Nel profondo dell’oceano, là dove non arriva la luce e l’acqua bolle per il metano che fuoriesce dal fondale, vive qualcosa che nessuno si aspettava: ragni di mare che si nutrono di gas. No, non è fantascienza. È uno studio vero, appena pubblicato su PNAS, che racconta la scoperta di tre nuove specie del genere Sericosura al largo della Costa Rica. E la loro dieta ha qualcosa di… esplosivo.
Che razza di ragni sono?
Prima di tutto, chiariamo un punto: non stiamo parlando di veri ragni. I Sericosura appartengono al gruppo dei picnogonidi, artropodi marini noti anche come “ragni di mare”. Hanno zampe sottili, corpi quasi inesistenti e si muovono lenti tra le profondità. Sono creature da film horror? Un po’. Ma sono anche tra i pochi a vivere stabilmente vicino a sorgenti di metano sottomarino.
E qui viene il bello.
Vivere dove nessun altro osa
Gli scienziati li hanno trovati attaccati a formazioni minerali che si creano attorno alle fuoriuscite di gas. Queste strutture, chiamate carbonati autigenici, sono colonizzate da batteri metanotrofi: microrganismi capaci di nutrirsi di metano puro. Una vera raffineria biologica. Ed è proprio su questi batteri che, indirettamente, i ragni di mare sembrano basare la loro sopravvivenza.
Come? Non masticano batteri, ovviamente. Ma filtrano o assorbono minuscoli organismi che crescono lì sopra, o forse sviluppano una simbiosi con i batteri stessi. Gli autori dello studio parlano di “una strategia alimentare mai documentata prima” per questi animali.

Tre nuove specie, tre nuovi misteri
Le protagoniste sono tre nuove specie:
- Sericosura mitrai
- Sericosura venticola
- E una terza ancora senza nome ufficiale (ma già candidata per il Guinness dei primati in stranezza).
Tutte e tre condividono la stessa zona: fuoriuscite di metano a 1000-2000 metri di profondità nell’area della dorsale di Costa Rica, un punto caldo per attività geologica e chimica.
Cosa le rende così speciali? Il fatto che siano tra i pochissimi artropodi conosciuti a vivere in simbiosi con ecosistemi alimentati da metano. E che lo facciano non con apparati bocca da predatore, ma adattandosi perfettamente a un ambiente dominato da batteri.
Un nuovo modo di “mangiare”
La parte più intrigante è il comportamento trofico. In parole povere: come fanno a nutrirsi? I ricercatori hanno analizzato gli isotopi di carbonio nei tessuti dei ragni, scoprendo che la loro firma chimica è molto simile a quella dei batteri metanotrofi. Non c’è dubbio: il carbonio che li tiene in vita arriva dal gas.
Questo significa che abbiamo a che fare con uno dei pochi esempi conosciuti di animali pluricellulari che vivono grazie al metano. Un po’ come certi vermi tubicoli nelle bocche idrotermali, ma qui parliamo di artropodi, parenti (lontanissimi) di ragni e granchi.
Perché ci importa?
Domanda lecita. Che ce ne facciamo di ragni che “mangiano” metano? In realtà, molto. Studiarli può aiutarci a capire come funziona la vita in condizioni estreme, come quelle che potremmo trovare su altri pianeti o lune ghiacciate. Ma anche sulla Terra, questi ecosistemi sono fondamentali per il ciclo del carbonio e per la regolazione dei gas serra.
E poi c’è la semplice meraviglia della scoperta: ogni volta che pensiamo di sapere tutto, l’oceano ci ricorda che non sappiamo niente.
I prossimi passi? Capirli davvero

Gli scienziati vogliono ora studiare il comportamento di queste specie nel dettaglio. Come interagiscono con i batteri? Hanno davvero bisogno del metano per sopravvivere, o si adattano anche ad altri ambienti? E quanti altri animali stanno facendo la stessa cosa senza che ce ne accorgiamo?
Una cosa è certa: la scoperta di Sericosura mitrai e compagne cambia il modo in cui guardiamo alle profondità marine. E ci dice che la natura trova sempre un modo, anche nei posti più impensabili.
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