Al centro della Via Lattea — e praticamente di ogni galassia che conosciamo — c’è un colosso invisibile. Un buco nero supermassiccio. Silenzioso, affamato e con una massa che può superare miliardi di volte quella del Sole.
Sì, hai letto bene. Non parliamo di mostriciattoli nati dal collasso di una stella, ma di veri titani cosmici. E no, non è solo una teoria: è una realtà osservata, anche grazie al Telescopio Spaziale Hubble e ad altri strumenti all’avanguardia.
Che cos’è un buco nero supermassiccio?

È una regione dello spazio in cui la gravità è così estrema che nulla può sfuggire, nemmeno la luce. Ma la cosa davvero assurda è la scala: mentre i buchi neri “normali” (stellari) pesano qualche decina di masse solari, quelli supermassicci possono arrivare a miliardi di volte tanto.
Un esempio? Il buco nero al centro della nostra galassia, Sagittarius A*, pesa circa 4 milioni di masse solari. E non è neanche tra i più grandi.
Come facciamo a sapere che ci sono?
Non li vediamo direttamente (per ovvi motivi: assorbono la luce), ma possiamo vedere gli effetti che hanno su ciò che li circonda:
- Stelle che orbitano a velocità folli.
- Getti di materia lanciati nello spazio a velocità prossime a quella della luce.
- Emissioni di energia mostruose quando inghiottono gas e polveri.
È come vedere le onde e intuire che c’è uno squalo, anche se non lo vedi.
Ogni galassia ne ha uno?
Basandomi su quanto sappiamo oggi, sì, ogni galassia massiccia sembra avere un buco nero supermassiccio al centro. E più la galassia è grande, più lo è anche il suo buco nero. Coincidenza? Probabilmente no.
Gli astronomi sospettano che la formazione delle galassie e quella dei buchi neri siano strettamente collegate. Cosa sia venuto prima, però, è ancora un mistero da risolvere.
Come si formano?
Qui le certezze iniziano a sfumare. Le teorie più accreditate includono:
- La formazione precoce di buchi neri da “semi” massicci nell’universo primordiale.
- La fusione progressiva di buchi neri più piccoli.
- L’accrescimento rapido grazie a enormi quantità di gas e materia.
Il problema è che alcuni buchi neri supermassicci esistevano già meno di un miliardo di anni dopo il Big Bang, e questo rende difficile spiegare come abbiano fatto a crescere così in fretta.
Cosa fanno alle galassie?

Non stanno lì solo a guardare. Un buco nero supermassiccio può:
- Regolare la formazione stellare, “soffiando via” il gas necessario alla nascita di nuove stelle.
- Stabilizzare il nucleo galattico, mantenendo l’ordine gravitazionale.
- Influenzare la crescita complessiva della galassia, in positivo o in negativo.
In breve: non sono solo un “peso morto”, ma motori attivi nell’evoluzione dell’universo.
Cosa sappiamo (e cosa ancora no)
Sappiamo:
- Che esistono e sono ovunque.
- Che influenzano in modo importante le galassie.
- Che possiamo studiarli attraverso effetti gravitazionali e emissioni energetiche.
Non sappiamo ancora:
- Come si siano formati così presto.
- Se siano davvero presenti in tutte le galassie (quelle piccole restano difficili da analizzare).
- Se ci siano tipi diversi di buchi neri supermassicci con comportamenti differenti.
Guardando oltre l’oscurità
I buchi neri supermassicci sono una delle frontiere più affascinanti dell’astrofisica moderna. Silenziosi, invisibili, ma capaci di modellare intere galassie. E ora che strumenti come il James Webb Space Telescope iniziano a puntarli, potremmo essere vicini a capire chi ha davvero scritto le regole del gioco cosmico.
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Spoiler: niente oroscopi, solo spazio vero. Con stile.