, cambiano strategia. E spesso lo fanno sotto il nostro naso. Per questo non basta “sconfiggere” una malattia: bisogna capire come si trasforma nel tempo.
È il principio che vale anche per l’influenza, per i coronavirus, e per altri batteri potenzialmente pericolosi. Sorvegliare, studiare e prevenire. Questa è la vera arma vincente.
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Un nuovo studio rivela che il batterio della peste è diventato meno letale ma più contagioso. Scopri cosa significa per le pandemie passate e future.
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