Immagina di poter “accendere” un singolo neurone nel cervello. Illuminare un punto preciso, come se usassi una torcia laser nel buio. Ora immagina che quel neurone sia legato al Parkinson, alla SLA o a una forma di epilessia. E che tu possa modificarlo, silenziarlo, o addirittura curarlo. Fantascienza? No, è solo bioingegneria del 2025.
Un team internazionale di scienziati ha appena fatto un salto pazzesco: ha creato più di 1.000 virus ingegnerizzati in grado di colpire con precisione chirurgica specifici tipi di cellule cerebrali. Non per distruggerle, ma per studiarle, farle brillare o riprogrammarle. Sì, hai letto bene: brillare.
Come funziona questo superpotere?
La tecnica si basa su virus innocui, chiamati AAV (adeno-associated virus), usati da anni per la terapia genica. Vengono svuotati del loro DNA originale e riempiti con geni utili: ad esempio, proteine fluorescenti, strumenti per attivare o silenziare l’attività neurale, o codici terapeutici.
Ma il trucco vero è un altro: ogni virus è associato a un “enhancer”, una sequenza genetica che gli permette di attivarsi solo in certi tipi di cellule. Come se l’AAV avesse un pass per entrare in una sola porta, ignorando tutte le altre.
Risultato? I ricercatori possono finalmente raggiungere cellule super specifiche come:
- I neuroni della corteccia (pensiero, decisioni),
- Quelli dello striatum (movimento, colpito da Parkinson e Huntington),
- I motoneuroni del midollo spinale (SLA).
E possono farlo in modo mirato, reversibile, ripetibile.
Perché è una svolta (e perché dovresti farci caso)

Questa tecnologia è un game changer per due motivi:
- Diagnosi e studio: alcune cellule cerebrali sono così rare che finora era come cercare un ago in un pagliaio. Ora è possibile farle letteralmente brillare all’interno del cervello e osservarne i movimenti in tempo reale. Tipo Google Maps, ma per sinapsi.
- Terapia personalizzata: invece di bombardare intere aree cerebrali (con farmaci o chirurgia), possiamo agire sul singolo interruttore che ha smesso di funzionare. I test su animali hanno già dimostrato che stimolando solo una parte dei neuroni dello striato, si può modificare il movimento del corpo. Una spinta, e il topo gira in tondo. Preciso. Ripetibile. Potenzialmente curativo.
Non è magia, è scienza open source
Il progetto, finanziato dal programma BRAIN Initiative del NIH, ha coinvolto 29 istituzioni e 247 scienziati. E la cosa più potente? Tutti gli strumenti sono stati resi disponibili gratuitamente alla comunità scientifica. Chiunque, ovunque, può usarli per nuove scoperte o applicazioni cliniche.
Il passo verso l’uomo è già in corso: terapie AAV meno sofisticate sono già approvate per alcune patologie genetiche. Il potenziale per usarle contro malattie neurodegenerative è immenso, ma serviranno ancora tempo, test clinici e ovviamente regole etiche molto rigide.
Dove stiamo andando (e cosa ci aspetta)

Questa nuova tecnologia non cura ancora nessuno. Ma cambia completamente le regole del gioco. Non parliamo più solo di sintomi da alleviare, ma di cellule da osservare, regolare, guarire. In un futuro nemmeno troppo lontano, potremmo avere strumenti per:
- Personalizzare la terapia di ogni paziente con SLA o Parkinson;
- Evitare effetti collaterali colpendo solo le cellule malate;
- Monitorare in tempo reale come funziona (o si rompe) un circuito cerebrale.
Serve ancora tempo, sì. Ma se oggi possiamo “accendere” un neurone, domani potremmo riscrivere il linguaggio stesso del cervello.
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