C’è un mito secolare secondo cui chiunque possieda l’Hope Diamond cadrà inevitabilmente nella sfortuna, e dando una rapida occhiata ad alcuni dei suoi sfortunati proprietari, è facile capire come sia nata questa storia abbastanza fantasiosa e, allo stesso tempo, misteriosa.
L’Hope Diamond è un diamante da 45,52 carati, che misura circa 25,60 millimetri per 21,78 millimetri per 12 millimetri (1 pollice per 0,9 pollici per 0,4 pollici), e a causa di alcune tracce di boro al suo interno, il diamante brilla di un colore leggermente blu acciaio.
L’Hope Diamond è noto come uno dei diamanti più famosi (anche se rientra anche nella categoria dei più famigerati) del mondo con un valore di circa $ 250 milioni e, secondo alcune stime, questo lo renderebbe il terzo diamante più prezioso esistente.
Dal 1952, è rimasto tranquillamente nella collezione di minerali e gemme dello Smithsonian presso il Museo Nazionale di Storia Naturale, ma nel suo periodo di massimo splendore il diamante era un oggetto che veniva passato da persona a persona ed ha realizzato innumerevoli viaggi..
La storia dell’Hope Diamond è iniziata circa 1,1 miliardi di anni fa nelle viscere della Terra dove, sottoposti a calore e pressione intensi, gli atomi di carbonio formavano legami estremamente forti tra loro, cristallizzandosi nella forma di un diamante; probabilmente è stato portato alla luce nel XVII secolo nella miniera Kollur di Golconda, in India, dove nel corso dei secoli sono stati trovati numerosi diamanti importanti.
Nel 1666 cadde nelle mani del commerciante di gemme francese, Jean-Baptiste Tavernier, che ottenne la gemma in India, e divenne noto come Tavernier Blue per poi essere venduto al re Luigi XIV di Francia. Divenuto parte dei tesori di famiglia, passò per eredità da generazione a generazione e, circa un secolo dopo, entrò in possesso di Luigi XVI e di sua moglie, la regina Maria Antonietta, ultimi monarchi di Francia prima della Rivoluzione Francese.
In quest’epoca acquisì il nome di “The French Blue“.
Le origini del mistero attorno all’Hope Diamond
Erano tempi pericolosi per essere un reale addobbato di gioielli inestimabili, infatti nel tumulto della Parigi rivoluzionaria, una folla saccheggiò le loro proprietà e si appropriò dei gioielli della corona francese nel settembre 1792, e l’anno successivo, Luigi XVI e Maria Antonietta furono giustiziati –nel classico stile della Rivoluzione francese– con la ghigliottina.
La parte successiva della storia dell’Hope Diamond è oscura, sappiamo tuttavia che è stato documentato che un diamante blu della stessa dimensione e forma era in possesso del commerciante di diamanti londinese Daniel Eliason nel settembre 1812, e fu in questo periodo che venne acquistato da un ricco banchiere chiamato Thomas Hope, da cui prende il nome il diamante.
Nel 2005, i cristallografi hanno utilizzato l’analisi del computer per dimostrare in modo definitivo che il diamante Hope emerso nel 1812 a Londra era lo stesso gioiello “French Blue” che era in possesso della condannata famiglia reale francese, inoltre durante il XIX e l’inizio del XX secolo, è stato scambiato tra un elevato numero di individui facoltosi.
Uno dei più noti era Evalyn Walsh McLean, un’ereditiera mineraria americana e esponente dell’alta società, il cui marito Edward lo acquistò da Cartier Jewelers di New York per $ 180.000 nel 1911, e sebbene il diamante avesse già acquisito la reputazione di essere maledetto, la McLean continuò a sfoggiare il diamante, anche durante il suo viaggio alla Casa Bianca.
Nei decenni successivi, è sicuro affermare che eventi sfortunati hanno contaminato la vita dell’esponente dell’alta società, infatti suo figlio morì in un incidente d’auto, lei cadde in rovina finanziaria, sviluppò gravi problemi di salute mentale ed infine diventò dipendente dalla morfina, senza contare che subì un brutto divorzio con Edward, il quale in seguito morì in un istituto psichiatrico.
Naturalmente, non potremmo mai condonare l’idea che un oggetto inanimato possa sottoporre chiunque a una maledizione, tuttavia sembra che la storia sia una miscela di mezze verità storiche, resoconti sensazionali dei media e il disperato bisogno degli umani di cercare spiegazioni per una tragedia senza senso.
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