Secondo un nuovo studio pubblicato giusto oggi sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences, la recente eruzione vulcanica di Hunga Tonga, che a gennaio ha scosso l’Oceano Pacifico, sembrerebbe non influenzare il clima terrestre, nonostante ci sia stato un enorme riversamento di CO2 nell’atmosfera a causa delle nuvole di cenere alte decine e decine di metri.
Come ben ricorderai, la potentissima eruzione dello scorso 15 gennaio ha cancellato dalla cartina geografica l’isola –fortunatamente disabitata– della polinesia Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, tuttavia in circostanze simili, in passato, si è riscontrato un raffreddamento –nel breve termine– del pianeta, cosa che però non è successa in questo caso con Hunga Tonga.
Il nuovo studio ha confermato quanto precedentemente detto, ovvero che l’effetto di raffreddamento sarebbe inferiore rispetto a stime precedenti, l’eruzione di Hunga Tonga infatti abbasserebbe la temperatura di soli 0.004 gradi Celsius (0,014 gradi Fahrenheit) nell’emisfero settentrionale e fino a 0.01 gradi Celsius (0,018 gradi F) nell’emisfero meridionale.
Il rapporto tra il raffreddamento del clima e un’eruzione vulcanica, è determinato dalla quantità di anidride solforosa generata, con il biossido di zolfo nell’atmosfera che forma particelle di aerosol, che deviano la luce solare, diminuendo così la quantità di energia che entra nel sistema terrestre.
Nel modello, i ricercatori hanno utilizzato 70 eruzioni vulcaniche selezionate nell’ultimo millennio e hanno monitorato la risposta della temperatura superficiale media globale per il periodo di un anno dopo le eruzioni.
Hanno anche ricontrollato la loro analisi con sei grandi eruzioni tropicali ben registrate (come il Monte Pinatubo del 1991) per vedere se le loro previsioni corrispondevano alla realtà e hanno scoperto che il modello funzionava in quei casi.
L’eruzione dell’Hunga Tonga paragonata con quelle del passato
Per avere un esempio pratico di come le eruzioni influiscono sulla temperatura terrestre, basta prendere l’eruzione del 1991 del Monte Pinatubo, nelle Filippine, durata quasi due anni, la quale produsse un raffreddamento di circa 0.6 gradi C (1,1 gradi F).
Nel caso del Monte Pinatubo però, la cenere che venne fuori conteneva circa 50 volte più anidride solforosa di quella prodotta da Hunga Tonga.
La nuova analisi ha esaminato in dettaglio la distribuzione spaziale degli aerosol vulcanici nell’atmosfera e gli effetti della posizione del vulcano sulle concentrazioni.
“Le emissioni di eruzioni vulcaniche dell’emisfero meridionale sono in gran parte limitate a circolare nello stesso emisfero e ai tropici“
ha affermato in una nota Tianjun Zhou, ricercatore presso l’Istituto di fisica dell’atmosfera presso l’Accademia cinese delle scienze, che poi in seguito ha aggiunto:
“Con un impatto minore sull’emisfero settentrionale. Questo a sua volta porta a un raffreddamento globale più debole rispetto a quelli dell’emisfero settentrionale e dei vulcani tropicali“.
I ricercatori hanno avvertito tuttavia che si tratta di una valutazione intermedia basata su una nuova modellazione che ha tenuto conto della latitudine alla quale sono stati rilasciati gli aerosol di solfato.
Un’ulteriore sfida alla realizzazione di questo modello sono stati i dati storici irregolari, poiché nella documentazione storica sono presenti poche eruzioni vulcaniche meridionali di entità simile.
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