Il terreno è un enorme serbatoio di carbonio, che contiene circa tre volte più carbonio dell’atmosfera terrestre, ed il segreto di questo deposito di carbonio sono i microbi, come i batteri e alcuni funghi, che trasformano la materia morta e in decomposizione in terreno ricco di carbonio.
Ma non tutti i composti di carbonio prodotti dai microbi del suolo sono uguali. Alcuni possono durare decenni o addirittura secoli nel suolo, mentre altri vengono rapidamente consumati dai microbi e convertiti in anidride carbonica che viene dispersa nell’atmosfera. Ora, uno studio mostra che i terreni ricchi di funghi coltivati in esperimenti di laboratorio rilasciano meno anidride carbonica quando vengono riscaldati rispetto ad altri terreni.
Il risultato suggerisce che i funghi sono essenziali per produrre un terreno in grado di assorbire il carbonio, il microecologo Luiz Domeignoz-Horta e colleghi riportano il 6 novembre su ISME Communications. Chi trasforma il suolo conta, dice Domeignoz-Horta.
Lo studio è cominciato quando alcuni scienziati avvertirono che il cambiamento climatico minacciava di rilasciare più carbonio dal suolo e nell’atmosfera, peggiorando ulteriormente il riscaldamento globale. I ricercatori hanno scoperto che l’aumento delle temperature può portare a un boom demografico nei microbi del suolo, che esauriscono rapidamente i composti di carbonio facilmente digeribili. Ciò costringe gli organismi a rivolgersi a depositi di carbonio più vecchi e più resistenti, convertendo il carbonio immagazzinato molto tempo fa in anidride carbonica.
Con la minaccia combinata dell’aumento delle temperature e dei danni alle comunità microbiche del suolo dovuti all’agricoltura intensiva e alla scomparsa delle foreste, alcuni modelli informatici indicano che il 40% in meno di carbonio, si attaccherà al suolo entro il 2100 rispetto a quanto previsto dalle simulazioni precedenti. Per vedere se gli scienziati possono riuscire a far immagazzinare più carbonio al suolo, i ricercatori devono capire cosa fa funzionare i microbi del terreno.
Ma non è un compito semplice. “Alcuni dicono che il suolo è la matrice più complessa del pianeta”, afferma Kirsten Hofmockel, ecologista presso il Pacific Northwest National Laboratory di Richland, nello stato di Washington, che non è stata coinvolta nella ricerca.
Funghi e carbonio: L’esperimento
Per semplificare le cose, Domeignoz-Horta, dell’Università di Zurigo, e colleghi hanno coltivato la propria terra in laboratorio. I ricercatori hanno separato funghi e batteri dal suolo della foresta e hanno coltivato cinque combinazioni di queste comunità in piastre di Petri, comprese alcune che ospitavano solo batteri o funghi. I ricercatori hanno sostenuto i microbi con una dieta a base di zucchero semplice e li hanno lasciati a sfornare il terreno per quattro mesi. Il team ha quindi riscaldato i diversi terreni per vedere quanta anidride carbonica è stata prodotta.
I batteri sono stati i principali fattori alla base della produzione del suolo, ma i terreni ricchi di funghi hanno prodotto meno anidride carbonica quando riscaldati rispetto ai terreni prodotti esclusivamente da batteri, hanno scoperto i ricercatori. Il perché però non è ancora chiaro. Una possibilità è che i funghi possano produrre enzimi, proteine che costruiscono o distruggono altre molecole, che i batteri non sono in grado di produrre da soli, dice Domeignoz-Horta.
Questi composti derivati dai funghi possono fornire ai batteri diversi elementi costitutivi con cui costruire il suolo, che potrebbe finire per creare composti di carbonio con una durata di conservazione più lunga nel terreno.
Ciò che accade nel terreno coltivato in laboratorio potrebbe non essere lo stesso nel mondo reale. Ma la nuova ricerca è un passo importante nella comprensione di come il carbonio è bloccato a lungo termine, dice Hofmockel. Questo tipo di informazioni potrebbe un giorno aiutare i ricercatori a sviluppare tecniche per garantire che più carbonio rimanga nel terreno più a lungo, il che potrebbe aiutare a mitigare la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera.
“Se possiamo ottenere carbonio nel terreno per cinque anni, questo è un passo nella giusta direzione”, afferma Hofmockel. “Ma se possiamo avere carbonio stabile nel suolo per secoli o addirittura millenni, questa sarebbe una soluzione”.