Un team internazionale di ricercatori guidato dalla paleoantropologa Karen Baab (Midwestern University, Arizona) ha realizzato una ricostruzione digitale del volto di Homo erectus partendo da un fossile scoperto in Etiopia. Il reperto, noto come DAN5, risale a circa 1,5–1,6 milioni di anni fa ed è stato rinvenuto nell’area di Gona, nella regione di Afar.

Il risultato ha sorpreso gli studiosi: il volto appare più arcaico del previsto, persino rispetto ad altri esemplari africani di Homo erectus della stessa epoca. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications e fornisce nuovi indizi su una delle prime specie umane ad aver colonizzato Africa ed Eurasia.
Un volto più primitivo del previsto
Secondo la dott.ssa Baab, la ricostruzione aggiunge un tassello inatteso al quadro evolutivo: “Sapevamo che il fossile DAN5 avesse un cervello relativamente piccolo, ma ora vediamo che anche il volto è più primitivo rispetto all’Homo erectus africano “classico” coevo“.

Una possibile spiegazione è che la popolazione di Gona abbia mantenuto caratteristiche anatomiche più antiche, ereditate da gruppi umani che avevano lasciato l’Africa circa 300.000 anni prima.
Gona: una miniera di fossili e strumenti preistorici
Il fossile proviene dal Gona Paleoanthropological Research Project, uno dei siti più importanti al mondo per lo studio dell’evoluzione umana. L’area ha restituito:
- fossili di ominini vecchi oltre 6,3 milioni di anni
- strumenti in pietra che coprono 2,6 milioni di anni di storia tecnologica umana
Il progetto è co-diretto da Sileshi Semaw (CENIEH, Spagna) e Michael Rogers (Southern Connecticut State University).
Come è stato ricostruito il cranio di DAN5
Per ottenere il modello finale, i ricercatori hanno combinato:
- una teca cranica descritta in precedenza (2020)
- diversi frammenti facciali appartenenti allo stesso individuo

Il tutto è stato digitalizzato tramite scansioni micro-CT ad alta risoluzione, trasformato in modelli 3D e riassemblato virtualmente come un complesso puzzle tridimensionale. Dove possibile, sono stati ricollocati anche i denti nella mascella superiore.
Il risultato è quello che gli studiosi definiscono il cranio umano fossile più completo del Corno d’Africa per questo periodo storico.
“È come un puzzle 3D estremamente complicato, senza sapere in anticipo quale sarà il risultato finale“, spiega Baab.
Un mix tra Homo erectus e specie più antiche
L’analisi mostra una combinazione insolita di caratteristiche:
- tratti tipici di Homo erectus nella struttura cranica
- elementi più primitivi nel volto e nei denti
Tra questi spiccano un ponte nasale piatto e molari molto grandi, caratteristiche solitamente associate a specie precedenti come Homo habilis.
Confrontando DAN5 con altri fossili africani ed eurasiatici, i ricercatori hanno scoperto che una combinazione simile era nota solo fuori dall’Africa. DAN5 rappresenta quindi il primo caso documentato di questo tipo sul continente africano, mettendo in discussione l’idea che Homo erectus si sia evoluto altrove.
“Ricordo ancora lo shock quando ho visto per la prima volta il volto ricostruito“, racconta Yousuke Kaifu dell’Università di Tokyo, coautore dello studio.
Homo erectus nasce in Africa? Il dibattito resta aperto
Nonostante la scoperta, Baab sottolinea che le prove complessive continuano a indicare un’origine africana di Homo erectus: “i fossili più antichi attribuibili a questa specie provengono dall’Africa, e DAN5 dimostra che anche le forme di transizione erano presenti qui“.

Tuttavia, poiché DAN5 è successivo alle prime migrazioni fuori dall’Africa, non si escludono scenari alternativi, inclusi possibili incroci tra specie diverse.
Strumenti Olduvaiani e Acheuleani nello stesso individuo
Un aspetto particolarmente interessante riguarda il contesto archeologico del fossile. Secondo Semaw: “È notevole che DAN5 utilizzasse sia strumenti Olduvaiani semplici sia le prime asce a mano Acheuleane“.
Si tratta di una delle prime associazioni dirette tra un fossile di ominino e due diverse tradizioni tecnologiche, segno di una fase di transizione culturale e cognitiva.
I prossimi passi: confronto con i fossili europei
Il team intende ora confrontare DAN5 con alcuni dei più antichi fossili umani europei, attribuiti a Homo erectus e Homo antecessor, risalenti a circa 1 milione di anni fa.
Secondo Sarah Freidline (University of Central Florida): “Questo confronto ci aiuterà a capire meglio la variabilità facciale e i processi evolutivi della specie“.
Non si esclude nemmeno l’ipotesi di ibridazioni tra specie, uno scenario che ricorda quanto scoperto molto più tardi tra Neandertal, Sapiens e Denisoviani.
Come conclude Rogers: “Serviranno molti altri fossili, datati tra uno e due milioni di anni fa, per arrivare a una risposta definitiva“.