In tempi in cui il tema della decarbonizzazione è all’ordine del giorno, come sfida per il cambiamento futuro, è inevitabile puntare sempre di più su fonti energetiche rinnovabili. Oltre a quelle la cui tecnologia è già industrializzata (e su cui si dovrebbe puntare chiaramente di più), e in uso da diversi anni, se ne trova un’altra che potrebbe dare un contributo davvero decisivo per la decarbonizzazione.
L’idrogeno verde, variante pulita dell’idrogeno, non è reperibile direttamente in natura, e necessita di un procedimento per la sua produzione. L’obiettivo che ci si pone, a riguardo di questa forma d’energia, è appunto una perfetta e completa industrializzazione della sua produzione. Ma come si produce l’idrogeno verde?
La produzione di idrogeno verde
L’idrogeno verde deriva sempre da un processo di produzione 100% sostenibile. Si parte, per esso, da un processo di elettrolisi dell’acqua in particolari celle elettro-chimiche, che genera il prezioso idrogeno verde. A sua volta, l’idrogeno verde genera energia e vapore acqueo, il tutto senza alcuna traccia inquinante. Un’energia pulita che si pone, di per sé, come un validissimo sostituto dei combustibili fossili.
In primis, perché può essere prodotto praticamente ovunque, senza che vi siano dei paesi che, per condizioni geografiche, risultino esclusi dalla produzione. E poi anche perché il suo stoccaggio è molto agevolato, il che lo rende utilizzabile in tanti settori diversi, dalla produzione termica per uso industriale e civile alla distribuzione di gas domestico, passando per la sostituzione di carburanti nei trasporti.
Per essere considerata una fonte completamente rinnovabile però, resta un requisito da soddisfare: si dovrebbe procedere all’elettrolisi dell’acqua impiegando a propria volta, per via esclusiva, energia elettrica proveniente da altre fonti rinnovabili. Diversamente, al variare della tecnica di produzione, non potrebbe più essere definito idrogeno verde. Tanto per intenderci, nel caso in cui l’energia impiegata per l’elettrolisi detenga solamente una quota parziale proveniente da fonti rinnovabili, il prodotto finale sarebbe da considerarsi idrogeno blu. Laddove la quota predetta sia invece pari a zero, con un’elettrolisi generata in toto da elettricità proveniente da combustibili fossili, ci ritroveremmo davanti a idrogeno grigio.
L’idrogeno verde nei piani dell’UE
Anche l’UE punta sull’adozione progressiva dell’idrogeno verde, avendone compreso appieno le potenzialità. In particolare, con un uso massiccio d’idrogeno totalmente rinnovabile come fonte energetica, gli obiettivi stabiliti nell’Accordo di Parigi diventerebbero molto più facilmente realizzabili.
Il piano previsto dall’accordo è a lungo termine, e prevede, entro il 2050, il raggiungimento della cosiddetta “neutralità climatica”, una sostanziale parità fra le emissioni di CO2 da un lato e l’assorbimento dello stesso fattore dall’altro.
L’idrogeno verde e le prospettive per il suo utilizzo
La domanda, a questo punto, viene spontanea: a partire da quando si potrà contare su una risorsa così preziosa, qual è l’idrogeno verde? Le prerogative ci sono tutte, compreso l’interessamento di molti paesi, oltre che della stessa UE. Sono sempre di più gli Stati che stanno erogando finanziamenti per lo sviluppo di soluzioni tecnologiche per la produzione 100% sostenibile d’idrogeno.
Ottenere l’idrogeno verde, a ogni modo, non è così immediato, almeno sul piano dei costi. Allo stato attuale, servono appunto soluzioni che possano tagliare gli esorbitanti costi, i quali si frappongono come limite per una produzione in scala industriale dell’idrogeno verde.
Nel settore della ricerca, c’è comunque molta fiducia che si riuscirà, prossimamente, a ridurre i costi per produrlo. D’altro canto, anche la domanda di mercato dovrebbe aumentare esponenzialmente, una volta che la migliore tecnologia produttiva sarà disponibile. Domanda che contribuirà ulteriormente ad attutire l’impatto dei costi sull’offerta. Nella prospettiva considerata, il prezzo finale potrà attestarsi sullo stesso livello di quello del gas attualmente utilizzato nelle case, se non a un prezzo inferiore.
Attualmente, in ogni mercato energetico, l’idrogeno verde è senz’altro la fonte più costosa, ma l’impegno delle compagnie energetiche, oltre che di diversi paesi, procede nella direzione di espandere la disponibilità di questa risorsa. Si potrebbe citare, a titolo d’esempio, il programma di Enel che punta a superare la soglia di produzione di 2 GW entro il 2030, o l’obiettivo dei Paesi Bassi di divenire il primo produttore di idrogeno verde. Obiettivo per il quale stanzia ingenti risorse su base annua.
In definitiva, sebbene non si possa ancora parlare di un’applicazione estesa della nuova energia green, non è detto che i tempi d’adozione di massa dell’idrogeno verde siano così lontani. Vi si potrebbe giungere anche molto prima di quanto si crede.